ANIMALI NELL’ARTE

Non siamo solo noi umani di questa epoca che amiamo gli animali, gli uomini (ovviamente non tutti) li hanno sempre amati e hanno scritto di loro, li hanno immortalati nei quadri, nelle scelte musicali, nei loro racconti e ce li hanno fatti conoscere meglio. Hanno dedicato loro poesie bellissime e li hanno onorati anche da morti con dei film che ci hanno strappato qualche lacrima.

Vi parleremo proprio di loro, di questi uomini che prima di noi hanno immortalato gli animali e vi mostreremo le loro bellissime opere.

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Il ruolo degli animali nell’arte

SCRITTO DA Federico|Approfondimenti

Li troviamo nelle più disparate opere d’arte, dai quadri alle sculture. Dai dipinti di Picasso alle statuette dell’Antico Egitto, dalle pitture rupestri preistoriche fino ai capolavori del Rinascimento: in tutte le civiltà e nelle diverse epoche, gli animali hanno avuto spesso un ruolo di rilievo nell’arte.

Va peraltro detto che nel tempo gli animali sono stati ritratti con diverse valenze rappresentative: per la bellezza delle loro forme, per rappresentare una metafora, per caratterizzare in modo significativo la persona ritratta insieme ad essi, e via dicendo.

Talvolta temuti per la loro forza o per la loro aggressività, altre volte ammirati per il loro contatto con il mondo naturale, oppure amati per la loro capacità di essere compagni fedeli dell’uomo, troviamo animali nelle opere di un’infinità di artisti. Oggi cercheremo di fare una sintesi del ruolo degli animali nell’arte, a partire dalla Preistoria.

Tutto iniziò dagli animali

Si può affermare, senza paura di sbagliare, che la storia dell’arte comincia proprio con gli animali: sono loro i soggetti dei primissimi artisti. Sappiamo infatti tutti che le prime forme d’arte si situano nel Paleolitico Superiore, con le più antiche testimonianze sotto forma di pitture rupestri.

Esempio eclatante sono i dipinti ritrovati nelle grotte di Lascaux, in Francia: protagonisti qui sono soprattutto animali che a quell’epoca erano le prede designate dei cacciatori, a partire dall’uro, un mammifero oggi estinto che aveva le fattezze di un grosso toro, dalle grandi corna. E ancora, soggetti molto frequenti nelle pitture rupestri sono i cavalli, i cervi, nonché i rinoceronti.

Uri dipinti sulle pareti delle Grotte di Lascaux.

Va sottolineato che, proprio in quell’epoca, gli animali venivano considerati spesso come enti protettori, e proprio per questo motivo erano oggetto di sacrifici. Nel Paleolitico finale questo modo di pensare portò anche a veri e propri riti che vedevano dei maghi indossare delle maschere rappresentanti animali che si sarebbero cacciati nei giorni successivi.

Di fatto, buona parte delle pitture rupestri di cui oggi abbiamo testimonianza raffigurano degli animali a fini propiziatori: grazie a quei dipinti fatti con ocra rossa e gialla, gli uomini preistorici erano convinti di poter rendere più ricche le proprie battute di caccia.

Non va poi dimenticato che in diverse civiltà le stesse divinità erano rappresentate in forma animale, totale o parziale. Si pensi al dio egizio Anubi, con la testa di sciacallo, oppure al dio Am-Akhu, il dio serpente. Questi collegamenti tra divinità e animali non verranno peraltro dimenticate dalla civiltà successive, a partire per esempio da quella greca, dove non di rado gli dei si trasformavano in animali: il caso più emblematico è quello di Zeus, che nella mitologia si trasforma di volta in volta in torno o in cigno.

A partire da queste conoscenze è possibile capire che – perlomeno nella più lontana antichità – le raffigurazioni di animali non avevano praticamente mai una pure funziona decorativa, bensì soprattutto rituale.

Quali sono gli animali più presenti nel mondo dell’arte?

Sarebbe impossibile stilare una classifica esatta degli animali maggiormente presenti nel mondo dell’arte. Al mutare dell’area geografica, della civiltà e dell’epoca diversi animali assumono il ruolo di protagonisti.

