Animali come spiriti guida che sanno rappresentare al meglio i diversi aspetti e caratteristiche dei segni zodiacali. Ecco le affinità segno per segno.
Animali come spirito guida dei segni zodiacali – (Ecoo.it)
Può un animale diventare la guida spirituale di una persona? Secondo alcuni astrologi sì, se si sceglie l’animale giusto rispetto al proprio segno zodiacale. Solo in questo modo è possibile riuscire a trovare una guida non umana che riesca a mostrarci la via rappresentando al meglio le nostre caratteristiche e quindi comportamenti. Una sorta di angelo custode, che può guidarci nei momenti importanti e non della nostra vita. Una scelta che non va fatta a caso, ovviamente, e soprattutto non in base ai nostri gusti, ma che deve essere ponderata e per cui vanno considerate le affinità perché il messaggio che racchiude è importante e di ispirazione.
Così come ci sono i segni predisposti per alcune attività, come la salvaguardia dell’ambiente, così ci animali guida specifici per ogni costellazione zodiacale.
Gli animali guida segno per segno
Ariete- il lupo; leale fino all’ultimo respiro, il lupo è un animale da branco che sa essere estremamente protettivo con i suoi simili, ma ha anche bisogno di vivere momenti di solitudine. Proprio come i nati sotto il segno dell’ariete che si isola quando le persone che ha intorno non sono all’altezza dei suoi valori.
Toro- il cane; il migliore amico dell’uomo è paziente, dolce, premuroso, di gran cuore e profondo come i toro che hanno un concetto di fedeltà assoluto e tendono agli amori che durano per sempre.
Gemelli- il colibrì; è l’uccello più piccolo al mondo eppure vive in movimento continuo ed è ricco di colori forti. Libero e curioso rappresenta al meglio la voglia di fare dei gemelli.
Cancro- il coniglio; parliamo in entrambi i casi di anime pure che percepiscono molto empaticamente. Affettuosi e protettivi come pochi essere, si distinguono anche per avere un certo caratterino peperino.
Leone- il puma; non hanno paura di niente e di nessuno i nati sotto il segno del leone, proprio come i puma. Forti e vigorosi sanno prendersi la scena al momento giusto, ma si prodigano anche tanto per aiutare chi amano.
Vergine- l’orso; grandi e forti all’esterno, fragili all’interno, gli orsi sanno rappresentare benissimo questo doppio essere dei vergine che si presentano con una corazza indistruttibile che però nasconde un cuore dolce che si batte per i suoi affetti ed è altruista.
Bilancia- il delfino; socievole e intelligente, ama il gioco e il lavoro di squadra i bilancia si presentano proprio come un delfino che sa prendersi i suoi spazi e la sua indipendenza al momento giusto.
Scorpione- il falco; astuto e determinato il falco che sa essere affascinante e sembrare irraggiungibile proprio come i nati scorpione che sanno essere passionali e generosi solo con la loro cerchia più ristretta di amici e parenti.
Sagittario- il cavallo; questo segno è assetato di libertà e può percorrere distanze anche infinite senza mostrare stanchezza, proprio come il cavallo che ama correre nelle praterie. Impulsivi e dinamici, entrambi detestano la routine.
Capricorno- la volpe; i nati sotto questo segno sono astuti, abili a non farsi prendere in giro da nessuno proprio come il loro animale spirito guida. Quello che si sa poco di entrambi però è che sono dei gran teneroni.
L’acquario- il cervo; eleganti e solo all’apparenza freddi e distaccati questo segno proprio come il cervo ama la condivisione e il gioco, è altruista ma sa stare bene anche da solo.
Pesci- il cigno; fascino e velata malinconia per questo animale che proprio come i nati pesci sa passare dalla rabbia alla tenerezza in pochi istanti, ma sono anche molto sensibili e romantici.
La protezione del benessere degli animali è essenziale per gli europei: lo dimostrano i risultati di un’indagine Eurobarometro pubblicati oggi. Da oltre 40 anni la Commissione è impegnata a favore del benessere degli animali, migliorando progressivamente il loro benessere e adottando alcune tra le più stringenti normative mondiali in materia. Questo sondaggio evidenzia l’importanza di questo tema per i cittadini di tutta l’UE.
Un’ampia maggioranza di europei (l’84 %) ritiene che nel proprio paese il benessere degli animali d’allevamento debba essere protetto meglio di quanto non lo sia attualmente. Molto simile (83 %) la quota degli europei favorevoli a limitare il tempo di trasporto degli animali. Quasi tre quarti degli intervistati (il 74 %) sono favorevoli a una migliore protezione del benessere degli animali da compagnia nel proprio paese.
