Anche se è molto difficile da osservare, visto il suo carattere molto schivo, questo piccolo mammifero in realtà è molto diffuso nelle aree montane del nostro Paese, passando dalle Alpi alla Sicilia, fino alle zone montuose e boscose interne di Sicilia e Sardegna.
La donnola, nome scientifico Mustela nivalis,è un mammifero della famiglia deiMustelidilungo circa 30 centimetri, di cui 4 centimetri di coda. Ha il corpo snello ricoperto da un pelame soffice di colore fulvo sul dorso e grigio bianco sul ventre. Ha zampe corte, unghie aguzze e orecchie larghe.
Sono segnalati casi di donnole appartenenti a popolazioni montane, che durante l’inverno cambiano pelo assumendo una colorazione completamente o parzialmente bianca, molto simile all’ermellino.
Uno dei più piccoli mustelidi in natura
La donnola è il più piccolo mustelide che possiamo trovare in termini di dimensioni. Non supera i 30 centimetri di lunghezza per un peso compreso tra i 40 e 130 grammi. Il suo corpo snello ed allungato si caratterizza da quattro piccole zampine con cinque dita munite di robusti cuscinetti e unghie affilate che ne fanno un rapido cacciatore.
Durante i mesi più freddi infatti varia di lunghezza, spessore e colore, diventando progressivamente più chiaro, fino a sfociare nel bianco per favorire il mimetismo negli ambienti innevati.
Habitat e distribuzione
Anche se è molto difficile da osservare, visto il suo carattere molto schivo, questo piccolo mammifero in realtà è molto diffuso nelle aree montane del nostro Paese, passando dalle Alpi alla Sicilia, fino alle zone montuose e boscose interne di Sicilia e Sardegna.
Il suo grado di adattamento, e la ricerca di cibo le consentono di trovare il giusto habitat sia in zone coltivate, come in aree boschive e incolte. Ultimamente si sta adattando anche agli ambienti rurali, maggiormente urbanizzati.
Sondaggio Youtrend/Quorum, in vista delle elezioni europee: la tutela degli animali sta a cuore alla stragrande maggioranza degli italiani, indipendentemente dal colore politico.
Un nuovo sondaggio realizzato per la campagna “Vote for Animals” mostra che per l’85% degli italiani la politica dovrebbe fare di più per gli animali e che il 57% degli elettori preferisce votare per candidati/e che hanno a cuore la tutela degli animali. Altissima, 82%, anche la percentuale degli attenti ai temi animalistifra gli indecisi e coloro che a oggi si dichiarano astenuti e che quindi potrebbero tornare al voto.
È schiacciante la maggioranza degli italiani che vuole maggiori tutele per tutti gli animali, compresi quelli allevati a scopo alimentare e un italiano su due darebbe la preferenza a candidati/e che abbiano a cuore questi obiettivi. Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Youtrend/Quorum per le principali associazioni nazionali per la difesa degli animali che aderiscono alla campagna “Vote for Animals – Anche gli animali votano” di cui fa parte Animalisti Italiani Onuls, l’85% degli elettori italiani si dichiara interessato alla tutela degli animali, con picchi dell’88% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, del 90% tra gli elettori di PD e del 91% degli elettori del Movimento 5 Stelle, fino al 97% di Alleanza Verdi Sinistra.
Tra chi si dimostra concretamente interessato alle varie tematiche che riguardano la tutela degli animali, quasi uno su cinque (18%) alle Europee vorrebbe esprimere una preferenza per un candidato che metta espressamente al centro del suo programma questo tema. Molti elettori di questo tipo si trovano davanti una politica che fino ad oggi non ha soddisfatto le loro esigenze: l’83% di loro, infatti, è d’accordo con l’affermazione “i partiti non rappresentano la mia sensibilità verso gli animali”.
Gli italiani e le italiane che hanno a cuore la salvaguardia degli animali sono una maggioranza schiacciante all’interno di tutti i segmenti demografici: uomini e donne, giovani e anziani, elettori di destra, di centro e di sinistra. In tema di preferenze, gli elettori che hanno manifestato un interesse per la difesa degli animali performano ancora meglio della media nazionale (54%), con un 24% che afferma che sicuramente esprime una preferenza e un 36% che probabilmente lo farà, per un totale di 60%.
