World Wildlife Day: quali sono gli animali decimati dalla superstizione

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Sono tante infatti le minacce determinate dall’essere umano nei confronti degli animali. Uno di questi è l’uso a fini tradizionali o superstiziosi. Portafortuna, antimalocchio, poteri magici, farmacologici, afrodisiaci: molte sono le credenze popolari legate ai presunti benefici portati da prodotti animali o parti di essi e diffuse in tutto il mondo, Italia compresa. Ma gli effetti che queste comportano su molte specie selvatiche sono purtroppo pesanti portando queste spesso sull’orlo dell’estinzione.

L’allarme è stato lanciato da WWF e CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) in occasione del World Wildlife Day hanno anticipato il report dal titolo “La sfortuna è farli estinguere” realizzato per la Giornata Anti Superstizione, che ricorrerà venerdì 17 maggio. 

Nel report, che riprende il dossier dallo stesso titolo che sarà pubblicato su Query, la rivista trimestrale del CICAP in uscita ad aprile, si descrivono le minacce legate a tradizioni e superstizioni molte delle quali antichissime, comparendo talvolta anche nei bestiari medioevali o nei trattati di filosofia naturale rinascimentali, ed è presentata la mappa globale di questo fenomeno. La perdita di specie animali si traduce in un danno non solo per la biodiversità ma anche per la specie umana dato che molte di esse svolgono un ruolo fondamentale sugli equilibri degli habitat in cui vivono, sulla regolazione del clima, sulla produzione di cibo.

Tra gli utilizzi di specie legate a superstizioni e tradizioni antiche e moderne, al primo posto c’è la medicina tradizionale orientale, soprattutto Cina ma anche Vietnam, Giappone, Thailandia, che si rifornisce tuttora di animali o loro parti come la bile degli orsi della luna, le ossa, pelli e altre parti della tigre, il corno di rinoceronte (soprattutto in Vietnam), la pelle dell’asino selvatico africano, il cavalluccio marino essiccato e/o ridotto in polvere. La tigre, nonostante alcuni recenti segnali di ripresa, come in Bhutan e Russia, è ancora a rischio di estinzione e considerata minacciata dalla Lista Rossa IUCN.

Dell’asino selvatico africano si stima un numero di individui potenzialmente in grado di riprodursi compreso tra 20 e 200 ed è considerato in pericolo critico di estinzione. Un recente report ha registrato dal 2023 una ripresa del bracconaggio di rinoceronti neri in alcune aree del SudAfrica, con circa 500 animali uccisi, dopo un calo durato alcuni decenni. La specie è rimasta nel continente africano con poco più di 5.000 esemplari, e quindi considerata in pericolo critico di estinzione.

La medicina tradizionale cinese impiega nella propria farmacopea circa 12.000 sostanze diverse. Tra queste, l’85% è di origine vegetale, il 2% di origine minerale, mentre i rimedi ricavati dagli animali sono circa il 13%. Sebbene ci siano stati negli ultimi anni diversi sforzi da parte dell’autorità di Pechino per fermare il traffico delle specie più a rischio (rimuovendo dagli elenchi delle specie commercializzabili quelle più minacciate, o sostituendo alcuni animali selvatici con altri di allevamento), questa pratica costituisce ancora un fattore chiave nell’estinzione di molte specie. Poteri “farmacologici” vengono attribuiti ad animali anche in alcune regioni italiane: ad esempio, il vino misto al sangue di anguilla è considerato un rimedio contro l’ubriachezza e l’alcolismo. La specie è minacciata da pesca eccessiva, inquinamento, cambiamenti climatici ed è considerata in pericolo critico di estinzione.

