Vendita di animali nei negozi: stop in molti Paesi dal 2024

Tommaso Barbiero

In Italia sono oltre 20 milioni. Vivono in simbiosi con i loro padroni e sono a tutti gli effetti dei membri aggiunti della famiglia. Cani, gatti, e altri mammiferi di piccola taglia si possono acquistare – almeno fino ad oggi – praticamente ovunque.

A partire dal 2024, però, cambiano le regole sulla vendita di animali nei negozi. Non sarà più possibile entrare e uscire da un negozio con in braccio un nuovo amico, cane o gatto che sia. Questo esclusivamente in virtù della tutela del loro benessere: se il ‘900 è stato il secolo dei diritti umani, il XXI secolo potrebbe esserlo per quelli degli animali.

Dove si acquistano cani o gatti oggi

Chi desiderasse acquistare un cane o un gatto avrebbe, oggi, l’imbarazzo della scelta. Lo si può fare in allevamento, che garantisce il rispetto della purezza della razza e gli adeguati processi di selezione, effettuati secondo criteri specifici che tengano conto, in primis, della salute dell’animale.  Un’altra opzione può essere la cessione tra privati, anche soltanto come regalo. Il passaggio di proprietà tra un soggetto e un altro avviene, in questo caso, senza nessun tipo di formalità o contratto scritto a cui sottostare.

Infine, esiste la possibilità di rivolgersi a negozi specializzati nella vendita di animali. Anche in questo caso non è richiesto alcun titolo specifico, nessuna licenza o particolare esperienza sul campo. L’unica disposizione che regola la vendita di animali tra privati o nei negozi è il decreto 529 del 1992, che vieta la commercializzazione di animali proposti come “di razza” senza certificato pedigree.

Le criticità della vendita di animali nei negozi

È una pratica non frequente come in passato, ma neanche completamente estinta. È ancora possibile, in Italia, acquistare un cucciolo direttamente dalla vetrina di un negozio. Dietro questo metodo di vendita si nascondono però numerose criticità, di carattere morale, legale, e del benessere dell’animale. Nei negozi gli animali vivono esclusivamente in cattività, e sono venduti al pari di qualsiasi altra tipologia di merce; cosa che, in quanto esseri senzienti con necessità etologiche e biologiche chiare, non sono.

Una delle criticità maggiori riguarda, poi, le lacune in materia di tutela del benessere dell’animale. Nei negozi specializzati nella loro vendita, i cuccioli affrontano una separazione precoce dalla madre e vivono in ambienti privi di stimoli e angusti, come vetrine o gabbie. Fattori, questi, che aumenteranno esponenzialmente la possibilità che i cuccioli, crescendo, possano incorrere in problemi di salute o caratteriale. Dal punto di vista legale, non è raro che una struttura di questo tipo nasconda illeciti di tipo fiscale o di tracciabilità. Ma il problema più grande rimane, in questo senso, la dubbia provenienza degli animali, che potrebbe alimentare il sistema del traffico illecito, un meccanismo purtroppo rodato e sempre attuale.

I Paesi che dicono basta alla vendita di animali nei negozi

“New York sta agendo per porre fine alla filiera delle fabbriche di cuccioli”: è così che Kathy Hochul, governatrice dello stato americano, presenta il provvedimento di legge sul tema della vendita di animali. Dal 2024 a New York non sarà più possibile acquistare cuccioli nei negozi di animali. L’obiettivo dichiarato è quello di prevenire l’acquisto e la vendita di animali provenienti da allevatori abusivi, che non si occupano di cure veterinarie, alimentazione e socializzazione adeguata.

Anche la Francia, ormai da diverso tempo, è impegnata in una vera e propria battaglia legislativa contro i maltrattamenti sugli animali. È in scia a una serie di provvedimenti su questo tema che è stata introdotta la legge secondo la quale, da gennaio 2024, nel paese sarà vietata la vendita di cani e gatti nei negozi. In più, per scongiurare al massimo gli acquisti impulsivi, sarà introdotto un “certificato di conoscenza” necessario all’acquirente per far sì che possa portare avanti l’impegno a prendersi cura dell’animale.

E in Italia?

In Italia non esiste, salvo qualche accorgimento, nessun tipo di limitazione al commercio di animali entro i confini nazionali, in particolare nei negozi e nel libero mercato tra privati. Anche nel Belpaese, però, qualcosa in quest’ottica inizia a muoversi.

In mancanza di una normativa nazionale che vieti la vendita di animali nei negozi, è a livello locale che la pratica ha iniziato ad essere regolamentata, con provvedimenti comunali e regionali. Roma e Milano stanno facendo da battistrada: nella capitale e nel capoluogo lombardo, infatti, da diverso tempo è vietata l’esposizione di animali nelle vetrine o all’esterno del punto vendita.

Un piccolo passo, certo, ma comunque indispensabile affinché anche l’Italia inizi a fare propria questa missione. Una missione tanto difficile quanto nobile: per garantire i diritti degli animali e il loro benessere, sarà necessario cambiare un paradigma culturale che, ancora oggi, identifica spesso cuccioli di cane o gatto come una merce di scambio. Gli animali però non lo sono: prendere consapevolezza di questo è il primo passo necessario per contrastare fenomeni come i traffici illeciti o l’allevamento indiscriminato.

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