Hanno 565 milioni di anni i fossili dei primi animali complessi

Risale a 565 milioni di anni fa uno dei momenti-chiave per l’evoluzione della vita sulla Terra, cioè il passaggio dagli organismi formati da una singola cellula a quelli più complessi, costituiti da più cellule.

Questa datazione così accurata è stata ottenuta per la prima volta analizzando alcuni dei fossili più antichi del pianeta provenienti dal Galles, nel Regno Unito. Il risultato, pubblicato sulla rivista della Società Geologica britannica e frutto della ricerca coordinata dall’australiana Curtin University, è stato reso possibile da antichi strati di cenere vulcanica, usati come ‘segnalibri’ della storia geologica.

“Abbiamo utilizzato le ceneri emesse da un antico vulcano che hanno ricoperto i fossili come indicatore del tempo, per datare con precisione i fossili a 565 milioni di anni fa”, osserva Anthony Clarke, che ha guidato lo studio. “Con altri fossili simili trovati in tutto il mondo, la datazione li identifica come parte di un’antica comunità vivente che si sviluppò quando la Terra uscì da un’era glaciale globale. Queste creature potrebbero somigliare in alcuni aspetti a specie marine attuali. come le meduse , ma per altri versi – aggiunge Clarke – sarebbero molto bizzarre: alcune sembrano felci, altre cavoli e altre ancora simili a penne di uccelli”.

“Questi fossili del Galles appartengono alla stessa tipologia dei famosi fossili di Ediacara, scoperti per la prima volta in Australia – afferma Chris Kirkland, uno degli autori dello studio – e mostrano alcune delle prime prove di organismi multicellulari su larga scala, segnando un momento di trasformazione nella storia biologica della Terra”. Nonostante sia stata ritenuta per lungo tempo esclusiva dell’Australia, infatti, l’ormai ben nota fauna di Ediacara, che comprende i primi antenati di tutti gli animali che oggi popolano il pianeta, è stata rinvenuta in tutti i continenti, ad eccezione dell’Antartide.

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Fotografare gli animali mentre sta nevicando

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Oggi è la Giornata mondiale della neve. I consigli per lo scatto perfetto quando si incontra u n animale: messa a fuoco, iso, esposizione spot

Ho già parlato della fotografia di animali in Fotografare gli animali, in montagna. Sicuramente per alcuni argomenti può essere utile dargli uno sguardo.
Il tema, però, merita un approfondimento riguardo alcuni aspetti, soprattutto quando si scatta sotto un’abbondante nevicata.

La scelta del tempo di scatto, per esempio, diventa assolutamente determinante, non solo per fermare il movimento del nostro animale, ma anche per scegliere come rendere l’estetica della neve, nella nostra immagine: più il tempo di posa è lungo e meno la neve sarà evidente; più la posa è veloce e più i fiocchi saranno individuabili. E’ importante anche riprodurre la neve con la giusta tonalità e prestare attenzione all’attrezzatura fotografica che non è esattamente “entusiasta” di cimentarsi con umidità e fiocchi di neve.

Mentre sta nevicando: messa a fuoco e tempo di posa 

Le immagini di creature viventi, uomini o animali, risultano efficaci quando l’occhio è nitido e ben visibile. E’, quindi, necessario mettere a fuoco sempre l’occhio del soggetto. Una buona metodologia consiste nel puntare il sensore di messa a fuoco sull’occhio più vicino, ricomporre l’inquadratura, tenendo premuto il pulsante di scatto a mezza corsa, e poi scattare. Il tutto richiede una certa velocità di esecuzione. Con un po’ di pratica non è poi così complicato. E’ anche possibile spostare, tramite gli appositi tasti della fotocamera, il cursore di messa a fuoco sull’occhio.

Alcune moderne mirrorless promettono di individuare l’occhio in automatico, anche in una concitata scena d’azione. Se nevica in maniera intensa, però, è molto probabile che la messa a fuoco sull’occhio non sia possibile, in nessun modo. I fiocchi di neve stessa ingannano il sensore di messa a fuoco e poi rendono, a prescindere, la fotografia meno nitida. In questo caso, l’interesse per la neve supera di gran lunga la regola del punto di messa a fuoco. E’ proprio la presenza della neve a rendere l’immagine suggestiva e interessante, sicuramente meno consueta.

Siamo meno abituati a guardare la foto di un camoscio, sotto una fitta nevicata. I fiocchi di neve sono meglio visibili se si stagliano su una superficie scura, come può essere quella degli abeti, di un edificio scuro o, come nel caso di alcune di queste foto, del pelo marrone di camosci e stambecchi. Utilizzando un tempo di posa veloce si “congelano” e divengono, quindi, più evidenti. Un tempo di posa troppo lungo, li renderebbe praticamente invisibili. Ovvio che la scelta del tempo di posa condiziona non solo la resa della neve, ma anche quella dell’animale stesso.