Oltre il 90 % degli europei ritiene che le pratiche agricole e di allevamento debbano soddisfare determinati requisiti etici di base, quali: fornitura di sufficiente spazio, cibo e acqua agli animali, ambienti adatti alle loro esigenze (fango, paglia, ecc.) e garanzia di un trattamento corretto. L’indagine ha inoltre evidenziato un elevato livello di preoccupazione per il benessere degli animali nei macelli.
Tre quarti degli intervistati hanno infatti giudicato inaccettabile la pratica di uccidere i pulcini maschi appena uscito dal guscio, e una stragrande maggioranza è favorevole al divieto di amputare alcune parti del corpo degli animali (code, orecchie, becchi, ecc.), a meno che non sia strettamente necessario e avvenga sotto anestesia. Per quanto riguarda l’allevamento di animali da pelliccia, oltre la metà degli intervistati (57 %) ritiene che dovrebbe essere rigorosamente vietato nell’UE, mentre quasi un terzo (32 %) ritiene accettabile mantenerlo solo assicurando condizioni di benessere migliori.
Per quanto riguarda le importazioni di prodotti alimentari da paesi terzi, oltre otto europei su dieci (l’84 %) ritengono che l’attuale situazione in materia di benessere degli animali debba cambiare, applicando le norme dell’UE in materia di benessere degli animali alle importazioni di alimenti o etichettando i prodotti in base agli standard applicati in fase di produzione.
Nonostante le interviste siano state condotte nel marzo 2023, quando i prezzi dei prodotti alimentari erano già molto elevati a causa dell’inflazione, il 60 % degli intervistati ha dichiarato di essere disposti a pagare di più per prodotti provenienti da sistemi di allevamento rispettosi del benessere degli animali. Circa un quarto (il 26 %) degli europei sarebbe pronto a pagare fino al 5 % in più per alimenti rispettosi del benessere degli animali.
Contesto
Il sondaggio speciale Eurobarometro (533) è stato condotto tra il 2 e il 26 marzo 2023. Sono stati intervistati in totale 26 376 partecipanti dei 27 Stati membri dell’UE e di diversi gruppi sociali e demografici. La metodologia utilizzata era costituita da interviste individuali svolte presso l’abitazione delle persone o sull’uscio di casa, nella lingua nazionale, ad eccezione di Malta, Cechia, Danimarca e Finlandia, dove alcune interviste sono state condotte mediante intervista online assistita da computer.
La strategia “dal produttore al consumatore” è al centro del Green Deal europeo e ha l’obiettivo di rendere i sistemi alimentari più equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Il miglioramento delle norme dell’UE in materia di benessere degli animali è un elemento importante di tale strategia. La Commissione ha lavorato intensamente a una revisione della legislazione dell’UE in materia di benessere degli animali, in modo da tener conto delle esigenze di tutti i portatori di interessi lungo la catena di approvvigionamento. La proposta sulla protezione degli animali durante il trasporto, una delle quattro componenti della legislazione, è la più avanzata e sarà presentata nel dicembre 2023.
Nel 2021 la Commissione ha inoltre risposto positivamente all’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” (Basta animali in gabbia). L’iniziativa invitava a vietare l’uso di gabbie per l’allevamento di una serie di specie di animali nei sistemi di allevamento intensivo.
“Da oltre 40 anni l’Europa si è fatta orgogliosamente promotrice di alcuni tra i più elevati standard al mondo in materia di benessere degli animali e questi sforzi rimangono per noi prioritari. Migliorare il benessere degli animali significa migliorare la salute degli animali e la qualità dei nostri prodotti alimentari. Per questo motivo stiamo lavorando per migliorare le norme dell’UE in materia di benessere degli animali, in linea con i più recenti dati scientifici e in modo compatibile con il funzionamento del settore agricolo e zootecnico. Continueremo a sostenere standard quanto più possibile elevati, nell’UE e a livello internazionale, garantendo al contempo che nessuno sia lasciato indietro.”
Un mosaico della Villa del Casale di Piazza Armerina
Maurizio Schoepflin
Uno studio di Marco Vespa indaga, attraverso testi storici e citazioni letterarie, come Greci e Romani interagivano con il mondo animale tra lavoro, diletto, religione…
L’agile volumetto di Marco Vespa, I Greci, i Romani e … gli animali (Carocci, pagine 200, euro 16) si presenta come uno strumento molto utile per conoscere quale sia stato il ruolo del mondo animale all’interno della vita e della cultura dell’antichità, ruolo che saremmo portati a sottovalutare ma che, al contrario, fu assai complesso e significativo. Scrive a questo proposito l’autore: «Difficile pensare alle antiche culture greca e romana senza riferirsi a loro, agli animali. Erano presenze costanti, compagni di vita, aiutanti insostituibili, spesso ospiti indesiderati, talvolta protagonisti di sogni angoscianti, in qualche occasione persino creature divine, protette e tutelate dagli dèi».