Come anticipato, uro e bisonte sono tra i soggetti maggiormente presenti delle scene di caccia dipinte nel Paleolitico, dalle grotte di Altamira a quelle di Lascaux. Nelle raffigurazioni d’epoca cristiana si trovano animali simili agli uri, i quali però portano significati tutti diversi: parliamo dei tanti buoi presenti nei dipinti della cristianità, che trasmettono protezione e pazienza.

Nei millenni e nei secoli passati, un animale estremamente presente nei dipinti nonché nelle sculture è stato il cavallo, seppur di volta in volta in modi differenti. Dipinto mentre corre in natura nel paleolitico insieme a tanti altri esemplari, più avanti verrà rappresentato come compagno dell’uomo, nonché ovviamente come destriero dei prodi cavalieri, associando quindi il quadrupede alla nobiltà, all’eroismo e al potere. Non è un caso se il cavallo è presente, ancora oggi, in tantissimi marchi aziendali.

Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, 1438, Tecnica mista su tavola, 182×323 cm, Uffizi, Firenze.

Nelle grotte preistoriche si trova inoltre spesso la raffigurazione del cervo, con attenzione particolare nel ritrarre la ramificazione delle corna. Se per il mondo greco romano il cervo era l’animale associato alla dea della caccia Artemide, nel mondo cristiano andrà a simboleggiare le anime dei credenti che timidamente si abbeverano alla fonte della vita.

I soggetti cambiano e si aggiungono come detto al mutare delle civiltà. Nell’arte cristiana per esempio ha spesso un ruolo da protagonista l’agnello, a simboleggiare Gesù: parliamo infatti di un candidato animale, simbolo di purezza e di innocenza, che viene condotto al macello.

Non mancano poi ovviamente le creature del mare, dal delfino, di volta in volta usato come simbolo di purezza, velocità e intelligenza, alla balena, che per il suo aspetto mostruoso e mastodontico non poteva che essere un simbolo di pericolo e di negatività. E questi sono ovviamente solo alcuni dei tantissimi animali che punteggiano la storia dell’arte!

Gli animali come simbolo nell’arte

Abbiamo già visto fino a qui quanto la presenza degli animali nelle opere d’arte del passato – come talvolta in quelle del presente – sia da ricondurre a un simbolismo di fondo, spesso a partire da conoscenze piuttosto diffuse all’epoca della realizzazione dell’opera stessa. Il medesimo animale può peraltro assumere messaggi e significati differenti.

Se per molti secoli l’ariete fu inteso come simbolo di forza e di fecondità, nell’epoca cristiana fu spesso utilizzato come simbolo di Cristo, come nel caso dell’agnello.

L’elefante, animale esotico in Occidente e invece più noto e “usuale” altrove, è stato declinato nei più diversi modi. In India il pachiderma era associato a Shiva, diventando quindi simbolo di regalità. Nell’arte cristiana, invece, l’elefante fu usato soprattutto per esprimere pazienza, temperanza e castità, arrivando persino a simboleggiare Cristo, nell’atto di schiacciare il serpente. Serpente che ovviamente nell’arte cristiana simboleggia prima di tutto Satana (laddove nelle pitture rupestri viene talvolta usato come simbolo cosmico della Via Lattea).

Per altri animali l’aspetto simbolico è invece restato piuttosto stabile nel tempo. Si pensi all’ape, insetto che, grazie alla sua grande operosità, è sempre stato associato alla volontà di fare, alla socialità, all’obbedienza e al coraggio.

Ritratto nelle più diverse pose e posizioni, il gatto ha assunto diversi significati nei secoli. Adorato come divinità dagli egizi, e quindi immortalato in dipinti e sculture, il gatto come tanti altri animali viene umanizzato nelle opere e nei bestiari del Medioevo, dove lo si vede spesso suonare, lavorare, dipingere e via dicendo. Successivamente, il gatto verrà usato nelle opere artistiche come “dettaglio” esplicativo, a simboleggiare per esempio l’inganno: è questo per esempio il ruolo del gatto nel San Girolamo nello studio di Antonello da Messina.