La presenza di un CRAS è cruciale per la gestione e il soccorso della fauna selvatica ferita o in difficoltà.
Nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, un’importante lacuna nell’assistenza alla fauna selvatica ha spinto le autorità provinciali a cercare candidati per la creazione di un Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS). Questa iniziativa è stata annunciata attraverso il sito web istituzionale della Provincia e mira a coinvolgere associazioni interessate nell’istituzione e gestione di una struttura dedicata al recupero, cura e riabilitazione della fauna selvatica locale.
L’obiettivo principale del CRAS sarà il recupero e la riabilitazione degli animali selvatici feriti, malati o bisognosi di cure. Una volta completato il processo di recupero, l’obiettivo sarà la loro reintroduzione nella natura. Tuttavia, nel caso in cui le condizioni degli animali non consentano il loro ritorno all’ambiente naturale, il centro dovrà essere attrezzato per fornire loro un ambiente adeguato per una permanenza a lungo termine.
La Provincia di Verbano-Cusio-Ossola ha una lunga tradizione di attenzione per l’ambiente e la fauna selvatica che popola il suo territorio. L’istituzione di un CRAS è vista come un passo cruciale per continuare a proteggere e preservare la ricca biodiversità della regione. La pubblicazione dell’annuncio sul sito istituzionale è parte di un processo di indagine di mercato per valutare l’interesse delle associazioni nel fornire questo importante servizio.
I requisiti per i potenziali candidati includono competenze professionali e un’adeguata organizzazione, insieme alla capacità di dotare il futuro CRAS di personale e risorse necessarie per il suo funzionamento. Le candidature possono essere inviate in forma cartacea o tramite email entro il 15 settembre, come specificato sul sito della Provincia di Verbano-Cusio-Ossola.
La presenza di un CRAS è cruciale per la gestione e il soccorso della fauna selvatica ferita o in difficoltà. Questi centri forniscono cure mediche, riabilitazione e un ambiente sicuro per gli animali in difficoltà, come volpi, lupi e rapaci. Senza un CRAS nella zona, sarebbe difficile intervenire rapidamente e adeguatamente per salvare la vita degli animali selvatici bisognosi di aiuto. La Provincia è fiduciosa che questa “call” genererà candidature idonee per creare una risorsa fondamentale per la conservazione della fauna selvatica locale.
Di fronte alle acque blu del Pacifico colombiano, gli imprenditori sognavano un porto gigantesco, ma si sono scontrati con gli afrodiscendenti e gli indigeni della regione del Chocó che sono riusciti a fermare i lavori e a preservare quell’angolo di paradiso. Qui non ci sono né strade né acquedotti, vero, ma i 18mila abitanti di questo posto incontaminato vogliono un altro tipo di sviluppo, più equo e sostenibile
Stivali di gomma e guanti, si addentra tra i rami delle mangrovie alla ricerca del pianguas, un mollusco considerato una prelibatezza in Ecuador e in Messico, dove è conosciuto anche come concha negra e pata de mule.
Lei è Marcelina Moreno, una donna afro di 51 anni che insieme alla sua comunità è decisa fino al midollo: “Non permetteremo a nessuno di distruggerlo perché è un patrimonio naturale”, dice. Parla del Golfo di Tribugá, in groviglio di circa 600 ettari di spiagge, di foreste vergini e mangrovie, sul quale squali imprenditori dal 2006 ci hanno puntato gli occhi.
Prima che l’UNESCO lo dichiarasse riserva della biosfera a giugno scorso, infatti, questo posto incantevole – dove vivono anche 1.500 piante endemiche ospita e le megattere vi partoriscono tra giugno e novembre – è stato il teatro di un’acerrima battaglia tra afrodiscendenti e indigeni e gli autori del progetto di un mega porto.
Il progetto
Secondo gli ideatori, il porto avrebbe dovuto collegare il Pacifico con le regioni industriali della Colombia centro-occidentale. Risale almeno al 2006, quando una trentina di amministrazioni locali e imprenditori si unirono per progettare l’opera.
I piani, che prevedevano la costruzione di circa 80 km di autostrada attraverso la giungla per collegare la città costiera di Nuquí con il resto del paese, procedettero a passo di lumaca finché nel 2018 l’allora candidato alla presidenza Ivan Duque dichiarò che il progetto sarebbe stato una priorità. Dopo aver vinto le elezioni quell’anno, il conservatore Duque inserì il lavoro nel suo piano di governo e ribadì la sua promessa.