E gli iso?

Durante una perturbazione nevosa, in genere, la luce non è molta e utilizzando iso bassi, si rischia di ottenere tempi di posa troppo lunghi e, quindi, animali mossi. In genere, non mi stancherò mai di dirlo, è consigliabile scattare con la sensibilità iso più bassa possibile per ottenere immagini prive di rumore digitale, con un maggiore contrasto e una qualità generale superiore. Questo principio, però, risulta particolarmente importante nella fotografia di paesaggio, dove la qualità di immagine e la finezza dei dettagli è determinante.

Nel caso degli animali, soprattutto scattando in giornate di brutto tempo, o mentre sta nevicando, alzare gli iso diventa quasi indispensabile per evitare che il soggetto risulti mosso e per far sì che i fiocchi di neve risaltino nell’inquadratura. Un tempo di posa non sufficientemente breve, inoltre, causerebbe il mosso o il micro-mosso dovuto al tremolio della mano del fotografo. In alcune situazioni può essere utile aiutarsi con un monopiede, soprattutto usando pesanti teleobiettivi. A differenza del treppiede, più stabile, ma anche più lento e macchinoso da regolare, il monopiede è veloce da utilizzare e molto pratico per fotografare soggetti in movimento e quando è necessario spostare spesso l’attrezzatura, per cambiare punto di ripresa.

A volte, se non abbiamo il treppiede o il monopiede o non c’è tempo di estrarlo e regolarlo, è possibile aiutarsi cercando un appoggio di fortuna, come un tronco, un ramo o un masso. Spesso, un semplice appoggio, consente di evitare il mosso e di minimizzare il rischio del micro-mosso.

ISO ALTI? Non sono abituato ad alzare la sensibilità. Le mie immagini sono prevalentemente destinate alla stampa tipografica. Difficilmente scatto con iso sopra i 100. A volte, raramente, nella fotografia di animali alzo la sensibilità, a 400, 500, 640 iso. In questo caso, però, ho proprio esagerato, arrivando addirittura a 800 iso. Aveva quasi smesso di nevicare. La luce era poca, il sole stava per nascondersi dietro i contrafforti della Valnontey. Senza alzare gli iso ad almeno 800 iso, vista la poca luce, avrei ottenuto una foto mossa, anche per il movimento dei due camosci. Il diaframma è un f8. Non ho utilizzato la massima apertura di 5,6, per aumentare un po’ la profondità di campo della focale di 400 mm, visto che i soggetti sono su due piani diversi. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6.

Esposizione e misurazione spot

Trovandosi a fotografare un soggetto in mezzo alla neve, come per esempio uno stambecco, la differenza di luminosità tra il pelo scuro e il bianco dello sfondo potrebbe creare qualche problema di esposizione. Più il soggetto è piccolo e più è grande la massa bianca di neve nell’inquadratura, maggiori potrebbero essere i problemi. Lo stambecco potrebbe risultare troppo scuro e anche poco dettagliato. Se si aggiunge poi il fattore della neve che cade, la foto potrebbe essere decisamente inadeguata e poco nitida.

Per rendere leggibile il soggetto principale, meglio togliere il sistema esposimetrico a matrice e selezionare il sistema spot. La misurazione a matrice, suddivide l’immagine in varie zone, le misura tutte e calcola l’esposizione che ritiene corretta, facendo una media delle varie parti dell’inquadratura. Il sistema spot, invece, misura l’esposizione solo su una minima parte, dove si punta il sensore di misurazione, ignorando tutto il resto. Puntando, quindi, sul pelo dello stambecco, avremo una misurazione generalmente “corretta” sul soggetto, che risulterà essere ben leggibile e la neve circostante leggermente chiara, quasi sovraesposta.

In casi come questo, è opportuno accettare un compromesso, in quanto soggetto e sfondo hanno esposizioni molto diverse. Scattando in formato raw, comunque, sarà possibile intervenire efficacemente in post produzione, recuperando eventuali errori in sottoesposizione del soggetto (in genere sino a 2 stop) o in sovra esposizione dello sfondo (in genere sino a 1 stop). Tra l’altro i sistemi esposimetrici più moderni consentono risultati di buon livello anche con il sistema a matrice, soprattutto se abbinato all’utilizzo del formato raw, del file e ad una sapiente post produzione.