Sui temi specifici gli italiani chiedono maggiori tutele, senza distinzioni tra animali. Il 76% di tutti gli elettori vuole l’eliminazione di pratiche crudeli negli allevamenti, mentre il 63% vuole restrizioni anche a livello UE sulla produzione e commercializzazione di pellicce. Il 73% chiede standard minimi chiari per tracciabilità, allevamento e cessione di cani e gatti e il 70% vuole maggiori protezioni per la fauna selvatica.
“I dati che abbiamo rilevato parlano chiaro. Gli italiani sono un popolo che ama gli animali e ha a cuore il tema della loro tutela” afferma Salvatore Borghese, cofondatore e senior analyst di Quorum/YouTrend. “A differenza di molti altri temi che indaghiamo regolarmente, quando si parla di tutela degli animali, in tutte le sue declinazioni, riscontriamo una condivisione elevatissima, che va oltre le differenze anagrafiche e politiche. È sicuramente un tema difficile da ignorare per chi fa politica e deve rappresentare – e intercettare – il consenso degli elettori”.
“Con la campagna Vote for Animals in Italia diamo voce a milioni di italiani e italiane che chiedono di più per gli animali e che si aspettano candidati e candidate che faranno la propria parte anche in Europa. Le elezioni europee di giugno sono un’opportunità unica per tutti i partiti italiani per mostrare al proprio elettorato che lavoreranno anche in questa direzione, prendendo impegni concreti come quelli proposti dalla nostra coalizione. Chiediamo a tutti i partiti, candidati e candidate di aderire ai nostri 10 punti programmatici e di lavorare in Europa per un mondo con più diritti per tutti gli animali, per l’ambiente e per la nostra salute concretizzando così davvero il principio One Health” dichiarano le associazioni.
*Le organizzazioni coordinatrici di Vote for Animals in Italia sono Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV. Aderiscono Animalisti Italiani, Animal Equality Italia, ENPA, LAC, Leidaa, LNDC Animal Protection, Save the Dogs.
Nota metodologica: Sondaggio svolto con metodologia CATI, CAMI e CAWI tra il 4 e il 9 Aprile 2024 su un campione di 1500 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagati per quote di genere ed età incrociate, stratificate per titolo di studio. Il margine d’errore è del +/- 2,5% con un intervallo di confidenza del 95%
La coautrice dello studio Kelly Swanson, professoressa di scienze animali e nutrizionali all’Università dell’Illinois, afferma con precisione che il cibo che mangiano i cani ha un effetto significativo sui tipi di microrganismi presenti nel loro intestino.
“La qualità e la composizione chimica degli ingredienti e la digeribilità dei nutrienti sono fattori chiave”, ha detto Kelly. “Questo è un fattore importante nel nostro studio perché l’elenco degli ingredienti, la composizione chimica (profilo dei nutrienti) e la digeribilità dei nutrienti erano abbastanza diversi tra le diete.
Le diete leggermente cotte e crude erano un po’ più ricche di proteine e/o grassi, ed erano più digeribili della dieta estrusa” (2). Sulla base della dichiarazione di Swanson, sembra che le diete leggermente cotte e crude si sono rivelate più facili da digerire per i cani, rispetto alla dieta estrusa ultraelaborata.
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Leggermente Cotte e Crude sono più Digeribili delle Crocchette
Dato che tutti e tre i tipi di cibo per cani non sembravano causare problemi di salute, uno dei risultati di questa ricerca potrebbe essere che gli alimenti per cani estrusi, leggermente cotti e crudi, possono soddisfare le esigenze nutrizionali dei cani se realizzati utilizzando linee guida e sicurezza basate sull’evidenza dei protocolli.
Sfortunatamente, dopo un breve test di alimentazione di 28 giorni, nei cani ci si aspetterebbero pochissimi problemi di salute visibili.
Dopotutto, la maggior parte delle carenze nutrizionali negli animali domestici non sono evidenti anche dopo mesi di diete squilibrate e di scarsa qualità, da qui la facilità con cui gli alimenti per animali domestici di pessima qualità superano le prove di alimentazione “gold standard” dell’AAFCO per determinare l’adeguatezza nutrizionale. Alla luce di tutti questi studi effettuati, l’industria degli alimenti per animali domestici ultraelaborati non ha davvero altra scelta che iniziare a valutare i benefici per la salute degli alimenti freschi per cani (crudo e cotto delicatamente)
I Cani Alimentati con Cibi Crudi sono più Sani rispetto a quelli nutriti con le Crocchette
Altre ricerche sull’impatto della dieta sul microbioma intestinale del cane, hanno fornito una migliore comprensione dei benefici dell’alimentazione di diete specifiche per specie.
