Gli elefanti potrebbero essere gli unici animali ad avere un nome proprio. Uno studio della Colorado State University, ancora in attesa di revisione e disponibile solo nella versione di prestampa, ha dimostrato che i mammiferi con la proboscide utilizzano richiami distintivi per identificarsi a vicenda, proprio come nomi personali.
I ricercatori hanno raccolto 625 tipi diversi di richiami di elefanti provenienti da due regioni del Kenya, Samburu nel nord e il Parco Nazionale Amboli nel sud. Hanno individuato 114 suoni emessi e 119 ricevuti, limitandosi ad analizzare solo quelli indirizzati a un singolo animale in modo da capire quali fossero i suoi tratti distintivi. Per confermare questi dati, hanno registrato le frequenze emesse e poi le hanno riprodotte verso chi pensavano potessero appartenere. Ed è successo l’inaspettato.
All’udire il richiamo, solo alcuni elefanti si avvicinavano senza ripetere quel suono, come invece succede con i delfini che rispondono ripetendo quello che sentono. Quindi i mammiferi con la proboscide si comportavano come se venissero chiamati per nome.
Gli elefanti sono creature molto intelligenti con un senso dell’udito, e più in generale della comunicazione acustica, particolarmente sviluppato e intenso. Attraverso la bocca e la proboscide possono emettere una serie ampia di suoni come barriti, brontolii e vocalizzazioni. Ma non è tutto: questi animali utilizzano anche infrasuoni impercettibili all’orecchio umano e vibrazioni del terreno per comunicare a grandi distanze. Riescono a riconoscere sesso, età e razza attraverso l’ascolto.
L’opossum di Schrödinger ricalca nel titolo il famoso paradosso del “gatto” di Erwin Schrödinger, premio Nobel per la fisica nel 1933, che contribuì allo sviluppo della meccanica quantistica. Quando si sente minacciato e non vede possibilità di fuga, l’opossum rimane fermo, immobile, come paralizzato: le sue funzioni vitali sono ridotte al minimo, è simile perciò a un cadavere, fin quando la minaccia non è passata. In pratica, come il gatto di Schrödinger, è vivo e morto allo stesso tempo.
Quello sull’opossum è un capitolo del libro di Susana Monsó – filosofa versata in campo naturalistico – dedicato al senso della morte negli animali: la comprendono, questi, alla stessa maniera degli esseri umani? Tanti i casi, più o meno impressionanti, squadernati davanti ai nostri occhi. Nel 1997 un giovane si suicida nel suo appartamento. Quando il cadavere vien trovato, si nota che gli manca parte del viso e del collo: glieli aveva staccati il suo bel pastore tedesco, che ora, tranquillissimo, gli sta accucciato accanto. Aveva divorato l’amato padrone per fame? Neanche per idea. Dalla morte del giovane erano passati più o meno tre quarti d’ora, e la ciotola con i croccantini era piena. Probabilmente l’animale, per affetto, aveva provato a far reagire il suicida, leccandolo e mordicchiandolo. Poi, frustrato, e alla vista del sangue, non aveva resistito alla tentazione di far colazione col morto.
Non dobbiamo credere che gli animali reagiscano alla morte in maniera analoga agli uomini. E ciò anche in casi commoventi come quello dell’orca Tahlequah, che nel 2018 commosse il mondo. Aveva perso il suo cucciolo, e sembrava incapace di accettarne la perdita. Portava con sé il cadaverino, spingendolo col muso e facendo in modo che non affondasse. Ma avrà davvero compreso che il piccolo era morto?
Il rischio di cadere nell’antropomorfismo quando si interpreta il comportamento degli animali è sempre in agguato. Detto ciò, non dobbiamo però ritenere che solo l’essere umano abbia una vita emotiva. In forme diverse, ce l’hanno pure gli altri animali.
NOTA DI REDAZIONE
Eppure a commento di questo articolo devo dire che ho avuto esperienze tragica con i miei cani, quando mori’ improvvisamente la mia prima schnauzer, il piccolo schnauzer nano, la vide a terra e gli si buttò sopra per impedirci di portarla via, poi passò giorni senza toccare cibo.
Sempre lui, il mio piccolo Strauss, assistette alla morte del cane di mia figlia Rhum, poco prima che il cane spirasse lui emise un lunghissimo ululato, vocalizzo che non aveva mai fatto e poco dopo Rhum esalò con una sorta di grido il suo ultimo respiro.
