Leggende bestiali: le fantasie più diffuse sugli animali selvatici. E perché sono false

Dall’istrice che spara gli aculei alle vipere lanciate dagli elicotteri. Lo zoologo smonta le più diffuse leggende metropolitane

Filippo Zibordi

Vipere (e lupi!) lanciate dagli elicotteri, pipistrelli che succhiano il sangue e inciampano nei nostri capelli, istrici che scagliano aculei a mo’ di frecce, ancora lupi (che ululano alla luna) e serpenti (che mungono il latte dalle vacche). Benvenuti nel mondo della fanta-fauna dove, invece dei dati scientifici raccolti dagli zoologi, a comandare sono le leggende metropolitane. Già perché, nonostante o forse proprio perché tramandati anche da autorevoli fonti – da Aristotele a Plinio, da Dante a Shakespeare – aneddoti e storie immaginarie sugli animali selvatici abbondano da sempre nell’italico folklore, sovente prendendo spunto da un dato reale ma finendo per allontanarsi dalla realtà. Ecco i più diffusi (e ridicoli).

Le vipere non volano. E non mungono le mucche

Vipere lanciate dagli elicotteri? Né le associazioni ambientaliste, né la Forestale, né le case farmaceutiche si sono mai sognate di lanciare serpenti da aerei ed elicotteri. Innanzitutto perché le vipere del nostro Paese (cinque specie) non sono a rischio di estinzione e quindi non c’è motivo per investire risorse per una loro reintroduzione o ripopolamento. Secondariamente perché, se un giorno dovesse divenire opportuno intervenire per la loro conservazione, di certo non si sceglierebbe di lanciarle dall’alto, con costi estremamente elevati e alte probabilità di schianto al suolo! E, per inciso, i serpenti non hanno gli enzimi giusti per digerire il latte e non sono in grado di succhiare né tanto meno “mungere” una vacca, poiché non possiedono labbra e lingua adatte.

I lupi non ululano alla luna

Motivazioni simili portano a confutare la diffusa diceria secondo cui qualcuno (il WWF? I Parchi nazionali? I verdi?) rilascerebbe lupi a destra e manca, magari lanciando pure questi dagli elicotteri come durante una invasione bellica. Ovviamente nulla di tutto ciò è vero: non esistono prove concrete, scientifiche, documentate, che un’attività del genere sia mai stata realmente attuata. Il motivo è semplice: i lupi sono animali estremamente adattabili e in grado di spostarsi autonomamente, allontanandosi di decine di chilometri dal luogo di nascita. Il loro ritorno nei territori che occupavano un tempo (l’ultima stima disponibile parla di 3.300 lupi nel territorio italiano) è dunque avvenuto in modo naturale e spontaneo.
Sempre rispetto ai lupi, anche se accantoniamo licantropi e lupi mannari, è ben radicata la credenza che questi animali ululino solo durante il plenilunio. Falso: la zoologia ha dimostrato che le fasi lunari non hanno alcun effetto sulle vocalizzazioni di questi predatori. L’ululato serve a tenere unito il branco (gli adulti ululano per esempio quando tornano dalla caccia e devono ricongiungersi ai cuccioli, oppure per dare un allarme) e lontani gli altri lupi: nulla che abbia a che vedere con la luna…

L’istrice arciere non esiste

Che dire invece dei feroci istrici, che secondo Aristotele e Shakespeare sono in grado di scagliare gli appuntiti aculei a distanza, come arcieri le frecce? Anche qui siamo davanti a una bufala. È vero che gli istrici hanno il corpo ricoperto da una miriade di peli modificati e irrobustiti, bianchi e neri, che raggiungono sul dorso la lunghezza di 35 cm. È vero che questi aculei appuntiti vengono usati come arma di difesa e anche di attacco. Ma è falso che possano essere scagliati a distanza: essendo peli modificati, possono al massimo rimanere infilzati (in una gamba, nel muso di un cane) se sottoposti a forte pressione, ad esempio se l’istrice, spaventato, tenta di allontanare il “nemico” rivolgendogli il dorso e avvicinandosi a “marcia indietro”.