Attingendo continuamente alle fonti – sono un centinaio i brani riportati nel testo e offerti all’attenzione del lettore in ottime traduzioni italiane -, Vespa ha disegnato un percorso che, suddiviso in nove capitoli, delinea le caratteristiche principali della presenza animale nell’universo greco e romano antico. L’autore si sofferma a trattare una molteplicità di temi: l’anatomia e l’etologia degli animali, le relazioni, le alleanze e i conflitti tra umani e animali, gli animali come modelli dell’agire umano, la loro collocazione nel politeismo antico, la loro presenza nella dimensione onirica, il loro sfruttamento nella medicina, le singolari biografie di animali antichi e, infine, le critiche alle violenze inflitte agli animali. A proposito di quest’ultimo argomento, risultano particolarmente interessanti le considerazioni che nello scritto Adversus nationes esprime l’apologista Arnobio di Sicca, vissuto a cavallo fra il III e il IV secolo, il quale, dopo aver aspramente condannato i violenti e sanguinosi giochi dei gladiatori, stigmatizza pure lo scempio che spesso gli uomini fanno degli animali, «prendendo ciascuno una porzione, come si comportano di solito i cani e gli avvoltoi, strappandole via con i denti per saziare il proprio stomaco».
Particolarmente suggestive sono le testimonianze riguardanti le presenza degli animali nei sogni. Nelle Vite dei Cesari Svetonio, il celebre storico vissuto fra il I e il II secolo, ci racconta che Nerone, dopo essersi attirato l’odio di molti, cominciò ad avere incubi terribili, come quello di essere completamente ricoperto da un’infinità di formiche alate. Anche Artemidoro, scrittore greco del II secolo, sosteneva che «vedere in sogno delle formiche alate non porta nulla di buono; preannunciano rovina e viaggi pieni di insidie. Sognare le altre formiche, quelle operaie, invece è un buon segno per gli agricoltori; queste predicono un buon raccolto, visto che dove non ci sono semi non potresti vedere delle formiche».
Non soltanto gli antichi avvertirono tutto il fascino, ora dolce ora inquietante, del mondo animale, ma ritennero di grande importanza possedere pure valide informazioni su di esso. Non casualmente, ricorda Vespa, «conoscere il comportamento e le abitudini di vita degli animali, in particolare degli uccelli, faceva parte anche a Roma delle competenze che dovevano mostrare gli appartenenti ai collegi sacerdotali che affiancavano i magistrati. La consultazione dei segni oracolari che erano espressi dal volo degli uccelli o dal loro canto era alla base degli auspicia, i responsi di cui i magistrati romani dovevano tener conto nei momenti più importanti del calendario civile e in occasione di spedizioni militari, trattandosi di manifestazioni della volontà divina».
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I linguaggi animali sono forme di comunicazione animale non umana che mostrano somiglianze con il linguaggio umano . Gli animali comunicano attraverso una varietà di segni, come suoni o movimenti. I segni tra gli animali possono essere considerati abbastanza complessi da essere una forma di linguaggio se l’inventario dei segni è ampio. I segni sono relativamente arbitrari e gli animali sembrano produrli con un certo grado di volizione (in contrasto con comportamenti condizionati relativamente automatici o istinti incondizionati, che di solito includono le espressioni facciali). Nei test sperimentali, la comunicazione animale può essere evidenziata anche attraverso l’uso di lessigrammi da parte di scimpanzé e bonobo .
Molti ricercatori sostengono che alla comunicazione animale manchi un aspetto chiave del linguaggio umano, la creazione di nuovi modelli di segni in varie circostanze. Gli esseri umani, al contrario, producono abitualmente combinazioni di parole completamente nuove. Alcuni ricercatori, tra cui il linguista Charles Hockett , sostengono che il linguaggio umano e la comunicazione animale differiscono così tanto che i principi sottostanti non sono correlati. [1] Di conseguenza, il linguista Thomas A. Sebeok ha proposto di non utilizzare il termine “linguaggio” per i sistemi di segni degli animali. [2] Tuttavia, altri linguisti e biologi, tra cui Marc Hauser , Noam Chomsky e W. Tecumseh Fitch, affermano che esiste un continuum evolutivo tra i metodi di comunicazione del linguaggio animale e umano . [3]
Aspetti del linguaggio umano
Il linguaggio umano contiene le seguenti proprietà. Alcuni esperti sostengono che queste proprietà separano il linguaggio umano dalla comunicazione animale:
Arbitrarietà : solitamente non esiste una relazione razionale tra un suono o un segno e il suo significato. [5] Ad esempio, non c’è nulla di intrinsecamente domestico nella parola “casa”.