Ad esempio, uno studio italiano del 2016 ha confrontato l’influenza di una dieta a base di carne e verdura cruda, rispetto a una dieta estrusa in 8 Boxer sani.
Gli autori dello studio hanno concluso che l’alimentazione di una dieta cruda ha promosso una crescita più equilibrata delle comunità batteriche, e un cambiamento positivo nelle letture delle funzioni intestinali sane rispetto a una dieta estrusa (3).
E in uno studio del 2017 in Nuova Zelanda su 15 cani adulti, i ricercatori hanno scoperto che i cani alimentati con una dieta a base di carne rossa cruda, mostravano livelli più elevati di digeribilità di proteine, ed energia rispetto ai cani alimentati con crocchette. Hanno anche prodotto meno feci con livelli più bassi di acidi grassi volatili fecali (4).
Per quanto riguarda i batteri intestinali, gli autori dello studio hanno osservato che:
La dieta ha influenzato in modo significativo 27 famiglie microbiche e 53 generi nelle feci. In particolare, le abbondanze di Bacteriodes, Prevotella, Peptostreptococcus e Faecalibacterium erano inferiori nei cani alimentati con dieta a base di carne, mentre Fusobacterium, Lactobacillus e Clostridium erano tutti più abbondanti.
Il cambiamento nel microbiota è correlato alla digeribilità di proteine e grassi nei cani. Comprendendo la relazione tra il microbioma di un cane e la digeribilità del cibo consumato, possiamo ottenere informazioni sull’influenza della dieta sul benessere generale dei nostri animali domestici.
Il Cibo Fresco è il Miglior Cibo per i Cani
Quando si tratta di diete leggermente cotte, ci sono marchi di eccellente qualità in commercio.
E’ importante, quindi, ricercare a fondo l’azienda più adatta. Alcuni dei marchi più popolari venduti nei negozi di alimentari e nei grandi magazzini hanno una data di scadenza di refrigerazione di sei mesi, il che dovrebbe immediatamente dirti che è stato altamente conservato in qualche forma o modo che vale la pena approfondire.
Le carni cotte refrigerate dovrebbero in genere essere consumate dopo dieci giorni, secondo la maggior parte degli esperti di sicurezza alimentare, quindi qualsiasi prodotto alimentare refrigerato per animali che pubblicizza mesi di durata di conservazione, è altamente sospetto e vale la pena metterlo in discussione.
Il consiglio è di evitare crocchette altamente trasformate e di nutrire il vostro amico a quattro zampe con una dieta specifica per specie, e dal punto di vista nutrizionale meno trasformata, il che significa cibo contenente proteine animali di alta qualità, umidità, grassi sani e fibre, con contenuto di amido basso o nullo.
Una dieta casalinga cruda o cucinata in modo delicato, dal punto di vista nutrizionale è la scelta migliore per gli animali domestici. Anche se inserisci questa modalità solo in uno o due pasti a settimana, è già un buon risultato.
Se non vuoi occuparti di dover elaborare una dieta equilibrata a casa, allora puoi nutrire il tuo cane con cibo crudo pre-bilanciato, disponibile in commercio o cucinato delicatamente, fatto con ingredienti di qualità umana. L’alternativa è rappresentata dal cibo disidratato di altissima qualità. Un alimento completo e ricco di antiossidanti, vitamine e minerali, utili al tuo cane. Buono, naturale e facile da preparare, basta solo aggiungere acqua calda e il tuo cane avrà subito un pasto bilanciato e gustoso.
Sempre più spesso esseri umani, cani e gatti soffrono di intolleranza al glutine, ovvero di celiachia.
La celiachia, conosciuta anche come Morbo celiaco,è una malattia autoimmune dell’intestino tenue, che viene scatenata dalla gliadina, proteina contenuta nel glutine, presente nei cereali come frumento, orzo, segale, farro, avena, kamut e altri, alla quale l’organismo può reagire in maniera allergica.
