Perché questi due squali bianchi hanno viaggiato insieme per quasi 6.500 km?

Gli scienziati stanno cercando di trovare una spiegazione razionale allo strano caso dei due grandi squali bianchi che hanno viaggiato insieme lungo la costa atlantica.

DI MELISSA HOBSON

PUBBLICATO 13-09-2023

Lo squalo Jekyll viene rilasciato poco dopo essere stato dotato di tag per il tracciamento. L’animale ha viaggiato per migliaia di chilometri insieme a un altro esemplare di grande squalo bianco, e gli scienziati vogliono sapere perché. 

FOTOGRAFIA DI OCEARCH/CHRIS ROSS

Lentamente, un grande squalo bianco nuota verso la barca, ed entra in uno speciale sollevatore idraulico. L’animale viene attirato da un’esca e poi agganciato alla bocca, incoraggiandolo a raggiungere la barca “un po’ come quando si insegna a un cane a camminare al guinzaglio”, afferma Bob Hueter, scienziato a capo di OCEARCH, un’organizzazione non profit specializzata in tracciamento di squali. 

Una volta portato lo squalo sull’imbarcazione, “la scena è simile a quella del pit stop di una gara automobilistica”, spiega Hueter: uno scienziato provvede alla ventilazione dell’animale, mettendogli in bocca un tubo dal quale fuoriesce acqua marina fresca, mentre un altro attacca una corda alla coda per evitare che l’animale si faccia male. In circa 15 minuti il team di ricerca esegue oltre una decina di procedure, tra cui la misurazione dell’esemplare, scansioni a ultrasuoni e prelievo di campioni di sangue, muscoli, liquido seminale e feci per vari progetti di ricerca.

Questa operazione fa parte delle attività che OCEARCH sta dedicando allo studio dei grandi squali bianchi nella zona occidentale del Nord Atlantico, una popolazione meno conosciuta rispetto a quelle di altre zone del mondo. “Siamo nella regione de “Lo Squalo”, ma non conosciamo questi animali bene come dovremmo”, afferma Hueter.

Due giovani esemplari di grande squalo bianco che sono stati dotati di tag in questo modo, Simon e Jekyll, recentemente sono diventati famosi grazie a un post su un social media che riportava che i due hanno percorso insieme quasi 6.500 km lungo la costa atlantica del Nordamerica. La gente ha cominciato a chiedersi se i due squali potrebbero essere amici, ma la questione non è così semplice.

“L’amicizia implica un legame emotivo. Qui non si tratta di questo”, afferma Yannis Papastamatiou, biologo dell’Università internazionale della Florida, che non è coinvolto nel progetto. “Gli squali non creano legami emotivi di nessun tipo tra di loro. Una caratteristica, questa, che accomuna la maggior parte degli animali”.

Probabilmente questi squali non sono “amici”, ma non esistono testimonianze precedenti di due squali che abbiano viaggiato così a lungo insieme, il che porta gli scienziati a chiedersi se questo comportamento possa rivelare qualcosa sul mistero delle migrazioni di questi animali.

Lo strano caso di Simon e Jekyll

I due giovani esemplari maschi, entrambi di età compresa tra i 10 e i 15 anni e di lunghezza di quasi 2,5 metri, sono stati dotati di tag per la prima volta al largo della costa della Georgia a dicembre 2022. Quando gli squali risalgono in superficie, i loro tag trasmettono i dati via satellite, consentendo ai ricercatori e a chiunque altro di seguire i movimenti degli animali online in tempo reale.

In primavera gli squali migrano verso le zone di foraggiamento estivo. Salvador Jorgensen, ecologo marino presso l’Università statale della California, spiega che gli squali che lui studia nel Pacifico orientale viaggiano avanti e indietro dal “bar degli squali bianchi” (un luogo remoto nell’Oceano Pacifico tra la Bassa California e le Hawaii dove c’è grande abbondanza di pesci e calamari) in tempi leggermente diversi. “Molti esemplari maschi seguono rotte e cicli migratori molto simili, ma si spostano separatamente”, afferma Jorgensen.