Un gheppio. I fiocchi erano molto piccoli. In questo caso è difficile renderli visibili, quasi impossibile. Le difficoltà dello scatto, quindi, sono dovute soprattutto a mancanza di luce. . Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 1000 (eh si addirittura); f 5,6; 1/200 di secondo. Appoggio di fortuna (tronco). La stabilizzazione dell’ottica è stata molto utile, in questo caso.
Un gheppio. I fiocchi erano molto piccoli. In questo caso è difficile renderli visibili, quasi impossibile. Le difficoltà dello scatto, quindi, sono dovute soprattutto a mancanza di luce. . Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 1000 (eh si addirittura); f 5,6; 1/200 di secondo. Appoggio di fortuna (tronco). La stabilizzazione dell’ottica è stata molto utile, in questo caso.
In genere si tende a non sfocare mai il primo piano. In questo caso, però, l’esigenza era duplice. Serviva un diaframma aperto, con un tempo di posa sufficientemente veloce per fermare il cervo e la poca profondità di campo contribuisce a dare l’idea dell’elusività del soggetto. Parco Paneveggio Pale di San Martino, nei pressi della ex Malga Colbricon. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6
In genere si tende a non sfocare mai il primo piano. In questo caso, però, l’esigenza era duplice. Serviva un diaframma aperto, con un tempo di posa sufficientemente veloce per fermare il cervo e la poca profondità di campo contribuisce a dare l’idea dell’elusività del soggetto. Parco Paneveggio Pale di San Martino, nei pressi della ex Malga Colbricon. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6

Neve e teleobiettivi zoom

Nella maggior parte delle situazioni, per fotografare gli animali alpini, si utilizzano i teleobiettivi, come già specificato in Fotografare gli animali, in montagna.

Nevicata molto intensa, salendo al rifugio Vittorio Emanuele, per la realizzazione di un libro di escursioni invernali. Sono parecchi i camosci che incontro lungo la salita. La maggior difficoltà, in questo caso, è stata proteggere l’ottica dalla neve, molto fitta. Un tempo di posa di 1/320, con una sensibilità ISO di 400 e un'apertura del diaframma a f/5,6 sono stati sufficienti per fermare la neve. Impossibile, o quasi, mettere a fuoco l’occhio del soggetto. In questo caso, però, ciò che conta è la neve e l’ambiente circostante, non solo il camoscio. 7) Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2;
Nevicata molto intensa, salendo al rifugio Vittorio Emanuele, per la realizzazione di un libro di escursioni invernali. Sono parecchi i camosci che incontro lungo la salita. La maggior difficoltà, in questo caso, è stata proteggere l’ottica dalla neve, molto fitta. Un tempo di posa di 1/320, con una sensibilità ISO di 400 e un’apertura del diaframma a f/5,6 sono stati sufficienti per fermare la neve. Impossibile, o quasi, mettere a fuoco l’occhio del soggetto. In questo caso, però, ciò che conta è la neve e l’ambiente circostante, non solo il camoscio.

Alcune ottiche tele, soprattutto focali zoom, possono avere qualche problema se utilizzati mentre sta nevicando. Utilizzando le focali lunghe degli zoom, può essere che una parte dell’obiettivo, allungandosi, si estrofletta, esponendo alcune parti interne dell’ottica ai fiocchi di neve. E’ necessario, quindi, prestare attenzione, soprattutto quando si torna alle focali corte e si accorcia, quindi, la lunghezza fisica dell’obiettivo.

E’ possibile che qualche fiocco di neve rimanga all’interno delle varie ghiere. La cosa migliore, in questi casi, è semplicemente asciugare queste parti, prima di riporre l’ottica nello zaino o nella borsa. Per approfondire le varie metodologie di protezione dell’attrezzature, guarda anche Fotografare con il brutto tempo.

Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. In questo scatto è evidente che la neve si veda maggiormente sulla superficie scura del camoscio. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 640; f 5,6; 1/250.
Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. In questo scatto è evidente che la neve si veda maggiormente sulla superficie scura del camoscio. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 640; f 5,6; 1/250.
Volpe al riparo, mentre nevica. Si sa…è furba, mica si bagna. Nikon D300; Nikkor 80-400 VR 1.
Volpe al riparo, mentre nevica. Si sa…è furba, mica si bagna. Nikon D300; Nikkor 80-400 VR 1.

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Recuperati 5mila animali selvatici in difficoltà in un anno nel territorio della Città metropolitana di Torino

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Nel 2023 i sanitari del CANC hanno curato quasi 5.000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati dai propri tecnici faunistici, da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città metropolitana di Torino. Tra le specie che più frequentemente in pericolo figurano: i colombi (645 esemplari), i rondoni (499), i ricci (494), i merli (300), i caprioli (103), le volpi (44), i rapaci (62) e i tassi (11). Nell’ambito di “Salviamoli insieme on the road”, gli interventi di recupero e salvataggio sul posto sono stati 250, mentre le segnalazioni telefoniche dei cittadini sono state 1.120.