Discretezza : il linguaggio è composto da parti piccole, separate e ripetibili (unità discrete, ad esempio morfemi ) che vengono utilizzate in combinazione per creare significato.
Spostamento : il linguaggio può essere utilizzato per comunicare su cose che non si trovano nelle immediate vicinanze né spazialmente né temporalmente. [5]
Dualità di modelli : le più piccole unità significative (parole o morfemi) sono costituite da sequenze di unità prive di significato (suoni o fonemi ). [5] Si parla anche di doppia articolazione .
Produttività : gli utenti possono comprendere e creare un numero indefinitamente elevato di espressioni. [5]
Semanticità : segnali specifici hanno significati specifici. [5]
La ricerca sulle scimmie , come quella di Francine Patterson con Koko [6] (gorilla) o di Allen e Beatrix Gardner con Washoe [7] [8] (scimpanzé), ha suggerito che le scimmie sono in grado di utilizzare un linguaggio che soddisfa alcuni di questi requisiti, tra cui arbitrarietà, discrezionalità e produttività. [9]
In natura, gli scimpanzé sono stati visti “parlare” tra loro quando avvisano dell’avvicinarsi del pericolo. Ad esempio, se uno scimpanzé vede un serpente, emette un suono basso e rimbombante, segnalando a tutti gli altri scimpanzé di arrampicarsi sugli alberi vicini. [10] In questo caso, la comunicazione degli scimpanzé non indica spostamento, poiché è interamente contenuta in un evento osservabile.
È stata notata arbitrarietà nei richiami dei suricati ; le danze delle api dimostrano elementi di spostamento spaziale; e la trasmissione culturale è probabilmente avvenuta attraverso il linguaggio tra i bonobo chiamati Kanzi e Panbanisha . [11]
Il linguaggio umano potrebbe anche non essere del tutto “arbitrario”. La ricerca ha dimostrato che quasi tutti gli esseri umani dimostrano naturalmente una percezione crossmodale limitata (ad esempio sinestesia ) e un’integrazione multisensoriale , come illustrato dallo studio di Kiki e Bouba . [12] [13] Altre ricerche recenti hanno cercato di spiegare come è emersa la struttura del linguaggio umano, confrontando due diversi aspetti della struttura gerarchica presenti nella comunicazione animale e proponendo che il linguaggio umano sia nato da questi due sistemi separati. [14]
Tuttavia, le affermazioni secondo cui gli animali hanno abilità linguistiche simili a quelle umane sono estremamente controverse. Nel suo libro The Language Instinct , [15]Steven Pinker illustra che le affermazioni secondo cui gli scimpanzé acquisiscono il linguaggio sono esagerate e si basano su prove molto limitate o speciose. [15]
Il linguista americano Charles Hockett ha teorizzato che ci sono sedici caratteristiche del linguaggio umano che distinguono la comunicazione umana da quella degli animali. Chiamò queste le caratteristiche progettuali del linguaggio . Le caratteristiche menzionate di seguito sono state finora trovate in tutte le lingue umane parlate, e almeno una manca in qualsiasi altro sistema di comunicazione animale.
Canale vocale-uditivo : i suoni vengono emessi dalla bocca e percepiti dal sistema uditivo. [5] Anche se questo vale per molti sistemi di comunicazione animale, ci sono molte eccezioni, come quelli che si basano sulla comunicazione visiva. Un esempio sono i cobra che estendono le costole dietro la testa per inviare il messaggio di intimidazione o di sentirsi minacciati. [16] Negli esseri umani, le lingue dei segni forniscono molti esempi di lingue completamente formate che utilizzano un canale visivo.
Trasmissione broadcast e ricezione direzionale : [5] Ciò richiede che il destinatario possa indicare la direzione da cui proviene il segnale e quindi l’originatore del segnale.
Svanimento rapido ( natura transitoria ): il segnale dura poco. [5] Questo è vero per tutti i sistemi che coinvolgono il suono. Non tiene conto della tecnologia di registrazione audio e non è vero nemmeno per la lingua scritta. Tende a non applicarsi ai segnali degli animali che coinvolgono sostanze chimiche e odori che spesso svaniscono lentamente. Ad esempio, l’odore di una puzzola, prodotto nelle sue ghiandole, persiste per dissuadere un predatore dall’attaccare. [17]
Intercambiabilità : tutti gli enunciati compresi possono essere prodotti. [5] Questo è diverso da alcuni sistemi di comunicazione in cui, ad esempio, i maschi producono un insieme di comportamenti e le femmine un altro e non sono in grado di scambiare questi messaggi in modo che i maschi utilizzino il segnale femminile e viceversa. Ad esempio, le falene eliotiche hanno una comunicazione differenziata: le femmine sono in grado di inviare una sostanza chimica per indicare la preparazione all’accoppiamento, mentre i maschi non possono inviare la sostanza chimica. [18]
Feedback totale : il mittente di un messaggio è a conoscenza del messaggio inviato. [5]
Specializzazione : il segnale prodotto è destinato alla comunicazione e non è dovuto ad un altro comportamento. [5] Ad esempio, l’ansimare del cane è una reazione naturale al surriscaldamento, ma non viene prodotto per trasmettere specificamente un messaggio particolare.
