Quando di giorno fa troppo caldo, molti animali preferiscono starsene tranquilli all’ombra e aspettare che le temperature si abbassino per uscire allo scoperto in cerca di cibo. Il problema è che la condizione di “troppo caldo” si verifica sempre più spesso: l’aumento delle temperature globali sta spingendo sempre più specie a rivedere le proprie strategie di sopravvivenza e di conseguenza le proprie abitudini – un cambio di paradigma che però non è sempre sostenibile.
LO STUDIO. Un esempio lampante di questo fenomeno è rappresentato dal cambiamento di abitudini dello stambecco delle Alpi, una delle specie più caratteristiche delle nostre montagne che, si legge in uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, sta rapidamente trasformandosi in un animale notturno perché, di giorno, ha troppo caldo. E non è detto che questo cambio radicale di abitudini faccia bene a questa capra.
ANIMALE DIFFUSO. Considerato a rischio minimo dall’IUCN, Capra ibex, cioè lo stambecco, è una capra selvatica ancora relativamente diffusa su tutto l’arco alpino, e che negli ultimi decenni in particolare ha conosciuto un piccolo boom di popolazione dopo essere andato vicino all’estinzione (a causa della caccia) alla fine dell’Ottocento. Ancora oggi non è difficile osservarlo in montagna, soprattutto tra Piemonte e Val d’Aosta: ed è proprio qui che è stato effettuato questo studio, nel Parco del Gran Paradiso.
Lo studio è nato da una semplice considerazione: di notte, gli stambecchi vivono in altura; di giorno, invece, scendono più verso valle in cerca di erba fresca da brucare. Il problema è che i loro habitat sono sempre più caldi, e le temperature diurne, soprattutto in estate, si fanno sempre meno sopportabili. Per scoprire la risposta degli stambecchi a questo cambiamento, il team dell’università di Sassari ha “taggato” e seguito gli spostamenti di 47 esemplari dal 2006 al 2019.
La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato allineamento alle direttive Ue in materia di caccia. Secondo Bruxelles «diversi atti legislativi italiani non sono conformi alla legislazione Ue», in particolare nei riguardi della Direttiva Uccelli e del regolamento Reach, che «limita l’uso di pallini contenenti piombo» per «proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute e umana».
La decisione arriva proprio mentre in Italia la commissione Agricoltura della Camera sta affrontando a tappe forzate la revisione delle norme sull’attività venatoria, tuttora riconducibili alla legge 157 del 1992. La nuova proposta di legge, che porta la prima firma del deputato leghista Francesco Bruzzone, eletto in Liguria e punto di riferimento per il mondo delle doppiette, punta ad allentare i vincoli per i cacciatori e ad allargare le maglie sull’utilizzo dei richiami vivi, affidando di fatto alle regioni la potestà legislativa in materia. Un precedente testo presentato dal senatore di FdI Bartolomeo Amidei aveva ipotizzato una vera e propria deregulation, con un estensione dei calendari, un aumento delle specie cacciabili, la possibilità di effettuare la caccia di selezione anche in zone dove normalmente non è possibile sparare (come aree urbane e aree protette) e arrivava pure a prevedere il rilascio della licenza ai 16enni. Sull’onda delle polemiche, soprattutto per quest’ultimo aspetto, la proposta di legge è stata però ritirata subito dopo la pausa natalizia.
La riforma è fortemente spinta da buona parte della maggioranza di governo, che nei cacciatori vede un proprio bacino elettorale di riferimento (il «derby» nella coalizione è soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia) e che ha bene in mente quanto una categoria tutto sommato compatta come quella dei cacciatori sia importante in vista delle Europee di giugno. Non è forse un caso che la commissione Agricoltura, presieduta da un altro leghista, stia procedendo in tempi velocissimi.