Quando Simon e Jekyll hanno raggiunto Long Island, i ricercatori hanno notato che i loro percorsi erano notevolmente simili. Poi sono arrivati in Nuova Scozia “praticamente lo stesso giorno”, afferma Hueter: uno strano comportamento per degli squali bianchi. “L’abbiamo notato e ci siamo chiesti: che sta succedendo qui?”

Sebbene si tratti di un caso isolato, la condivisione di un percorso così lungo e per un notevole lasso di tempo è un comportamento che desta attenzione. “Non si tratta di un momento che può essere casuale”, spiega Papastamatiou, “se siete alla guida e 200 metri dietro di voi c’è un auto che fa il vostro stesso percorso dalla Florida a New York, significa che state viaggiando insieme”.

Squali sociali?

I grandi squali bianchi sono generalmente considerati animali piuttosto solitari, ma i ricercatori ritengono che possano manifestare anche comportamenti sociali, come altre specie di squali.

Dato che i pesci non mostrano evidenti comportamenti di cura, come ad esempio il grooming o la cura dei piccoli, i ricercatori determinano i legami sociali misurando se e quanto gli individui trascorrono più tempo insieme di quanto non farebbero per casualità. Uno studio ha rilevato che gli squali non si raggruppano per coincidenza, mentre secondo un altro questi animali rimangono vicini durante le attività di caccia, per poter approfittare degli scarti di cibo dopo le uccisioni.

“Sorprendentemente, le evidenze del fatto che gli squali potrebbero avere comportamenti sociali sono sempre di più”, afferma Papastamatiou. Se quello manifestato da Simon e Jekyll fosse un comportamento di questo tipo, “sarebbe la prima volta in cui si osservano due esemplari [di squalo bianco] raggiungere uno di questi siti insieme”.

Jorgensen ritiene che potrebbero esserci altre ragioni per cui i due squali hanno seguito lo stesso percorso: “questi esemplari potrebbero seguire segnali ambientali e impulsi istintivi simili, che forse li portano a eseguire spostamenti paralleli”, ipotizza Jorgensen.

Hueter spiega che gli squali sono guidati da fattori come la temperatura dell’acqua del mare, la quantità di luce giornaliera e la posizione di luoghi ricchi di certi tipi di prede. Hanno già percorso queste rotte in precedenza, “quindi conoscono la strada”, afferma lo scienziato.

Fratelli di sangue?

Ma rimane un’altra possibilità. I ricercatori stanno eseguendo dei test genetici per scoprire se Simon e Jekyll sono imparentati.

“Se dovessi scommettere, scommetterei che non sono fratelli e che si tratta solo di uno spostamento insolitamente sincronizzato, ma casuale, di questi animali che seguono la loro normale rotta verso nord”, afferma Hueter.

Tuttavia, se dovesse risultare che Simon e Jekyll sono fratelli, ciò potrebbe “rivoluzionare le teorie sulle relazioni tra fratelli in questa specie”, aggiunge l’esperto. “Questo ci porterebbe a riflettere sulle basi genetiche di questi movimenti migratori”.

Anche se sono imparentati, gli squali potrebbero non viaggiare necessariamente insieme; potrebbero semplicemente seguire istinti simili. “Gli individui più strettamente imparentati potrebbero avere una maggiore somiglianza in quelli che sono i tempi e le direzioni dei movimenti migratori”, suggerisce Jorgensen.

Che Simon e Jekyll si spostino insieme intenzionalmente o meno, la loro rotta comune sta svelando nuovi segreti sul comportamento che caratterizza questi superpredatori nei mari.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.

Gli elefanti hanno un nome proprio

Sono gli unici animali ad averlo

di Anna Capelli

Gli elefanti potrebbero essere gli unici animali ad avere un nome proprio. Uno studio della Colorado State University, ancora in attesa di revisione e disponibile solo nella versione di prestampa, ha dimostrato che i mammiferi con la proboscide utilizzano richiami distintivi per identificarsi a vicenda, proprio come nomi personali.