Ma gli abitanti dei comuni di Nuquí, Tribugá e Bahía Solano, per lo più afro, con una minoranza di indigeni Embera, ovviamente non sono mai scesi a compromessi, anche se – sulla carta – il piano offriva alle comunità una “percentuale minima di profitti”.
In una regione dove la disoccupazione è intorno al 30% e la povertà colpisce il 63% degli abitanti, il porto, infatti, prometteva di portare “molto lavoro”, ricorda Moreno. Ma d’altra parte, avrebbe portato distruzione alle mangrovie, alla terra, a tutto. Quindi (abbiamo detto) no al porto, conclude.
A circa 200 chilometri a sud è attivo da decenni il porto di Buenaventura, il più grande terminal merci della Colombia sul Pacifico. Ma gran parte della popolazione vive ancora disoccupata, senza servizi pubblici e sotto il giogo di gruppi armati che trafficano droga nelle vicinanze del porto.
Buenaventura (è) come uno specchio per le allodole. Il porto porta benefici solo a pochi e porta problemi alle comunità, dicono.
Cos, nel febbraio 2022, sotto la pressione di una massiccia campagna ambientalista, Duque ha fatto marcia indietro e ha chiesto all’UNESCO di designare l’area come riserva della biosfera.
Tale titolo, concesso definitivamente il 14 giugno, dà priorità alla conservazione e allo sviluppo sostenibile e ha definitivamente dato uno “slancio internazionale” alla richiesta della popolazione locale di fermare il porto.
La palude di mangrovie è vita, conclude Arisleda Hurtado, presidente dell’associazione locale delle piangueras (le piangueras sono donne che passano giornate intere alla ricerca delle conchiglie che poi vendono all’equivalente di 7 dollari al chilo, ndr).
Un preziosissimo ecosistema, tra l’altra, che trattiene l’anidride carbonica, mitigando i cambiamenti climatici.
E quando sopravvivi a qualcosa devi prendertene cura, non puoi mettere fine a ciò che ti sostiene.
Il mondo è ricco di animali con caratteristiche interessanti, molti di questi sono stati scoperti recentemente: vediamo gli ultimi arrivati nel regno animale
Andare alla scoperta dell’ignoto o meglio di ciò che ancora non conosciamo è la spinta che ha portato gli uomini a studiare e il nostro pianeta è una fonte inesauribile di meraviglie soprattutto quando di parla di specie animali. Ci sono molte zone del globo che rimangono ancora inesplorate, ma grazie alla tecnologia sempre più avanzata molte sono venute alla luce.
Se pensiamo che fino ad ora conosciamo solo una piccola parte della fauna (circa il 10%) il percorso è ancora lungo, ma ogni anno ci sono sempre nuove scoperte. Tra piccoli insetti e mammiferi vediamo “gli ultimi arrivati” nel regno animale.
Squalo dai grandi occhi
Partendo dai fondali marini, quelli più difficili da esplorare, nel 2018 nel Golfo del Messico è stata scoperta una nuova specie di squalo. A differenza di quelli che conosciamo, ha un aspetto meno spaventoso, merito di due grandi occhi e di una lunghezza che non supera i 71 cm. Proprio le sue dimensioni lo rendono decisamente più innocuo rispetto agli altri esemplari della sua specie.
Topo dal naso di maiale
Il nome di questo roditore, scoperto per la prima volta pochi anni fa in Indonesia, non è casuale. Lo Hyorhinomys Stuempkei ha caratteristiche uniche: oltre alle orecchie di grandi dimensioni che occupano ben il 20% della testa, i denti sono aguzzi e il naso ricorda appunto quello di un maiale. È un esemplare carnivoro e si ciba quasi esclusivamente di larve e lombrichi. Può arrivare a misurare 45 centimetri per quel che riguarda la lunghezza, mentre il peso non supera i 250 grammi.