Ai pipistrelli non interessano i capelli

E chiudiamo con i pipistrelli, da molti definiti topi volanti (o addirittura, letteralmente, topi glabri nel termine francese chauve-souris): a torto, dato che appartengono al gruppo dei Chirotteri, che nulla ha a che fare con quello dei Roditori. Benché esistano al mondo alcune specie ematofaghe (cioè che si nutrono di sangue), le 33 specie presenti in Italia sono tutte insettivoreCiascun esemplare caccia ogni notte una quantità di insetti pari al proprio peso: decisamente più ecologico di zampirone, citronella o altri insetticidi! Unici mammiferi capaci di volo attivo, abile e preciso, i pipistrelli percepiscono gli ostacoli grazie agli ultrasuoni, che li guidano nel volo notturno e li rendono assolutamente in grado di evitare uno scontro con un essere umano, ivi inclusi i nostri capelli, nei confronti dei quali non nutrono alcun interesse.

Lasciamo stare dunque vampiri e creature misteriose della notte che poco hanno a che fare con la biologia degli animali selvatici e molto di più con le nostre paure: affidiamoci invece ai tecnici faunistici per evitare di cadere anche noi vittime… di leggende bestiali!

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Recuperati 5mila animali selvatici in difficoltà in un anno nel territorio della Città metropolitana di Torino

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Nel 2023 i sanitari del CANC hanno curato quasi 5.000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati dai propri tecnici faunistici, da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città metropolitana di Torino. Tra le specie che più frequentemente in pericolo figurano: i colombi (645 esemplari), i rondoni (499), i ricci (494), i merli (300), i caprioli (103), le volpi (44), i rapaci (62) e i tassi (11). Nell’ambito di “Salviamoli insieme on the road”, gli interventi di recupero e salvataggio sul posto sono stati 250, mentre le segnalazioni telefoniche dei cittadini sono state 1.120.

E anche per il 2024 è stato rinnovato il progetto Salviamolinsieme per il recupero in campo della fauna selvatica, che vede l’impegno diretto del personale della Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città metropolitana insieme al Canc, il Centro animali non convenzionali all’interno della Struttura didattica speciale veterinaria dell’Università di Torino. Per l’anno in corso il finanziamento è di 37mila euro. 

Cosa fare se si trova un animale in difficoltà

Dal 2020 il servizio è attivabile 24 ore su 24 tutti i giorni, con una chiamata alla linea telefonica 349-4163385. Il Dipartimento Universitario di Scienze Veterinarie cura il servizio per conto della Città metropolitana. Il cittadino può chiamare il 349-4163385, che lo mette in contatto con un operatore specializzato. Parlando con l’operatore occorre cercare di identificare correttamente il luogo in cui è presente l’animale ferito o in difficoltà. L’operatore può nell’immediato dare consigli su come comportarsi in attesa dell’intervento dei sanitari veterinari. I tecnici che rispondono ai cittadini sono in possesso di una laurea che li abilita a soccorrere e gestire nel modo più corretto la fauna selvatica, tutelando l’incolumità propria e degli animali. L’esperienza accumulata in anni di servizio consente ai tecnici di valutare se, nei casi meno gravi, il cittadino può portare direttamente al CANC gli animali rinvenuti o se, invece, occorre un intervento diretto da parte di personale in grado di manipolare in maniera corretta animali che non sono abituati al contatto con l’uomo e possono subire danni gravi a seguito di un intervento errato.

Cosa prevede il progetto Salviamolinsieme

La convenzione conferma, per il 2024, l’attuale organizzazione di Salviamolinsieme presso il Canc a Grugliasco per le attività sanitarie e di mantenimento, cura e riabilitazione degli animali selvatici rinvenuti feriti o in stato di difficoltà sul territorio metropolitano, ed è articolato in: un servizio di primo soccorso operativo nelle ventiquattro ore tutti i giorni della settimana, in grado di garantire l’accettazione degli animali e le cure sanitarie urgenti o di primo livello; un centro sanitario attrezzato per la terapia medica e chirurgica, terapia post-intervento, prima ospedalizzazione; uno o più centri terapeutico-riabilitativi dotati di strutture atte alla degenza degli animali delle diverse specie e alla loro riabilitazione; una o più strutture che possano ospitare gli animali con invalidità croniche tali da non consentire la loro reimmissione in ambiente naturale e/o animali appartenenti alla fauna esotica recuperati o oggetto di sequestro.