I ricercatori hanno raccolto 625 tipi diversi di richiami di elefanti provenienti da due regioni del Kenya, Samburu nel nord e il Parco Nazionale Amboli nel sud. Hanno individuato 114 suoni emessi e 119 ricevuti, limitandosi ad analizzare solo quelli indirizzati a un singolo animale in modo da capire quali fossero i suoi tratti distintivi. Per confermare questi dati, hanno registrato le frequenze emesse e poi le hanno riprodotte verso chi pensavano potessero appartenere. Ed è successo l’inaspettato.

All’udire il richiamo, solo alcuni elefanti si avvicinavano senza ripetere quel suono, come invece succede con i delfini che rispondono ripetendo quello che sentono. Quindi i mammiferi con la proboscide si comportavano come se venissero chiamati per nome.

Gli elefanti sono creature molto intelligenti con un senso dell’udito, e più in generale della comunicazione acustica, particolarmente sviluppato e intenso. Attraverso la bocca e la proboscide possono emettere una serie ampia di suoni come barriti, brontolii e vocalizzazioni. Ma non è tutto: questi animali utilizzano anche infrasuoni impercettibili all’orecchio umano e vibrazioni del terreno per comunicare a grandi distanze. Riescono a riconoscere sesso, età e razza attraverso l’ascolto.

fonte

Gli animali capiscono la morte? Un’indagine fra natura e filosofia

L’opossum di Schrödinger ricalca nel titolo il famoso paradosso del “gatto” di Erwin Schrödinger, premio Nobel per la fisica nel 1933, che contribuì allo sviluppo della meccanica quantistica. Quando si sente minacciato e non vede possibilità di fuga, l’opossum rimane fermo, immobile, come paralizzato: le sue funzioni vitali sono ridotte al minimo, è simile perciò a un cadavere, fin quando la minaccia non è passata. In pratica, come il gatto di Schrödinger, è vivo e morto allo stesso tempo.

Quello sull’opossum è un capitolo del libro di Susana Monsó – filosofa versata in campo naturalistico – dedicato al senso della morte negli animali: la comprendono, questi, alla stessa maniera degli esseri umani? Tanti i casi, più o meno impressionanti, squadernati davanti ai nostri occhi. Nel 1997 un giovane si suicida nel suo appartamento. Quando il cadavere vien trovato, si nota che gli manca parte del viso e del collo: glieli aveva staccati il suo bel pastore tedesco, che ora, tranquillissimo, gli sta accucciato accanto. Aveva divorato l’amato padrone per fame? Neanche per idea. Dalla morte del giovane erano passati più o meno tre quarti d’ora, e la ciotola con i croccantini era piena. Probabilmente l’animale, per affetto, aveva provato a far reagire il suicida, leccandolo e mordicchiandolo. Poi, frustrato, e alla vista del sangue, non aveva resistito alla tentazione di far colazione col morto.

Non dobbiamo credere che gli animali reagiscano alla morte in maniera analoga agli uomini. E ciò anche in casi commoventi come quello dell’orca Tahlequah, che nel 2018 commosse il mondo. Aveva perso il suo cucciolo, e sembrava incapace di accettarne la perdita. Portava con sé il cadaverino, spingendolo col muso e facendo in modo che non affondasse. Ma avrà davvero compreso che il piccolo era morto?

Il rischio di cadere nell’antropomorfismo quando si interpreta il comportamento degli animali è sempre in agguato. Detto ciò, non dobbiamo però ritenere che solo l’essere umano abbia una vita emotiva. In forme diverse, ce l’hanno pure gli altri animali.

NOTA DI REDAZIONE

Eppure a commento di questo articolo devo dire che ho avuto esperienze tragica con i miei cani, quando mori’ improvvisamente la mia prima schnauzer, il piccolo schnauzer nano, la vide a terra e gli si buttò sopra per impedirci di portarla via, poi passò giorni senza toccare cibo.

Sempre lui, il mio piccolo Strauss, assistette alla morte del cane di mia figlia Rhum, poco prima che il cane spirasse lui emise un lunghissimo ululato, vocalizzo che non aveva mai fatto e poco dopo Rhum esalò con una sorta di grido il suo ultimo respiro.