Gambero colorato
Il Cherax Pulcher, nome scientifico del gambero nativo dell’Indonesia, è una vecchia conoscenza degli scienziati che si sono imbattuti in lui all’inizio degli anni duemila. È solo nel 2015, però, che hanno iniziato a studiarlo meglio perché quello che ha attirato subito l’attenzione dei ricercatori è il suo aspetto colorato. Il suo esoscheletro va dal blu al rosa, fino al viola. L’animale longevo, alcuni possono arrivare fino a 40 anni, si nutre di foglie marce o carcasse di animali e insetti.
Ortrozanclo
Il mare è popolato da creature incredibili e se fossimo vissuti sulla Terra tantissimi anni fa, avremmo potuto ammirare l’Ortrozanclo, un animale che impressionava al primo sguardo per la sua corazza. Il nome scientifico completo è Orthrozanclus Elongata, un esemplare di appena 25 millimetri ormai estinto e che ha vissuto nel nostro pianeta oltre 500 milioni di anni fa. Gli spuntoni erano altrettanto impressionanti e finora ne sono stati scoperti soltanto due fossili, ma gli scienziati non hanno ancora compreso come si muovesse in fondo al mare.
Rana mutaforma
Rimanendo nell’ambito acquatico, ma spostandoci in Ecuador, una delle ultime scoperte è la rana mutaforma (Pristimantis Mutabilis). Il nome lo deve proprio a una delle sue caratteristiche principali, l’abilità di fare la muta in pochi secondi. Il motivo è semplice, con il nuovo “vestito” caratterizzato da piccoli spuntoni può mimetizzarsi più facilmente e sfuggire ai predatori.
Ragno nascondino
Lo Jotus Remus non era una specie nota agli scienziati prima del 2016. È minuscolo e saltellante: a prima vista non sembra avere nulla di particolare, ma tra le sue peculiarità c’è quella del terzo paio di zampe che sono dotate di una sorta di pagaia a forma di cuore. A cosa serve? Per attirare le femmine, questo ragno è costretto a nascondersi sotto a una foglia, spostandosi proprio con le sue “pagaie”, anche per diverse ore prima che ci si accorga finalmente di lui.
Lumaca di mare
La Phyllodesmium poindimiei conosciuta anche come Spun Of Light, può essere considerata una specie di lumaca di mare presente nei mari della barriera corallina e in quelli che circondano l’isola di Okinawa. Questo mollusco è piccolissimo, non supera i 25 mm e ha un corpo conico con tanti piccoli tentacoli laterali che si illuminano in caso di pericolo rilasciando tossine.
Tartaruga fosforescente
Nessuna mutazione, ma una spiegazione scientifica ben precisa. La tartaruga fosforescente, individuata per la prima volta nel 2016 nel Pacifico meridionale, è una testuggine sorprendente. Si tratta del primo rettile bio-fluorescente che sia mai stato scoperto al mondo. Il verde e il rosso sono i due colori che riesce a irradiare: la sua particolarità è quella di assorbire la luce, trasformarla ed emetterla con altre tonalità. In seguito si è scoperto come questa tartaruga viva anche nell’Oceano Indiano.
Vespa parassita
Il pungiglione gigantesco è l’arma che contraddistingue la vespa parassita (il suo nome scientifico è Calistoga crassicaudata), tipica della Foresta Amazzonica. Nonostante una lunghezza non proprio eccezionale, circa 8 millimetri, il pungiglione stesso è pari a circa la metà del corpo. Grazie alla sua efficacissima puntura, riesce a immobilizzare le prede e a depositarci all’interno le proprie uova. Fortunatamente questi insetti non sono in grado di penetrare nella pelle umana.
Tardigrado
La prima descrizione storica del tardigrado risale a parecchio tempo fa, per la precisione al 1773. La denominazione così particolare si deve al naturalista tedesco Johann Goeze dopo aver notato come avanzassero con estrema lentezza. È un invertebrato che stupisce per la sua straordinaria capacità di sopravvivenza, visto che può resistere alle condizioni ed habitat più estremi. Proprio di recente ne è stata scoperta una specie nuova di zecca con zampe ancora più robuste.
Scarafaggio viaggiatore
Un’altra creatura minuscola e un’altra scoperta di pochi anni fa (2014). Lo scarafaggio viaggiatore (Nymphister Kronaueri) misura appena 1,5 millimetri e si comporta in maniera singolare, soprattutto perché la sua esistenza dipende da un’altra specie, una formica messicana. Quest’ultima è abituata a effettuare parecchi spostamenti nel giro di pochi giorni e lo scarafaggio si fa letteralmente trasportare camuffandosi alla perfezione grazie al colore del dorso in
Questo articolo è stato pubblicato il luglio 31, 2023 da Matea.