Il glutine è appiccicoso per natura e può agire come colla nell’intestino. Quando il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo al glutine, questa reazione danneggia i villi intestinali, essi sono simili a capelli che rivestono l’intestino tenue. I villi assorbono vitamine, minerali e altri nutrienti dal cibo che mangiamo. Però se i villi sono danneggiati, non è possibile assumere abbastanza nutrienti, indipendentemente dalla quantità. Di conseguenza il malassorbimento può portare a diarrea, affaticamento, perdita di peso, gonfiore e anemia (1) (2).
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I sintomi più comuni della celiachia sono correlati a problemi cutanei, ma possono anche essere gastroenterici. I sintomi dell’intolleranza al glutine nel cane e nel gatto,da tenere d’occhio,comprendono:
· prurito
· eccessiva perdita di pelo;
· alopecia;
· pelle infiammata;
· piaghe e croste;
· dermatiti ed eczemi;
· diarrea, vomito, costipazione;
· perdita di peso;
· debolezza;
· anemia.
Questi segni sono comuni anche a molti altri tipi di allergie negli animali domestici. Quando il cane e il gatto soffrono di uno di questi sintomi, non significa necessariamente che siano causati da un’intolleranza al glutine. È necessario consultare il veterinario per approfondire.
Esseri umani e animali celiaci possono sviluppare i seguenti problemi (3):
♦ ipotiroidismo;
♦ diabete;
♦ epatite autoimmune;
♦ problemi articolari (artrite, artrosi);
♦ infiammazioni cutanee (dermatite erpetiforme);
♦ problemi ai nervi.
Purtroppo questi fenomeni nei cani e nei gatti non sono ancora materia di studio. La ricerca sull’intolleranza al glutine negli animali è solo agli inizi. L’incidenza dell’intolleranza nei cani e nei gatti non è nota. Di recentesi è dimostrato chiaramente che una malattia analoga alla celiachia degli esseri umani si presenta nel Setter irlandese e le esperienze cliniche dimostrano che anche altre razze ne possono venire colpite (4).
Le Complicazioni della Celiachia
La celiachia non trattata può causare:
Malnutrizione: come accennato prima, quando l’intestino tenue viene danneggiato, non può assorbire abbastanza nutrienti. Questa condizione causa malnutrizione, che a sua volta può causare anemia e perdita di peso (5).
Perdita di calcio e densità ossea: il malassorbimento di calcio e vitamina D può portare ad un ammorbidimento dell’osso e/o una perdita di densità ossea, facilitando l’insorgenza di problemi come artrite e artrosi (6) (7).
Cancro: i soggetti celiaci che non mantengono una dieta priva di glutine hanno un rischio maggiore di sviluppare diverse forme di cancro, tra cui il linfoma intestinale e il cancro dell’intestino tenue (8).
Problemi neurologici: i soggetti affetti da celiachia possono sviluppare problemi neurologici come convulsioni o neuropatia periferica (9).
Come Sapere se l’Animale Domestico ha una Sensibilità al Glutine?
Se il cane o il gatto soffrono di dolori articolari da causa sconosciuta, allergie per tutto l’anno, convulsioni/epilessia, infezioni ricorrenti all’orecchio, diarrea cronica o altri problemi di salute cronici, e se nessun trattamento sembra essere in grado di migliorare la sua condizione, si consiglia di discutere la possibilità di celiachia con il proprio veterinario e chiedergli di fare alcuni esami.
È possibile diagnosticare la sensibilità al glutine nei cani e nei gatti, ma ci vuole tempo per essere completamente certi. Quando si tratta di allergie al cibo per animali domestici, ci sono due opzioni: analisi del sangue e test alimentari. Secondo alcune ricerche, le analisi del sangue sono a volte imprecise nella diagnosi di allergie alimentari nei cani e gatti (10) (11). Per identificare un’intolleranza al glutine negli animali domestici, molti veterinari consigliano una dieta ad eliminazione (12) (13). Leggi anche “Allergia del cane e del gatto: come aiutarli”.