Alla proposta Bruzzone se ne contrappongono altre due, di segno diametralmente opposto: una avanzata da Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali ed esponente del gruppo Noi Moderati, che pure fa parte della la maggioranza; e una dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, generale dei carabinieri forestali prima del suo ingresso in politica nelle fila del M5S. Queste due proposte prevedono una riduzione dei calendari e degli orari di caccia e un aumento delle distanze minime da strade e abitazioni, quindi di fatto una limitazione all’attività dei cacciatori. Lunedì scorso i tre testi sono stati accorpati. Proprio in quell’occasione era stato fatto presente come le modifiche allo studio avrebbero potuto portare ad un intervento della Ue con l’avvio di procedure di infrazioni. Cosa che è avvenuta anzitempo, anche se ovviamente su norme precedenti. «Ma la sostanza non cambia — fanno notare i sostenitori delle proposte alternative —. Si vogliono introdurre cambiamenti a vantaggio di una minoranza che verranno poi fatti pagare a tutti i cittadini italiani» . «Se non c’è dibattito — puntualizza l’onorevole Costa — non c’è democrazia. Abbiamo chiesto una relazione al governo su vari aspetti del provvedimento e anche il parere del Cnel per un approfondimento tecnico giuridico sul profilo di costituzionalità. Non vorremmo che un contingentamento dei tempi fosse spinto solo da esigenze elettorali».
La procedura di infrazione è un atto autonomo della Commissione Ue, che esercita un potere discrezionale agendo di propria iniziativa o a seguito di segnalazioni da parte di gruppi parlamentari o di privati. Lo Stato membro che riceve la lettera di «messa in mora» ha due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni e replicare alle contestazioni. Qualora non risponda o dia risposte considerate non soddisfacenti,l la Ue può emettere un parere motivato con cui certifica l’inadempimento diffidando a porvi fine entro un dato termine. E qualora ciò non avvenga, la questione passa al vaglio della Corte di Giustizia dell’Ue, che ha sede in Lussemburgo, che può stabilire sanzioni economiche. Non si tratta di piccole contravvenzioni ma di un mix tra una somma forfettaria minima che per l’Italia è pari a circa 7 milioni di euro (l’importo è calcolato in base alla gravità dell’infrazione e al peso specifico dello Stato membro dal punto di vista del Pil e della rappresentanza nell’Europarlamento), a cui si aggiunge una penalità di mora che nel caso del nostro paese ammonta a poco più di 8.500 euro per ogni giorno di inadempienza . Sanzioni che ricadono sui conti pubblici e ma che dal punto di vista politico gettano sul Paese lo stigma dell’inadempienza e, di conseguenza, un minor potere contrattuale nelle sedi istituzionali.
Nel caso specifico, le violazioni contestate sono da un lato il fatto che «la legislazione italiana attribuisce alle Regioni il potere di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche in aree in cui è vietata la caccia, come le aree protette, e durante il periodo dell’anno in cui la caccia è vietata»; e dall’altro il non rispetto di quanto previsto dal regolamento Reach sull’uso del piombo nelle cartucce. Le norme introdotte da Lega e Fratelli d’Italia hanno infatti declassato la possibile ammenda in semplice sanzione amministrativa (da 200 a mille euro).
Il Cantone intende tutelare il mondo agricolo. Il prossimo periodo di regolazione inizierà il 1° settembre
Se il consigliere regionale valchiavennasco Silvana Snider (Lega) ha portato al Pirellone una mozione per la gestione della fauna selvatica, nella vicina Svizzera con i lupi si è passati alle vie di fatto. Negli scorsi due mesi, sulla base della legge sulla caccia (rivista), il Cantone dei Grigioni ha diminuito il numero dei lupi. Una scelta anche a tutela del mondo agricolo.
Tra il 1° dicembre 2023 e il 31 gennaio 2024 i guardiani della selvaggina cantonali hanno abbattuto complessivamente dodici lupi. Altri otto animali degli stessi branchi erano già stati abbattuti dai guardiani della selvaggina prima del 1° dicembre.