E anche per il 2024 è stato rinnovato il progetto Salviamolinsieme per il recupero in campo della fauna selvatica, che vede l’impegno diretto del personale della Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città metropolitana insieme al Canc, il Centro animali non convenzionali all’interno della Struttura didattica speciale veterinaria dell’Università di Torino. Per l’anno in corso il finanziamento è di 37mila euro. 

Cosa fare se si trova un animale in difficoltà

Dal 2020 il servizio è attivabile 24 ore su 24 tutti i giorni, con una chiamata alla linea telefonica 349-4163385. Il Dipartimento Universitario di Scienze Veterinarie cura il servizio per conto della Città metropolitana. Il cittadino può chiamare il 349-4163385, che lo mette in contatto con un operatore specializzato. Parlando con l’operatore occorre cercare di identificare correttamente il luogo in cui è presente l’animale ferito o in difficoltà. L’operatore può nell’immediato dare consigli su come comportarsi in attesa dell’intervento dei sanitari veterinari. I tecnici che rispondono ai cittadini sono in possesso di una laurea che li abilita a soccorrere e gestire nel modo più corretto la fauna selvatica, tutelando l’incolumità propria e degli animali. L’esperienza accumulata in anni di servizio consente ai tecnici di valutare se, nei casi meno gravi, il cittadino può portare direttamente al CANC gli animali rinvenuti o se, invece, occorre un intervento diretto da parte di personale in grado di manipolare in maniera corretta animali che non sono abituati al contatto con l’uomo e possono subire danni gravi a seguito di un intervento errato.

Cosa prevede il progetto Salviamolinsieme

La convenzione conferma, per il 2024, l’attuale organizzazione di Salviamolinsieme presso il Canc a Grugliasco per le attività sanitarie e di mantenimento, cura e riabilitazione degli animali selvatici rinvenuti feriti o in stato di difficoltà sul territorio metropolitano, ed è articolato in: un servizio di primo soccorso operativo nelle ventiquattro ore tutti i giorni della settimana, in grado di garantire l’accettazione degli animali e le cure sanitarie urgenti o di primo livello; un centro sanitario attrezzato per la terapia medica e chirurgica, terapia post-intervento, prima ospedalizzazione; uno o più centri terapeutico-riabilitativi dotati di strutture atte alla degenza degli animali delle diverse specie e alla loro riabilitazione; una o più strutture che possano ospitare gli animali con invalidità croniche tali da non consentire la loro reimmissione in ambiente naturale e/o animali appartenenti alla fauna esotica recuperati o oggetto di sequestro.

LIBRI SUGLI ANIMALI

un regalo sempre gradito

Gli animali sono i nostri più grandi maestri di vita. Solo osservandoli nella loro quotidianità, e possibilmente nel loro habitat naturale, possiamo apprendere grandi lezioni sull’esistenza. Chi condivide le proprie giornate con un animale domestico o chi ama trascorrere il proprio tempo all’aria aperta ad osservare la fauna selvatica, sa quanta saggezza può giungere dal mondo animale.

C’è di più, però. Gli animali portano con sé simboli e significati che, se colti al momento giusto, possono far giungere le risposte alle nostre domande, possono indicarci la via da seguire. Gli animali, infatti, sono ottimi consiglieri di vita poiché non parlano con le parole della mente, ma con gli occhi dell’anima. Ecco perché, soprattutto quando ci sentiamo disorientati e confusi, è un toccasana immergerci nella natura e chiedere consiglio ai boschi e ai loro abitanti: il messaggio destinato a noi non tarderà ad arrivare, se abbiamo cuore aperto per poterlo afferrare.

Il potere spirituale degli animali è conosciuto anche dalla casa editrice Vivida che ha appena pubblicato un libro meraviglioso intitolato “Animali Guida“. L’autrice del volume è Federica Zizari (nome d’arte Kikosmica), operatrice olistica, facilitatrice di costellazioni familiari, artista spirituale. Le incantevole illustrazioni sono opere di Giada Ungredda, illustratrice e grafica italiana.

ALTRI TITOLI MOLTO APPREZZATI

La Leggenda degli Indiani d’America che ci racconta dove potremo ritrovare i nostri animali

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Manuela Valletti Ghezzi

I bimbi di oggi, abituati a giochi elettronici, difficilmente potranno crescere armonicamente e sviluppare sentimenti come compassione, gioia, dolore, amore, sentimenti che poi dovranno fare di loro uomini e donne degni di questo nome. Il loro futuro dipende da noi, da quanto sapremo farli emozionare positivamente. Spero che questo libro li aiuti.