Sono tante infatti le minacce determinate dall’essere umano nei confronti degli animali. Uno di questi è l’uso a fini tradizionali o superstiziosi. Portafortuna, antimalocchio, poteri magici, farmacologici, afrodisiaci: molte sono le credenze popolari legate ai presunti benefici portati da prodotti animali o parti di essi e diffuse in tutto il mondo, Italia compresa. Ma gli effetti che queste comportano su molte specie selvatiche sono purtroppo pesanti portando queste spesso sull’orlo dell’estinzione.
L’allarme è stato lanciato da WWF e CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) in occasione del World Wildlife Day hanno anticipato il report dal titolo “La sfortuna è farli estinguere” realizzato per la Giornata Anti Superstizione, che ricorrerà venerdì 17 maggio.
Nel report, che riprende il dossier dallo stesso titolo che sarà pubblicato su Query, la rivista trimestrale del CICAP in uscita ad aprile, si descrivono le minacce legate a tradizioni e superstizioni molte delle quali antichissime, comparendo talvolta anche nei bestiari medioevali o nei trattati di filosofia naturale rinascimentali, ed è presentata la mappa globale di questo fenomeno. La perdita di specie animali si traduce in un danno non solo per la biodiversità ma anche per la specie umana dato che molte di esse svolgono un ruolo fondamentale sugli equilibri degli habitat in cui vivono, sulla regolazione del clima, sulla produzione di cibo.
Tra gli utilizzi di specie legate a superstizioni e tradizioni antiche e moderne, al primo posto c’è la medicina tradizionale orientale, soprattutto Cina ma anche Vietnam, Giappone, Thailandia, che si rifornisce tuttora di animali o loro parti come la bile degli orsi della luna, le ossa, pelli e altre parti della tigre, il corno di rinoceronte (soprattutto in Vietnam), la pelle dell’asino selvatico africano, il cavalluccio marino essiccato e/o ridotto in polvere. La tigre, nonostante alcuni recenti segnali di ripresa, come in Bhutan e Russia, è ancora a rischio di estinzione e considerata minacciata dalla Lista Rossa IUCN.
Dell’asino selvatico africano si stima un numero di individui potenzialmente in grado di riprodursi compreso tra 20 e 200 ed è considerato in pericolo critico di estinzione. Un recente report ha registrato dal 2023 una ripresa del bracconaggio di rinoceronti neri in alcune aree del SudAfrica, con circa 500 animali uccisi, dopo un calo durato alcuni decenni. La specie è rimasta nel continente africano con poco più di 5.000 esemplari, e quindi considerata in pericolo critico di estinzione.
La medicina tradizionale cinese impiega nella propria farmacopea circa 12.000 sostanze diverse. Tra queste, l’85% è di origine vegetale, il 2% di origine minerale, mentre i rimedi ricavati dagli animali sono circa il 13%. Sebbene ci siano stati negli ultimi anni diversi sforzi da parte dell’autorità di Pechino per fermare il traffico delle specie più a rischio (rimuovendo dagli elenchi delle specie commercializzabili quelle più minacciate, o sostituendo alcuni animali selvatici con altri di allevamento), questa pratica costituisce ancora un fattore chiave nell’estinzione di molte specie. Poteri “farmacologici” vengono attribuiti ad animali anche in alcune regioni italiane: ad esempio, il vino misto al sangue di anguilla è considerato un rimedio contro l’ubriachezza e l’alcolismo. La specie è minacciata da pesca eccessiva, inquinamento, cambiamenti climatici ed è considerata in pericolo critico di estinzione.
Presunti poteri afrodisiaci vengono assurdamente attribuiti alla carne di balena in Giappone, all’oloturia o cetriolo di mare, all’estratto delle ghiandole del mosco o cervo muschiato (le cui popolazioni continuano a diminuire rendendo la specie vulnerabile per l’IUCN), allo stesso cavalluccio marino o alla polvere di corna di cervo, ai nidi del rondone asiatico salangana fino ai veri e propri ‘filtri d’amore’ come quelli prodotti con i genitali della iena. In medicina ayurvedica si utilizzano i genitali del varano, spacciati per una pianta medicinale, l’hatha jodi. Sul fronte del significato simbolico la lista è particolarmente fantasiosa anche in Italia: emblematico è il caso del falco pecchiaiolo, decimato per decenni sullo Stretto di Messina per ‘mettere gli uomini al riparo’ dalle infedeltà coniugali, e ancora oggi minacciato, soprattutto in fase di migrazione.
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