Semanticità : esiste una relazione fissa tra un segnale e un significato. [5]
Primati
Gli esseri umani sono in grado di distinguere le parole vere da quelle false in base all’ordine fonologico della parola stessa. In uno studio del 2013, è stato dimostrato che anche i babbuini possiedono questa abilità. La scoperta ha portato i ricercatori a credere che la lettura non sia un’abilità così avanzata come si credeva in precedenza, ma si basa invece sulla capacità di riconoscere e distinguere le lettere l’una dall’altra. L’esperimento consisteva in sei giovani babbuini adulti e i risultati sono stati misurati consentendo agli animali di utilizzare un touch screen e selezionare se la parola visualizzata era o meno una parola reale o una non parola come “dran” o “telk”. . Lo studio è durato sei settimane, durante le quali sono stati completati circa 50.000 test. I ricercatori hanno minimizzato i bigram comuni, o combinazioni di due lettere, in non parole, e massimizzarle in parole reali. Ulteriori studi cercheranno di insegnare ai babbuini come utilizzare un alfabeto artificiale. [19]
In uno studio del 2016, un team di biologi di diverse università ha concluso che i macachi possiedono tratti vocali fisicamente capaci di parlare, “ma mancano di un cervello pronto a parlare per controllarlo”. [20] [21]
Non primati
Tra gli esempi più studiati di lingue non primatiche ci sono:
Uccelli
Canti degli uccelli : gli uccelli canori possono essere molto articolati. I pappagalli grigi sono famosi per la loro capacità di imitare il linguaggio umano e almeno un esemplare, Alex , sembrava in grado di rispondere a una serie di semplici domande sugli oggetti che gli venivano presentati, come rispondere a semplici equazioni matematiche e identificare i colori. Pappagalli , colibrì e uccelli canori mostrano modelli di apprendimento vocale.
Danza delle api : utilizzata per comunicare la direzione e la distanza della fonte di cibo in molte specie di api .
Mammiferi
Elefanti africani delle foreste : il progetto di ascolto degli elefanti della Cornell University [22] iniziò nel 1999 quando Katy Payne iniziò a studiare i richiami degli elefanti africani delle foreste nel Parco nazionale di Dzanga nella Repubblica Centrafricana . Andrea Turkalo ha continuato il lavoro di Payne nel Parco Nazionale Dzanga osservando la comunicazione degli elefanti. [22] Per quasi 20 anni, Turkalo ha trascorso la maggior parte del suo tempo utilizzando uno spettrogrammaper registrare i rumori che fanno gli elefanti. Dopo lunghe osservazioni e ricerche, è stata in grado di riconoscere gli elefanti dalla loro voce. I ricercatori sperano di tradurre queste voci in un dizionario degli elefanti, ma probabilmente ciò non accadrà per molti anni. [ perché? ] Poiché i richiami degli elefanti vengono spesso effettuati a frequenze molto basse, lo spettrogramma è progettato per rilevare frequenze più basse di quelle che gli esseri umani possono percepire, consentendo a Turkalo di comprendere meglio il rumore degli elefanti. La ricerca di Cornell sugli elefanti delle foreste africane ha messo in discussione l’idea che gli esseri umani siano notevolmente più bravi degli animali nell’uso del linguaggio e che gli animali abbiano solo una piccola serie di informazioni da trasmettere agli altri. Come ha spiegato Turkalo, “molti dei loro richiami sono in qualche modo simili al linguaggio umano.[23]
Pipistrelli baffuti : poiché questi animali trascorrono la maggior parte della loro vita nell’oscurità, fanno molto affidamento sul loro sistema uditivo per comunicare, anche tramite l’ecolocalizzazione e utilizzando i richiami per localizzarsi a vicenda. Gli studi hanno dimostrato che i pipistrelli baffuti utilizzano un’ampia varietà di richiami per comunicare tra loro. Questi richiami includono 33 suoni diversi, o “sillabe”, che i pipistrelli usano da soli o combinano in vari modi per formare sillabe composite. [24]
Cani della prateria : Con Slobodchikoff ha studiato la comunicazione dei cani della prateria e ha scoperto che usano diversi segnali di allarme e comportamenti di fuga per diverse specie di predatori. I loro richiami trasmettono informazioni semantiche, come è stato dimostrato quando la riproduzione di richiami di allarme in assenza di predatori ha portato a un comportamento di fuga appropriato per i tipi di predatori associati ai richiami. I richiami di allarme contengono anche informazioni descrittive sulle dimensioni generali, sul colore e sulla velocità del predatore. [25]
Delfini tursiopi : i delfini possono sentirsi tra loro fino a 6 miglia di distanza sott’acqua. [26] I ricercatori hanno osservato una madre delfino comunicare con successo con il suo bambino utilizzando un telefono. Sembrava che entrambi i delfini sapessero con chi stavano parlando e di cosa stavano parlando. Non solo i delfini comunicano tramite segnali non verbali, ma sembrano anche chiacchierare e rispondere alle vocalizzazioni degli altri delfini. [27]