Manuela Valletti

FONTE

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Come ridurre gli impatti delle navi contro gli animali marini

Le linee guida contenute in uno studio pubblicato su Nature che sottolinea come “l’umanità e alcuni degli animali selvatici più carismatici del mondo sono in rotta di collisione negli oceani”

Si possono intraprendere semplici azioni per prevenire la morte di balene, squali e altri giganti dell’oceano causata da collisioni con le navi. Lo sostengono David Sims della Marine Biological Association, Plymouth, GB, e colleghi in un commento su “Nature” di questa settimana. “L’umanità e alcuni degli animali selvatici più carismatici del mondo sono in rotta di collisione negli oceani”, scrivono.

La flotta mercantile mondiale – dalle petroliere alle navi portacontainer – è raddoppiata in soli 16 anni. Tra il 2014 e il 2050 si prevede che il traffico marittimo aumenterà fino al 1.200 per cento. Questi numeri, combinati con i dati su dove le rotte di navigazione si sovrappongono ai movimenti e alle aggregazioni di animali marini, insieme alle valutazioni degli effetti delle collisioni navali su determinate specie, presentano un quadro allarmante, spiegano gli autori.

I dati suggeriscono che “le collisioni navali potrebbero contribuire a determinare il declino della popolazione di molti animali, portando a profondi effetti in tutti i loro ecosistemi”. Sims e coautori sostengono che, però, rispetto ad altre minacce alla biodiversità marina come l’inquinamento e il cambiamento climatico, il problema degli urti con le navi è gestibile.

Nel loro commento, espongono ciò che è necessario per affrontare questo problema su scala globale:

  • dati migliori su dove, quando, quanto spesso e per quali specie si verificano le collisioni;
  • un maggiore impegno sul problema, sia da parte del settore marittimo che del pubblico;
  • regolamenti che reindirizzano le navi o ne riducono la velocità quando attraversano determinate aree;
  • il monitoraggio del rispetto di tali restrizioni.

“Dare alle collisioni navali una priorità più alta a livello globale è un modo immediatamente realizzabile per aiutare a conservare le specie marine più vulnerabili e iconiche del mondo”, concludono.

Fonte

Pulizia Denti Cane: Come e Quando Farla

Questo articolo è stato pubblicato il settembre 1, 2023 da Matea.

La pulizia dei denti del cane a casa è una delle attività più importanti1 se vuoi che il tuo fedele amico a 4 zampe viva in salute, felice in tua compagnia. Ora ti starai chiedendo come pulire i denti del cane e quali prodotti utilizzare, non è vero?

In questo articolo, troverai molte informazioni riguardo alla pulizia dei denti del cane che ti aiuteranno ad effettuare questa operazione in modo corretto.

Quali sono i problemi dei denti dei cani?

Se il tuo cane ha denti e gengive sani, può mangiare correttamente e sgranocchiare qualunque cosa gli passi… a portata di muso.

Fido però potrebbe essere attaccato dai microorganismi, e i batteri in particolare possono anche essere molto pericolosi e compromettere non solo la sua capacità di alimentarsi, ma l’intero organismo2.

Le patologie batteriche sono molte, e in certi casi i microrganismi potrebbero entrare nel flusso sanguigno e arrecare seri danni al sistema cardiocircolatorio; ecco perché è importante saper fare la pulizia dei denti del cane con la giusta frequenza.

A cosa occorre fare attenzione?

La prima cosa a cui stare attenti è la placca, una pellicola appiccicosa e incolore presente sulla parte esterna dei denti. È fondamentale procedere alla rimozione della placca perché potrebbe causare il tartaro.

Nel caso in cui la placca non venisse trattata, andrebbe ad interagire con la saliva del tuo cane e, indurendosi, formerebbe proprio il tartaro3. Questo può irritare le gengive del tuo cane e causare la gengivite che, a sua volta, porta ad alito cattivo.

Leggi anche i 5 pericoli del cibo per cani anche inerenti ai denti

Come pulire i denti ai cani?