Le linee guida contenute in uno studio pubblicato su Nature che sottolinea come “l’umanità e alcuni degli animali selvatici più carismatici del mondo sono in rotta di collisione negli oceani”
Si possono intraprendere semplici azioni per prevenire la morte di balene, squali e altri giganti dell’oceano causata da collisioni con le navi. Lo sostengono David Sims della Marine Biological Association, Plymouth, GB, e colleghi in un commento su “Nature” di questa settimana. “L’umanità e alcuni degli animali selvatici più carismatici del mondo sono in rotta di collisione negli oceani”, scrivono.
La flotta mercantile mondiale – dalle petroliere alle navi portacontainer – è raddoppiata in soli 16 anni. Tra il 2014 e il 2050 si prevede che il traffico marittimo aumenterà fino al 1.200 per cento. Questi numeri, combinati con i dati su dove le rotte di navigazione si sovrappongono ai movimenti e alle aggregazioni di animali marini, insieme alle valutazioni degli effetti delle collisioni navali su determinate specie, presentano un quadro allarmante, spiegano gli autori.
I dati suggeriscono che “le collisioni navali potrebbero contribuire a determinare il declino della popolazione di molti animali, portando a profondi effetti in tutti i loro ecosistemi”. Sims e coautori sostengono che, però, rispetto ad altre minacce alla biodiversità marina come l’inquinamento e il cambiamento climatico, il problema degli urti con le navi è gestibile.
Nel loro commento, espongono ciò che è necessario per affrontare questo problema su scala globale:
dati migliori su dove, quando, quanto spesso e per quali specie si verificano le collisioni;
un maggiore impegno sul problema, sia da parte del settore marittimo che del pubblico;
regolamenti che reindirizzano le navi o ne riducono la velocità quando attraversano determinate aree;
il monitoraggio del rispetto di tali restrizioni.
“Dare alle collisioni navali una priorità più alta a livello globale è un modo immediatamente realizzabile per aiutare a conservare le specie marine più vulnerabili e iconiche del mondo”, concludono.
Questo articolo è stato pubblicato il settembre 1, 2023 da Matea.
La pulizia dei denti del cane a casa è una delle attività più importanti1 se vuoi che il tuo fedele amico a 4 zampe viva in salute, felice in tua compagnia. Ora ti starai chiedendo come pulire i denti del cane e quali prodotti utilizzare, non è vero?
In questo articolo, troverai molte informazioni riguardo alla pulizia dei denti del cane che ti aiuteranno ad effettuare questa operazione in modo corretto.
Quali sono i problemi dei denti dei cani?
Se il tuo cane ha denti e gengive sani, può mangiare correttamente e sgranocchiare qualunque cosa gli passi… a portata di muso.
Fido però potrebbe essere attaccato dai microorganismi, e i batteri in particolare possono anche essere molto pericolosi e compromettere non solo la sua capacità di alimentarsi, ma l’intero organismo2.
Le patologie batteriche sono molte, e in certi casi i microrganismi potrebbero entrare nel flusso sanguigno e arrecare seri danni al sistema cardiocircolatorio; ecco perché è importante saper fare la pulizia dei denti del cane con la giusta frequenza.
A cosa occorre fare attenzione?
La prima cosa a cui stare attenti è la placca, una pellicola appiccicosa e incolore presente sulla parte esterna dei denti. È fondamentale procedere alla rimozione della placca perché potrebbe causare il tartaro.
Nel caso in cui la placca non venisse trattata, andrebbe ad interagire con la saliva del tuo cane e, indurendosi, formerebbe proprio il tartaro3. Questo può irritare le gengive del tuo cane e causare la gengivite che, a sua volta, porta ad alito cattivo.
Se ti stai chiedendo come pulire denti del cane dal tartaro, devi sapere che una delle soluzioni più seguire da parte dei proprietari è lo spazzolamento mirato.
Ovviamente, non devi farlo tutti i giorni, 3 o 4 volte a settimana dovrebbe bastare. Segui questi nostri consigli affinché Fido si abitui alla routine di pulizia dei denti del cane:
L’operazione di pulizia non deve essere troppo lunga;
Mostra lo spazzolino da denti al tuo cane e lasciaglielo annusare, soprattutto le prime volte;
Scegli il dentifricio giusto, consigliato dal tuo veterinario;
Armati di tanta pazienza.
Se il tuo fedele amico si comporta bene durante la pulizia dei denti del cane, prendi in considerazione la possibilità di premiarlo con il suo croccantino preferito.
Per esempio, potresti gratificarlo con Cubies Ente, un gustoso snack per cani facilmente digeribile, che può essere dato come premio al cane che si è comportato bene durante la pulizia dei denti e che riduce ulteriormente l’accumulo di tartaro se masticato.