Balene : due gruppi di balene, la megattera e una sottospecie di balenottera azzurra che si trova nell’Oceano Indiano , sono noti per produrre suoni ripetuti a frequenze variabili, noti come canti delle balene . I maschi delle megattere eseguono queste vocalizzazioni solo durante la stagione degli amori, e quindi si suppone che lo scopo dei canti sia quello di aiutare la selezione sessuale.. Le megattere emettono anche un suono chiamato richiamo del cibo, che dura dai cinque ai dieci secondi con una frequenza quasi costante. Le megattere generalmente si nutrono in modo cooperativo riunendosi in gruppi, nuotando sotto banchi di pesci e lanciandosi verticalmente attraverso i pesci e fuori dall’acqua insieme. Prima di questi affondi, le balene fanno il loro richiamo alimentare. Lo scopo esatto del richiamo non è noto, ma la ricerca suggerisce che i pesci reagiscono ad esso. Quando il suono è stato riprodotto loro, un gruppo di aringhe ha risposto al suono allontanandosi dal richiamo, anche se non era presente nessuna balena. [ citazione necessaria ]
Leoni marini : dal 1971, Ronald J. Schusterman e i suoi collaboratori di ricerca hanno studiato le capacità cognitive dei leoni marini. Hanno scoperto che i leoni marini sono in grado di riconoscere le relazioni tra stimoli sulla base di funzioni simili o connessioni stabilite con i loro pari, piuttosto che solo sulle caratteristiche comuni degli stimoli. Questa si chiama classificazione di equivalenza . Questa capacità di riconoscere l’equivalenza può essere un precursore del linguaggio. [28] La ricerca è attualmente in corso presso il Pinniped Cognition & Sensory Systems Laboratory per determinare come i leoni marini formano queste relazioni di equivalenza . È stato dimostrato anche che i leoni marini comprendono la sintassi semplicee comanda quando viene insegnato un linguaggio dei segni artificiale simile a quello usato con i primati. [29] I leoni marini studiati sono stati in grado di apprendere e utilizzare una serie di relazioni sintattiche tra i segni che erano stati loro insegnati, ad esempio il modo in cui i segni dovrebbero essere disposti l’uno in relazione all’altro. Tuttavia, i leoni marini usavano raramente i segni in modo semantico o logico. [30] In natura si pensa che i leoni marini utilizzino capacità di ragionamento legate alle relazioni di equivalenza per prendere decisioni importanti che possono influenzare la loro sopravvivenza, ad esempio riconoscere amici e parenti o evitare nemici e predatori. [28] I leoni marini utilizzano varie posizioni posturali e una serie di latrati, cinguettii, clic, gemiti, ringhi e squittii per comunicare. [31]Non è ancora stato dimostrato che i leoni marini utilizzino l’ecolocalizzazione come mezzo di comunicazione. [32]
Gli effetti dell’apprendimento sulla segnalazione uditiva in questi animali sono di interesse per i ricercatori. Diversi ricercatori hanno sottolineato che alcuni mammiferi marini sembrano avere la capacità di alterare sia le caratteristiche contestuali che strutturali delle loro vocalizzazioni come risultato dell’esperienza. Janik e Slater hanno affermato che l’apprendimento può modificare le vocalizzazioni in due modi, influenzando il contesto in cui viene utilizzato un particolare richiamo, o alterando la struttura acustica del richiamo stesso. [33] I leoni marini maschi della California possono imparare a inibire l’abbaiare in presenza di qualsiasi maschio dominante per loro, ma vocalizzano normalmente quando i maschi dominanti sono assenti. [34]I diversi tipi di richiamo delle foche grigie possono essere selettivamente condizionati e controllati da diversi segnali, [35] e l’uso del rinforzo alimentare può anche modificare le emissioni vocali. Una foca maschio in cattività di nome Hoover ha dimostrato un caso di mimetismo vocale, ma da allora non sono state riportate osservazioni simili. Still mostra che, nelle giuste circostanze, i pinnipedi possono utilizzare l’esperienza uditiva oltre alle conseguenze ambientali come il rinforzo alimentare e il feedback sociale per modificare le loro emissioni vocali. [ citazione necessaria ]
In uno studio del 1992, Robert Gisiner e Schusterman condussero esperimenti in cui tentarono di insegnare la sintassi a una femmina di leone marino della California di nome Rocky. [30] A Rocky furono insegnate le parole segnate, quindi le fu chiesto di eseguire vari compiti dipendenti dall’ordine delle parole dopo aver visualizzato un’istruzione segnata. Si è scoperto che Rocky era in grado di determinare le relazioni tra segni e parole e formare la sintassi di base. [30] Uno studio del 1993 di Schusterman e David Kastak ha scoperto che il leone marino della California era in grado di comprendere concetti astratti come simmetria, identità e transitività . Ciò suggerisce che le relazioni di equivalenza possono formarsi senza linguaggio.