Presunti poteri afrodisiaci vengono assurdamente attribuiti alla carne di balena in Giappone, all’oloturia o cetriolo di mare, all’estratto delle ghiandole del mosco o cervo muschiato (le cui popolazioni continuano a diminuire rendendo la specie vulnerabile per l’IUCN), allo stesso cavalluccio marino o alla polvere di corna di cervo, ai nidi del rondone asiatico salangana fino ai veri e propri ‘filtri d’amore’ come quelli prodotti con i genitali della iena. In medicina ayurvedica si utilizzano i genitali del varano, spacciati per una pianta medicinale, l’hatha jodi. Sul fronte del significato simbolico la lista è particolarmente fantasiosa anche in Italia: emblematico è il caso del falco pecchiaiolo, decimato per decenni sullo Stretto di Messina per ‘mettere gli uomini al riparo’ dalle infedeltà coniugali, e ancora oggi minacciato, soprattutto in fase di migrazione.

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I veleni per i nostri pets

I rodenticidi sono pesticidi usati per eliminare, prevenire e allontanare l’azione dei roditori. Al tempo stesso, questi rappresentano uno dei motivi più frequenti di avvelenamento tra gli animali domestici. Ad avvalorare quello che stiamo dicendo, c’è la testimonianza del centro antiveleni italiano che afferma che questa cosa, e che rappresenta il 27,6% delle chiamate ricevute (1).

Negli Stati Uniti, più di 100 decessi di animali domestici causati da rodenticidi vengono segnalati ogni anno all’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale (2) e probabilmente molti altri non vengono denunciati. I rodenticidi sono anche entrati nella lista delle 10 tossine più pericolose per gli animali domestici stilata dall’ASPCA nel 2019, posizionandosi al settimo posto. I casi di esposizione ai rodenticidi sono aumentati in quell’anno, rappresentando il 6,8% di quelli presi in carico dall’Animal Poison Control Center (3).

Cosa Rende così Pericolosi i Rodenticidi?

Ciò che rende i rodenticidi così pericolosi sono senza dubbio le loro piccole dimensioni, che possono essere facilmente masticate da cani e gatti, e il loro uso diffuso. Blocchi o prodotti a base di cereali, sono utilizzati da tutti per combattere questo problema dei roditori, e quindi è possibile trovarli disseminati in case, garage, fienili, fattorie, parchi e aree naturali.

Sebbene molti prodotti appaiano simili, possono contenere ingredienti attivi molto diversi, che influiscono sul tipo di trattamento necessario. Se il tuo animale domestico ingerisce rodenticida, conserva la confezione o cerca di fornire una descrizione accurata di come appariva al tuo veterinario, per aiutarlo ad identificare di che tipo preciso.

Quattro Rodenticidi Comuni a cui Prestare Attenzione

Un cane che e accarezzato

Di  seguito sono riportati i quattro rodenticidi più comuni di cui tutti i proprietari di animali domestici dovrebbero essere a conoscenza (4). È meglio evitare di usare questi prodotti in casa o in giardino, poiché gli animali domestici sono bravissimi a scovarli, anche quando si è convinti di averli messi fuori dal loro raggio di azione.

Gli animali domestici, per non parlare della vegetazione circostante, possono anche essere avvelenati dai rodenticida.

1. Anticoagulanti

Questi possono essere sia a breve durata d’azione (warfarin) che a lunga durata (brodifacoum e bromadiolone) e agiscono inibendo la vitamina K1 epossido reduttasi, che riduce i fattori di coagulazione, con conseguente sanguinamento incontrollato. I segni di emorragia interna includono letargia, tosse, difficoltà respiratorie e gengive pallide. Possono anche verificarsi vomito, diarrea, sangue dal naso, lividi, sangue nelle urine e sanguinamento dalle gengive, sebbene meno comuni come sintomi.

I rodenticidi anticoagulanti sono stati vietati per uso residenziale dal 2011, ma se il tuo animale domestico è esposto, il trattamento richiede vitamina K1 per via orale, per un periodo da cinque a 30 giorni. Mentre i gatti raramente soffrono di avvelenamento da anticoagulanti, i cani possono essere molto sensibili a questa cosa e possono essere avvelenati anche ingerendone una quantità molto piccola.