Probabilmente, se hai in casa un gatto che continua a starnutire, ti stai chiedendo se è normale, oppure questo comportamento è il sintomo di qualcosa che non va.
Oggi parleremo dello starnuto del gatto1 e passeremo in rassegna le diverse cause che provocano questa risposta fisiologica nel tuo amico a quattro zampe, e vedremo anche quali possono essere gli eventuali rimedi.
Quali sono le cause dello starnuto del gatto?
Lo starnuto è caratterizzato da un’espulsione semi-autonoma e a carattere convulsivo di aria dai polmoni tramite il naso e la bocca, generalmente causata da particelle estranee che irritano la mucosa nasale. Uno starnuto permette di espellere con forza l’aria dalla bocca e dal naso con uno spasmo esplosivo e involontario. Questa azione consente la fuoriuscita di muco dalla cavità nasale2.
Se il gatto starnutisce raramente, non c’è motivo di preoccuparsi. Invece, se gli episodi sono frequenti e ti accorgi della presenza di segni come:
Febbre, indebolimento;
Mancanza di appetito;
Secrezione oculare e/o nasale;
Respirazione affannosa;
Respiro sibilante;
Rumori respiratori;
Letargia;
Difficoltà a masticare il cibo;
Sangue dal naso;
Occhi arrossati;
Ulcere nella cavità orale;
Disidratazione;
Dimagramento;
Gonfiore intorno al naso;
Deformazione del naso.
Se il tuo micio presenta anche solo qualcuno dei sintomi elencati qui sopra contemporaneamente allo starnuto del gatto, allora è necessario consultare il veterinario, che visiterà l’animale per capire come mai il gatto starnutisce spesso, ed effettuerà i necessari controlli anche per mezzo di endoscopia ed ecografia.
Irritazione causata da fonti esterne
Odori nocivi ed esposizione a sostanze irritanti possono causare lo starnuto del gatto. Anche alcune spezie da cucina come pepe e cannella possono essere nocive per il naso di un gatto. I prodotti per la pulizia della casa, come ad esempio candeggina e aceto, potrebbero avere conseguenze anche molto gravi sulle delicate mucose dell’animale, oltre a provocare lo starnuto del gatto.
Erba e capelli, polline oppure altri allergeni possono essere inalati dal tuo piccolo amico, e produrranno la normale reazione fisiologica che si identifica con lo starnuto del gatto, per cercare di espellere questi corpi estranei. reazione fisiologica quella di starnutire per espellere questi corpi estranei.
Le infezioni virali delle vie respiratorie superiori sono un problema molto comune nei gatti e causano starnuti, oltre ad altre manifestazioni come tosse, infezioni agli occhi e scolo nasale.
Nella maggior parte dei casi di infezione alle vie respiratorie i responsabili sono due virus, un herpesvirus3 e un calicivirus, sono molto contagiosi per i gatti ma non pericolosi per gli esseri umani.
Saliva, secrezioni prodotte da occhi e naso e feci sono i vettori del contagio. Gli esemplari più a rischio sono i gatti molto giovani, gli animali non vaccinati e i gatti che vivono all’aperto, e che hanno contatti con animali infettati.
Le patologie respiratorie, se non adeguatamente trattate, possono portare a complicazioni come la presenza di congiuntivite acuta e cronica. È anche possibile che compaiano piaghe sulla bocca e sulle narici, e di conseguenza rendere difficoltosa l’alimentazione.
Purtroppo, a volte i neonati contraggono il virus dalla madre portatrice prima di ricevere la vaccinazione, diventando infetti. I vaccini contro la rinotracheite virale felina e la calicivirosi felina sono raccomandati per tutti i gatti.
Gatto che starnutisce: rimedi
Quando siamo in presenza di starnuto del gatto, il trattamento varia a seconda della causa degli starnuti. Nei casi moderati, il medico veterinario può consigliare misure per facilitare il benessere del gatto, come ad esempio utilizzare un umidificatore. Inoltre, il trattamento può includere lavaggi nasali per aiutare il gatto a liberare le vie aeree superiori4.