I suoni caratteristici dei leoni marini vengono prodotti sia sopra che sott’acqua. Per marcare il territorio, i leoni marini “abbaiano”, con i maschi non alfa che fanno più rumore degli alfa. Sebbene anche le femmine abbaiano, lo fanno meno frequentemente e più spesso in occasione del parto o della cura dei loro piccoli. Le femmine producono una vocalizzazione lamentosa altamente direzionale, il richiamo dell’attrazione dei cuccioli, che aiuta madri e cuccioli a localizzarsi a vicenda. Come notato in Comportamento animale , il loro stile di vita anfibio ha reso loro necessari la comunicazione acustica per l’organizzazione sociale sulla terraferma.
I leoni marini possono sentire frequenze comprese tra 100 Hz e 40.000 Hz e vocalizzare tra 100 e 10.000 Hz. [36]
Molluschi
È stato dimostrato che i calamari della barriera corallina caraibica comunicano utilizzando una varietà di cambiamenti di colore, forma e consistenza. I calamari sono capaci di rapidi cambiamenti nel colore e nella struttura della pelle attraverso il controllo del sistema nervoso dei cromatofori . [37] Oltre a mimetizzarsi e apparire più grandi di fronte a una minaccia, i calamari usano colori, motivi e lampeggiamenti per comunicare tra loro in vari rituali di corteggiamento. I calamari della barriera corallina caraibica possono inviare un messaggio tramite motivi colorati a un calamaro alla loro destra, mentre inviano un altro messaggio a un calamaro alla loro sinistra. [38] [39]
Vale la pena distinguere il “linguaggio animale” dalla “comunicazione animale”, sebbene in alcuni casi vi sia qualche interscambio comparativo (ad esempio gli studi sul richiamo del cercopiteco di Cheney e Seyfarth ). [43] Il linguaggio animale in genere non include la danza delle api, il canto degli uccelli, il canto delle balene, i fischietti dei delfini, i cani della prateria, né i sistemi comunicativi presenti nella maggior parte dei mammiferi sociali. [ citazione necessaria ] Le caratteristiche del linguaggio sopra elencate sono una formulazione datata di Hockettnel 1960. Attraverso questa formulazione Hockett fece uno dei primi tentativi di scomporre le caratteristiche del linguaggio umano allo scopo di applicare il gradualismo darwiniano. Sebbene abbia influenzato i primi sforzi sul linguaggio animale (vedi sotto), non è più considerata l’architettura chiave al centro della ricerca sul linguaggio animale. [ citazione necessaria ]
I risultati del linguaggio animale sono controversi per diverse ragioni (per una controversia correlata, vedere anche Clever Hans ). Negli anni ’70, John C. Lilly stava tentando di “infrangere il codice”: comunicare pienamente idee e concetti con le popolazioni selvatiche di delfini in modo da poter condividere la cultura umana e dei delfini, la storia e altro ancora. Questo sforzo è fallito. Il primo lavoro sugli scimpanzé riguardava i bambini di scimpanzé allevati come se fossero umani; una prova dell’ipotesi natura vs. educazione. [ citazione necessaria ]Gli scimpanzé hanno una struttura laringea molto diversa da quella degli esseri umani, ed è stato suggerito che gli scimpanzé non siano in grado di controllare volontariamente la respirazione, sebbene siano necessari studi migliori per confermarlo con precisione. Si ritiene che questa combinazione renda molto difficile per gli scimpanzé riprodurre le intonazioni vocali richieste per il linguaggio umano. I ricercatori alla fine si sono spostati verso una modalità gestuale (linguaggio dei segni), così come verso dispositivi a tastiera carichi di pulsanti decorati con simboli (noti come “lessigrammi”) che gli animali potevano premere per produrre un linguaggio artificiale. Altri scimpanzé imparavano osservando soggetti umani svolgere il compito. [ citazione necessaria ]Quest’ultimo gruppo di ricercatori che studiano la comunicazione degli scimpanzé attraverso il riconoscimento dei simboli (tastiera) così come attraverso l’uso del linguaggio dei segni (gestuale), sono all’avanguardia nelle scoperte comunicative nello studio del linguaggio animale e hanno familiarità con i loro soggetti su un piano più ampio. base del nome: Sarah, Lana, Kanzi, Koko, Sherman, Austin e Chantek. [ citazione necessaria ]