Per migliorare la situazione di tartaro e placca potresti usare lo spray per la pulizia dei denti del cane DentaSure, un prodotto molto efficace che offre subito dei miglioramenti a livello di tartaro e di placca. Il segreto è essere costanti nel suo utilizzo.
Adesso che hai capito come e quando fare la pulizia dei denti del cane, è fondamentale praticare questa operazione con attenzione e con la giusta frequenza, se vuoi ottenere risultati apprezzabili e far sì che il tuo fedele amico a 4 zampe possa tornare ad avere una bocca in salute e perfetta.
Per evitare perciò problematiche dentarie al tuo cane problemi, e anche prevenire malattie dovute a cattiva igiene orale del cane, il nostro suggerimento è quello di realizzare un vero e proprio kit pulizia denti cane che venga utilizzato 3 o 4 volte a settimana.
In poco tempo, diventerà un’attività piacevole per te e per il tuo cane e un modo per passare altri momenti insieme e rafforzare il vostro rapporto. La pulizia dei denti del cane ha una durata che oscilla tra 10 e 15 minuti, tuttavia, prenditi il tempo che ti serve affinché il tuo fedele amico a 4 zampe sia curato come si deve.
Se, invece, ti stai chiedendo chi esegue la pulizia dei denti del cane, le risposte sono due: tu o il tuo veterinario. Nel secondo caso, potresti affidarti ad un professionista, tuttavia, sappi che il prezzo di una pulizia denti per cani si potrebbe aggirare intorno ai 200 €.
Affidandoti ai prodotti che ti abbiamo mostrato, otterrai praticamente lo stesso risultato ad un costo decisamente inferiore.
Mi chiamo Matea e sono una sostenitrice della salute olistica degli animali domestici. Amo la natura e gli animali sin da bambina e sono orgogliosa di prendermi cura dei nostri animali domestici. Tuttavia, il mio interesse per la salute olistica degli animali domestici è nato solo quando ho adottato la mia prima cagnolina che si chiamava Luna. Oggi, purtroppo, sempre più cani e gatti soffrono di diverse malattie. La mia Luna non faceva eccezione. Ha sofferto di malattie della pelle di natura allergica e di problemi di tosse canina Mi sono subito resa conto che la medicina veterinaria tradizionale non le forniva un aiuto sufficiente.
La presenza di un CRAS è cruciale per la gestione e il soccorso della fauna selvatica ferita o in difficoltà.
Nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, un’importante lacuna nell’assistenza alla fauna selvatica ha spinto le autorità provinciali a cercare candidati per la creazione di un Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS). Questa iniziativa è stata annunciata attraverso il sito web istituzionale della Provincia e mira a coinvolgere associazioni interessate nell’istituzione e gestione di una struttura dedicata al recupero, cura e riabilitazione della fauna selvatica locale.
L’obiettivo principale del CRAS sarà il recupero e la riabilitazione degli animali selvatici feriti, malati o bisognosi di cure. Una volta completato il processo di recupero, l’obiettivo sarà la loro reintroduzione nella natura. Tuttavia, nel caso in cui le condizioni degli animali non consentano il loro ritorno all’ambiente naturale, il centro dovrà essere attrezzato per fornire loro un ambiente adeguato per una permanenza a lungo termine.
La Provincia di Verbano-Cusio-Ossola ha una lunga tradizione di attenzione per l’ambiente e la fauna selvatica che popola il suo territorio. L’istituzione di un CRAS è vista come un passo cruciale per continuare a proteggere e preservare la ricca biodiversità della regione. La pubblicazione dell’annuncio sul sito istituzionale è parte di un processo di indagine di mercato per valutare l’interesse delle associazioni nel fornire questo importante servizio.
I requisiti per i potenziali candidati includono competenze professionali e un’adeguata organizzazione, insieme alla capacità di dotare il futuro CRAS di personale e risorse necessarie per il suo funzionamento. Le candidature possono essere inviate in forma cartacea o tramite email entro il 15 settembre, come specificato sul sito della Provincia di Verbano-Cusio-Ossola.
La presenza di un CRAS è cruciale per la gestione e il soccorso della fauna selvatica ferita o in difficoltà. Questi centri forniscono cure mediche, riabilitazione e un ambiente sicuro per gli animali in difficoltà, come volpi, lupi e rapaci. Senza un CRAS nella zona, sarebbe difficile intervenire rapidamente e adeguatamente per salvare la vita degli animali selvatici bisognosi di aiuto. La Provincia è fiduciosa che questa “call” genererà candidature idonee per creare una risorsa fondamentale per la conservazione della fauna selvatica locale.
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