In altri casi, possono essere necessari antibiotici ad ampio spettro, antistaminici, steroidi o liquidi. Più raramente, potrebbero essere richiesti anche liquidi per via endovenosa e un sostegno nutrizionale. Più raramente, i gatti che non rispondono alla terapia medica potrebbero essere sottoposti a un intervento chirurgico.
Un animale con un sistema immunitario indebolito è più soggetto alle infezioni. Per questo è necessario prendersi cura con attenzione del nostro gatto di casa, sia rispettando il programma vaccinale, sia con la giusta alimentazione, che può prevedere anche l’aiuto attraverso integratori alimentari totalmente naturali come Immune o Cat Kennel Cough.
Mi chiamo Matea e sono una sostenitrice della salute olistica degli animali domestici. Amo la natura e gli animali sin da bambina e sono orgogliosa di prendermi cura dei nostri animali domestici. Tuttavia, il mio interesse per la salute olistica degli animali domestici è nato solo quando ho adottato la mia prima cagnolina che si chiamava Luna. Oggi, purtroppo, sempre più cani e gatti soffrono di diverse malattie. La mia Luna non faceva eccezione. Ha sofferto di malattie della pelle di natura allergica e di problemi di tosse canina Mi sono subito resa conto che la medicina veterinaria tradizionale non le forniva un aiuto sufficiente.
Quando pensiamo agli animali aggressivi è facile immaginare i grandi predatori come leoni, tigri e tanti altri ma ci sono anche animaletti dall’aspetto dolce che possono diventare pericolosi.
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Tra gli animali più aggressivi troviamo i mustelidi,una famiglia di mammiferi carnivori che include animali come faine, donnole e tassi. Anche se possono sembrare innocui, questi animali sono estremamente aggressivi quando si sentono minacciati.
Possiedono denti e artigli affilati che utilizzano per difendersi e cacciare le loro prede. La ghiottone, anche conosciuta come volverina, è uno dei mustelidi più aggressivi ed è nota per il suo comportamento territoriale e aggressivo nei confronti degli altri animali.
Il tasso del mieleè un piccolo mammifero che vive principalmente nelle foreste. Sebbene possa sembrare tenero e innocente, il tasso del miele può essere estremamente aggressivo quando sente intorno a se una minaccia. Questi animali sono noti per la loro forza, coraggio e abilità nel combattere contro nemici molto più grandi di loro.
I soricidi, noti anche come toporagni, sono piccoli mammiferi simili ai topi. Nonostante le loro dimensioni ridotte, sono incredibilmente aggressivi e territoriali. I soricidi utilizzano il loro lungo muso e i loro denti affilati per difendersi dagli altri animali e per cacciare le loro prede.
L’ippopotamo è considerato uno degli animali più pericolosi del mondo. Nonostante l’apparenza inoffensiva, questi enormi mammiferi possono diventare estremamente aggressivi se si sentono minacciati.
Gli ippopotami possono mordere con una forza incredibile e possono attaccare sia gli esseri umani che gli altri animali con i loro forti incisivi. Sono anche noti per essere territoriali e proteggere con aggressività il loro territorio, soprattutto quando ci sono femmine o cuccioli da difendere.
I mantoidei, noti anche come mantidi religiose, sono insetti predatori che possono sembrare tranquilli e delicati, ma sono estremamente aggressivi nella caccia delle loro prede. Le mantidi religiose sono maestre del mimetismo e possono rimanere immobili per ore ad aspettare il momento giusto per attaccare. Quando finalmente colpiscono, lo fanno con grande velocità e ferocia.
La foca leopardoè un carnivoro marino che abita nelle fredde acque dell’Antartide. Queste foche possono sembrare affascinanti e giocose, ma sono anche molto aggressive e pericolose. Sono capaci di attaccare sia altre foche che pinguini con una forza impressionante e utilizzano i loro denti affilati per cacciare e uccidere le loro prede.
Infine, gli erpestidi, una famiglia di serpenti velenosi, sono anche tra gli animali più aggressivi del mondo. Questi serpenti sono noti per la loro aggressività difensiva e possono attaccare quando si sentono minacciati. Il loro morso è estremamente pericoloso a causa della loro potente tossina.
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