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2. Colecalciferolo (vitamina D3)

Secondo la Pet Poison Helpline: per cani e gatti, questo è uno dei rodenticidi più pericolosi sul mercato e sta guadagnando popolarità principalmente a causa delle restrizioni dell’EPA sui rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione (5). I sintomi di avvelenamento includono debolezza, letargia, diminuzione dell’appetito e alitosi, con insufficienza renale acuta, che si sviluppa due o tre giorni dopo l’ingestione. Sebbene non esista un antidoto specifico, alcuni animali rispondono a un trattamento aggressivo che include liquidi e farmaci EV per ridurre la concentrazione di calcio nel corpo.

Un cucciolo esaminato da un veterinario

3. Bromethalin

Questo rodenticida è neurotossico e causa edema cerebrale o accumulo di liquidi intorno al cervello. Possono verificarsi tremori, mancanza di coordinazione, convulsioni, paralisi e morte, con sintomi che si sviluppano da due ore a quattro giorni dopo l’ingestione.

Carbone attivo, liquidi EV e farmaci, sono necessari per ridurre l’edema al cervello. I gatti sono particolarmente sensibili ai rodenticidi brometalina.

4. Fosfuri di zinco e alluminio

Questi veleni producono gas tossici e sono spesso usati in esche per talpe e geomidi, ma possono anche essere trovati in esche per ratti e topi. Quando ingerito, viene rilasciato gas fosfina che può causare gonfiore allo stomaco, vomito, dolore addominale, shock, convulsioni e danni al fegato. Dare antiacidi subito dopo l’ingestione, può aiutare a ridurre la quantità di gas prodotto, ma è necessaria un’assistenza veterinaria immediata per decontaminare lo stomaco dell’animale. Anche il personale veterinario è a rischio a causa dei fumi che possono essere rilasciati durante questo processo o anche dal vomito dell’animale.

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Pet Poison Helpline ha osservato che: “La dose tossica è molto piccola e quasi tutti gli animali che ingeriscono questo veleno devono essere visitati da un veterinario. Se l’animale vomita in macchina mentre è in viaggio verso la clinica veterinaria, i finestrini devono essere aperti per evitare l’inalazione di fosfina gassosa “ (6). Se ritieni che il tuo animale abbia ingerito rodenticida, richiedi immediatamente assistenza veterinaria di emergenza, fornendo quante più informazioni possibili sul prodotto ingerito.

matea

Fonte www.fitopets.com

Trentino, insegue il lupo sulla pista da sci ma l’animale si schianta: rischia l’arresto e una multa salata

Lupo grigio

In queste ore, sta circolando sui social un video che mostra uno sciatore impegnato nel tentativo di catturare un lupo accidentalmente finito su una pista della Val di Fiemme in Trentino. Nella sua frenetica fuga per sfuggire, l’animale alla fine si scontra contro le reti di protezione. A seguito di questo episodio, l’Ente Nazionale Protezione Animali ha presentato una denuncia contro autori sconosciuti presso la Procura di Trento, ipotizzando reati di maltrattamento e uccisione di animali. Se il lupo fosse deceduto nell’incidente, l’autore del video rischierebbe una pena detentiva fino a due anni. La situazione in Val di Fiemme non è considerata un evento isolato, poiché si registrano numerosi casi di animali selvatici, soprattutto lupi e orsi, che vengono inseguiti da veicoli, alimentati o attirati per scattare selfie, uccisi con trappole o colpiti da colpi di arma da fuoco. L’Enpa ha sottolineato che a causa di comportamenti irresponsabili come questi, siamo noi umani a rappresentare una minaccia per la fauna selvatica, e non viceversa.

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Uomini sepolti con animali, una ricerca nella necropoli del seminario vescovile

I reperti sono stati analizzati da più punti di vista, da quello archeologico a quello paleogenetico, per scoprire il significato della presenza di maiali, ma anche di cani e cavalli, nelle tombe

Dallo scavo archeologico del seminario vescovile di Verona nuove quesiti e un nuovo modo di analizzare le antiche sepolture degli uomini con animali. Sono stati pubblicati ieri, 14 febbraio, su Plos One i risultati di una ricerca del progetto Celtudalps che si è concentrata sui resti di animali trovati in alcune sepolture risalenti all’Età del Ferro (tra il III e il I secolo a.C.) e presenti nel sito scaligero del seminario vescovile.