Forse il critico più noto del linguaggio animale è Herbert Terrace. La critica di Terrace del 1979, basata sulla propria ricerca con lo scimpanzé Nim Chimpsky [44] [45], fu feroce e sostanzialmente segnò la fine della ricerca sul linguaggio animale in quell’epoca, la maggior parte della quale enfatizzava la produzione del linguaggio da parte degli animali. In breve, ha accusato i ricercatori di sovrainterpretare i loro risultati, soprattutto perché raramente sono parsimoniosiattribuire una vera “produzione linguistica” intenzionale quando potrebbero essere avanzate altre spiegazioni più semplici per i comportamenti (segni gestuali della mano). Inoltre i suoi animali non riescono a generalizzare il concetto di riferimento tra le modalità di comprensione e di produzione; questa generalizzazione è una delle tante fondamentali che sono banali per l’uso del linguaggio umano. La spiegazione più semplice secondo Terrace era che gli animali avevano appreso una serie sofisticata di strategie comportamentali basate sul contesto per ottenere rinforzo primario (cibo) o sociale , comportamenti che potevano essere sovrainterpretati come uso del linguaggio.
Nel 1984 Louis Herman pubblicò sulla rivista Cognition un resoconto del linguaggio artificiale nel delfino tursiope . [46] Una delle principali differenze tra il lavoro di Herman e la ricerca precedente era la sua enfasi su un metodo di studio della sola comprensione del linguaggio (piuttosto che sulla comprensione e produzione del linguaggio da parte degli animali), che consentiva controlli rigorosi e test statistici, in gran parte perché era limitando i suoi ricercatori a valutare i comportamenti fisici degli animali (in risposta alle frasi) con osservatori ciechi, piuttosto che tentare di interpretare possibili espressioni o produzioni linguistiche. I nomi dei delfini qui erano Akeakamai e Phoenix. [46]Irene Pepperbergha utilizzato la modalità vocale per la produzione e la comprensione del linguaggio in un pappagallo grigio di nome Alex in modalità verbale, [47] [48] [49] [50] e Sue Savage-Rumbaugh continua a studiare i bonobo [51] [52] come Kanzi e Panbanisha. R. Schusterman ha duplicato molti dei risultati dei delfini nei suoi leoni marini della California (“Rocky”) e proveniva da una tradizione più comportamentista rispetto all’approccio cognitivo di Herman. L’enfasi di Schusterman è sull’importanza di una struttura di apprendimento nota come classi di equivalenza . [53] [54]
Tuttavia, nel complesso, non c’è stato alcun dialogo significativo tra la sfera della linguistica e quella del linguaggio animale, nonostante abbia catturato l’immaginazione del pubblico nella stampa popolare. Inoltre, il crescente campo dell’evoluzione del linguaggio è un’altra fonte di futuro interscambio tra queste discipline. La maggior parte dei ricercatori sui primati tende a mostrare una propensione verso un’abilità prelinguistica condivisa tra esseri umani e scimpanzé, risalente a un antenato comune, mentre i ricercatori sui delfini e sui pappagalli sottolineano i principi cognitivi generali alla base di queste capacità. Le controversie più recenti relative alle capacità degli animali includono le aree strettamente collegate della teoria della mente , l’Imitazione (ad esempio Nehaniv & Dautenhahn, 2002), [55] Cultura animale (ad esempio Rendell & Whitehead, 2001), [56]ed evoluzione del linguaggio (ad esempio Christiansen & Kirby, 2003). [57]
Recentemente nella ricerca sul linguaggio animale si è verificata una contestazione dell’idea che la comunicazione animale sia meno sofisticata di quella umana. Denise Herzing ha condotto una ricerca sui delfini alle Bahamas creando una conversazione bidirezionale tramite una tastiera sommersa. [58]La tastiera consente ai subacquei di comunicare con i delfini selvatici. Utilizzando suoni e simboli su ciascun tasto, i delfini potevano premere il tasto con il naso o imitare il sibilo emesso per chiedere agli esseri umani un oggetto specifico. Questo esperimento in corso ha dimostrato che nelle creature non linguistiche si verifica un pensiero sofisticato e rapido nonostante le nostre precedenti concezioni della comunicazione animale. Ulteriori ricerche condotte con Kanzi utilizzando i lessigrammi hanno rafforzato l’idea che la comunicazione animale è molto più complessa di quanto si pensasse.