“Sono stati eseguiti 20 dei 31 abbattimenti autorizzati fino a fine gennaio 2024“, afferma da oltre il confine Arno Puorger, caposezione grandi predatori presso l’Ufficio per la caccia e la pesca. Questo significa che sono stati abbattuti circa due terzi degli animali per i quali era stato autorizzato l’abbattimento. Entro fine marzo 2024 il Cantone dei Grigioni potrà ancora abbattere un giovane lupo ciascuno dei branchi Stagias e Vorab, nel quadro delle cosiddette autorizzazioni reattive. È noto che in Svizzera i numeri sono numeri e i costi, per qualsiasi scelta, sono valutati con molto scrupolo a priori. Tanto che il Cantone “si rammarica del fatto che non sia stato possibile raggiungere gli obiettivi per tutti i branchi”. Considerati “lo sforzo straordinario e l’attuazione professionale da parte dell’organo cantonale di vigilanza della caccia”, il Cantone si dice però soddisfatto della prima regolazione proattiva avvenuta in tempi brevi. Questo perché i responsabili erano da subito consapevoli del fatto che la regolazione proattiva in questo breve periodo sarebbe stata una “grande sfida” e che il Cantone dei Grigioni si sarebbe avventurato su terreni inesplorati, tanto più che i lupi sono degli animali dotati di una spiccata capacità di apprendimento con un territorio molto vasto. Un’analisi delle esperienze acquisite “mostrerà cosa potrà essere migliorato nella prossima fase di regolazione”. L’analisi delle autorità elvetiche comprenderà anche il sostegno dei cacciatori che hanno praticato la caccia speciale durante le prime tre settimane di dicembre. Tuttavia, a seguito dei ricorsi delle organizzazioni per la protezione della natura, i cacciatori hanno potuto contribuire alla regolazione solo in singole regioni e in alcuni giorni. Il prossimo periodo di regolazione inizierà il 1° settembre 2024 e durerà fino al 31 gennaio 2025.
Esistono animali che sembrano adottare membri di altre specie, come Koko, il gorilla famoso per aver avuto un gattino come compagno, queste situazioni sono spesso il risultato dell’intervento umano… ma ci sono casi dove ciò avviene naturalmente e senza la nostra interferenza?
Harold Herzog, professore emerito alla Western Carolina University, sottolinea che questi casi avvengono principalmente in ambienti controllati come parchi faunistici, case o laboratori.
Nella letteratura scientifica, ci sono pochissimi esempi documentati di relazioni interspecie formatesi in natura. Tra questi, troviamo un delfino che ha adottato un cucciolo di una balena (lo stesso è stato visto con le orche), un leone che ha adottato un cucciolo di leopardo e scimmie cappuccine che hanno adottato un marmosetto. Questi rari casi suggeriscono che l’adozione di “animali domestici” in natura sia estremamente rara.
Per comprendere perché gli umani tengono animali domestici, Beth Daly, professore associato di antrozoologia all’Università di Windsor, propone quattro teorie principali: segnalare la propria idoneità come compagno, imparare a prendersi cura dei propri figli, combattere la solitudine e avere una presenza positiva nella propria vita. Tuttavia, Herzog e Daly concordano sul fatto che gli animali domestici non sono necessariamente benefici per tutti, poiché possono anche portare a problemi e disagi.
Herzog sostiene che ciò che distingue gli umani nel tenere animali domestici è la nostra capacità cognitiva di affezionarci a loro e riconoscere che sono esseri con una mente propria. Inoltre, la cultura umana gioca un ruolo significativo nella diffusione della pratica di tenere animali domestici. Insomma, mentre molti animali hanno bisogno di prendersi cura dei loro piccoli e possono beneficiare della compagnia, sembra che solo gli umani abbiano sviluppato la pratica di tenere animali domestici in senso tradizionale.
La ricerca è ancora “work in progress” e, poiché esistono specie che mostrano il lutto, è probabile che ce ne siano altre capaci di dimostrare affetto ad altre creature.
Anche i cani e gli animali che vanno in aereo con i loro padroni avranno il loro spuntino durante il volo. L’iniziativa è della compagnia aerea Vueling, la prima in Europa a prestare attenzione agli animali che viaggiano con i loro amici umani.
Cibo e snack per gli animali
La compagnia spagnola ammette in cabina animali domestici come cani di peso fino agli 8 Kg, gatti, uccelli (esclusi rapaci) e tartarughe, purchè collocati in un trasportino omologato. Il menù di bordo per gli animali prevede barrette di pollo e bocconcini di manzo, con prezzi che vanno dai 3,50 euro ai 5,50 euro. Snack sfiziosi per offrire agli amici a quattro zampe un’esperienza di viaggio ancora più piacevole.
«Abbiamo avuto molte richieste di poter portare in cabina il proprio animale domestico e abbiamo deciso di soddisfare le esigenze dei passeggeri» ha affermato un portavoce della compagnia.
Oltre al limite di peso, l’attuale politica della compagnia aerea prevede che gli animali siano muniti di tutti i documenti e i trattamenti idonei al viaggio, a seconda della destinazione. Anche il menu per i passeggeri ha avuto delle rivisitazioni per migliorarne la qualità con piatti più salutari a base vegetale o ipoallergenici, di produzione nazionale e con imballaggi privi di plastica per limitare gli sprechi.