Nello scavo sono state trovate 161 sepolture e tra queste ce ne sono 16 in cui sono state rinvenute anche tracce di animali. Questi animali potevano rappresentare una sorta di offerta di cibo ai defunti. Ed infatti si tratta per lo più di animali che all’epoca e ancora oggi sono mangiati dagli uomini, come polli, bovini o maiali. Ma in quattro tombe sono stati trovati resti di animali che non venivano mangiati, come cani e cavalli. Per comprendere il significato di queste sepolture, i ricercatori hanno incrociato dati di tipo archeologico, antropologico, isotopico, paleogenetico e zooarcheologico, validando l’idoneità di una ricerca basata su più angoli interpretativi. Sono state quindi prese in considerazione la demografia, la dieta, i geni e le condizioni delle tombe in cui sono stati trovati uomini e animali.

I risultati non hanno fornito delle risposte definitive, ma hanno permesso di escludere certe ipotesi. Ad esempio, gli umani trovati nelle tombe con gli animali non sono imparentati tra loro e questo dimostrerebbe che la pratica della sepoltura con animali non era un rituale ristretto a determinate famiglie. Questi ritrovamenti sono stati poi ritenuti coerenti con altri reperti trovati in zone con tradizioni culturali transalpine. Tradizioni che potrebbero essersi mescolate con culture locali. E non è stato infine ancora possibile trovare il reale significato di queste inumazioni, che potrebbero avere un simbolismo religioso o potrebbero essere semplicemente le sepolture di umani con i loro animali da compagnia.

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L’origine degli animali sulla Terra, spiegata

Oggi diamo per scontata la presenza degli animali sulla Terra. Ma con un ambiente privo di ossigeno e ricco di metano, per gran parte della sua storia la Terra non sarebbe stata un luogo accogliente per gli animali. Le prime forme di vita di cui siamo a conoscenza erano organismi microscopici (microbi) che lasciarono segni della loro presenza nelle rocce risalenti a circa 3,7 miliardi di anni fa.

Quando i cianobatteri si sono evoluti, almeno 2,4 miliardi di anni fa, hanno posto le basi per una notevole trasformazione. Sono diventati i primi fotosintetizzatori della Terra, producendo cibo utilizzando l’acqua e l’energia del sole e di conseguenza rilasciando ossigeno. Ciò ha catalizzato un improvviso e drammatico aumento dell’ossigeno, rendendo l’ambiente meno ospitale per altri microbi che non potevano tollerare l’ossigeno.

Da dove arrivano gli animali

Qualcosa di rivoluzionario accadde quando i microbi iniziarono a vivere all’interno di altri microbi, funzionando per loro come organelli. I mitocondri, gli organelli che trasformano il cibo in energia, si sono evoluti proprio da queste relazioni. Per la prima volta, il DNA venne racchiuso nei nuclei. Le nuove cellule complesse svolgevano ruoli “specializzati” che supportavano l’intera cellula.

Questi gruppi di cellule alla fine formarono i primi animali, circa 800 milioni di anni fa. Le spugne furono tra i primi animali. Grazie ai loro duri scheletri, le spugne divennero i primi costruttori di barriere coralline sulla Terra. Intorno a 580 milioni di anni fa (periodo Ediacarano) si verificò una proliferazione di altri organismi, oltre alle spugne. Queste creature del fondale marino, con corpi a forma di nastri, hanno vissuto insieme alle spugne per 80 milioni di anni.

Il Cambriano

Il Cambriano (541-485 milioni di anni fa) fu testimone di una massiccia esplosione di nuove forme di vita. Questi organismi svilupparono corazze dure come conchiglie e spine. Queste parti dure del corpo permisero agli animali di scavare tane, con teste e code utili per il movimento e per inseguire le prede.

Tuttavia, nonostante tutti i cambiamenti che sarebbero arrivati, entro la fine del Cambriano si erano stabiliti quasi tutti i tipi di animali esistenti (molluschi, artropodi, anellidi, ecc.) e che piano piano iniziarono ad emergere dall’acqua per proliferare sulla Terra, costituendo le basi per il ecosistemi che vediamo ancora oggi.

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