Se ti stai chiedendo come pulire denti del cane dal tartaro, devi sapere che una delle soluzioni più seguire da parte dei proprietari è lo spazzolamento mirato.

Ovviamente, non devi farlo tutti i giorni, 3 o 4 volte a settimana dovrebbe bastare. Segui questi nostri consigli affinché Fido si abitui alla routine di pulizia dei denti del cane:

  • L’operazione di pulizia non deve essere troppo lunga;
  • Mostra lo spazzolino da denti al tuo cane e lasciaglielo annusare, soprattutto le prime volte;
  • Scegli il dentifricio giusto, consigliato dal tuo veterinario;
  • Armati di tanta pazienza.

Se il tuo fedele amico si comporta bene durante la pulizia dei denti del cane, prendi in considerazione la possibilità di premiarlo con il suo croccantino preferito.

Per esempio, potresti gratificarlo con Cubies Ente, un gustoso snack per cani facilmente digeribile, che può essere dato come premio al cane che si è comportato bene durante la pulizia dei denti e che riduce ulteriormente l’accumulo di tartaro se masticato.

Per migliorare la situazione di tartaro e placca potresti usare lo spray per la pulizia dei denti del cane DentaSure, un prodotto molto efficace che offre subito dei miglioramenti a livello di tartaro e di placca. Il segreto è essere costanti nel suo utilizzo.

Leggi anche cosa bisogna sapere prima di dare un osso al tuo cane

Conclusioni

Adesso che hai capito come e quando fare la pulizia dei denti del cane, è fondamentale praticare questa operazione con attenzione e con la giusta frequenza, se vuoi ottenere risultati apprezzabili e far sì che il tuo fedele amico a 4 zampe possa tornare ad avere una bocca in salute e perfetta.

Per evitare perciò problematiche dentarie al tuo cane problemi, e anche prevenire malattie dovute a cattiva igiene orale del cane, il nostro suggerimento è quello di realizzare un vero e proprio kit pulizia denti cane che venga utilizzato 3 o 4 volte a settimana.

In poco tempo, diventerà un’attività piacevole per te e per il tuo cane e un modo per passare altri momenti insieme e rafforzare il vostro rapporto. La pulizia dei denti del cane ha una durata che oscilla tra 10 e 15 minuti, tuttavia, prenditi il tempo che ti serve affinché il tuo fedele amico a 4 zampe sia curato come si deve.

Se, invece, ti stai chiedendo chi esegue la pulizia dei denti del cane, le risposte sono due: tu o il tuo veterinario. Nel secondo caso, potresti affidarti ad un professionista, tuttavia, sappi che il prezzo di una pulizia denti per cani si potrebbe aggirare intorno ai 200 €.

Affidandoti ai prodotti che ti abbiamo mostrato, otterrai praticamente lo stesso risultato ad un costo decisamente inferiore.

Referenze 

  1. https://magazine.arcaplanet.it/cane/benessere-e-salute-c/pulizia-dei-denti-del-cane-regole-e-consigli/
  2. https://microbiomaveterinario.it/patologie-periodontali-del-cane-dal-microbioma-orale-nuove-frontiere-terapeutiche/
  3. https://www.ambvetfioccoscalvi.eu/tartaro-cane-gatto-rimedi/
  4. https://www.irenesofia.it/come-pulire-denti-cane/
Matea Skubic

Sull’autore Matea Skubic

Mi chiamo Matea e sono una sostenitrice della salute olistica degli animali domestici. Amo la natura e gli animali sin da bambina e sono orgogliosa di prendermi cura dei nostri animali domestici. Tuttavia, il mio interesse per la salute olistica degli animali domestici è nato solo quando ho adottato la mia prima cagnolina che si chiamava Luna. Oggi, purtroppo, sempre più cani e gatti soffrono di diverse malattie. La mia Luna non faceva eccezione. Ha sofferto di malattie della pelle di natura allergica e di problemi di tosse canina Mi sono subito resa conto che la medicina veterinaria tradizionale non le forniva un aiuto sufficiente.