“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”
Ho sempre trovato affascinante la visione di Einstein sull’intelligenza, del resto chi più di lui è competente in materia?
Eppure l’essere umano permane nella convinzione di essere l’animale più intelligente sul pianeta. A questa convinzione ci si è arroccato grazie al costante crescente sviluppo di
conoscenza e tecnologia che gli ha consentito espansione in tutti campi, asservendo le risorse terrene ed extraterrene per vantaggi e scopi personali, divenendo così il più furbo
e scaltro predatore al mondo.
Ma come riporta un detto popolare la furbizia è l’intelligenza degli stupidi, poiché la vera intelligenza è ecologica ovvero prende in considerazione la globalità degli interessi di tutti gli esseri viventi. Prede e predatori trovano così nei loro reciproci ruoli equità di spazio ed espressione.
Se dovessimo fare un balzo indietro nei tempi in cui ebbe inizio la coevoluzione di uomo e cane ognuno al fianco dell’altro, anziché uno (il cane) subordinato all’altro (l’umano) come è ai tempi odierni ci accorgeremmo che tutto nacque per una reciprocità di beneficio e con
una strepitosa sinergia di intelligenze differenti.
L’umano si appoggia alla vista, mentre il cane ha un’intelligenza olfattiva.
L’unione di queste specialità ha dato il senso all’utilità di predare insieme.
Ai nostri 5milioni di recettori olfattivi risponde con dotazioni naturali che vanno da un minimo di 200 milioni di recettori fino a raggiungere 330milioni per alcuni soggetti specifici.
Significa che i cani, anche i meno dotati nella loro specie, hanno una capacità di
discriminazioni degli odori che noi umani non saremmo mai in grado di recepire. I loro
turbinati che risiedono nella canna nasale hanno una via direttamente collegata con il
bulbo olfattivo, un’area del cervello preposta a dare significato e risposte comportamentali a quell’odore con una precisione e memoria straordinaria.
L’intelligenza olfattiva su cui si appoggia tutto il mondo esperienziale si avvale anche di una speciale modalità inspiratoria ed espiratoria che permette al loro naso di funzionare in modo terribilmente efficace. A differenza di noi umani i cani possono far entrare nuova aria da una via e far uscire l’aria “vecchia” da un’altra, così che i due flussi restino separati e non avvenga nessuna contaminazione.
Inoltre questo sdoppiamento delle vie respiratorie offre un gioco di vortici sul terreno durante la ricerca, che vivacizza il movimento degli odori e permettendo loro librarsi ed essere meglio catturate.
Si dice che i cani possano essere in grado di individuare una cellula olfattiva grande
quanto un granello di sabbia in uno spazio grande quanto un campo da calcio a profondità di 50 cm.
Che talenti!!!
Non illudiamoci tuttavia che fare indagini olfattive per i cani sia faccenda leggera. Richiede un impegno fisico e cognitivo di rilievo. Pensiamo solo al fatto che mentre la ricerca è in atto, molta dell’aria viene inviata nei turbinati per l’analisi rendendo più faticoso e impegnativo il solo atto respiratorio. Normalmente infatti solo il 15% delle molecole odorose vengono indagate in modo casuale.
In aggiunta i cani si avvalgono anche dell’organo vomeronasale, una ghiandola, chiamata anche organo di Jacobson, in onore al suo scopritore, posizionata sul palato e sotto le canne nasali che attraverso due forellini offre accesso alle molecole olfattive dei feromoni.
Questo piccolo laboratorio dei RIS, come mi piace definirlo, analizza tutta una serie di
informazioni contenute nei feromoni. Porta a conoscenza del cane dati identitari, di salute, emozionali, anagrafiche insieme ad una serie di differenti consapevolezze riguardo all’ambiente e ai soggetti che le hanno rilasciate.
Sbattendo la lingua sul palato così da raccogliere le cellule olfattive e muoverle verso l’organo vomeronasale con l’ausilio di una superiore produzione di saliva, che amplifica il contenuto da analizzare creano il processo di Flehmen. Un’ esuberante e profondo processo indagatorio
Questa ulteriore capacità olfattiva viene definita Paraolfatto che si aggiunge al
Megaolfatto, ovvero la capacità di trovare informazioni tracciate nel terreno o sugli oggetti e al Teleolfatto, la peculiarità di catturare i dati olfattivi trasportati dall’aria in movimento.
Quando decidiamo di vivere con un cane è estremamente importante comprendere come si muove nel mondo, quali sono le basi su cui fonda il suo sapere, la sua conoscenza e la comunicazione che hanno con il resto degli esseri viventi attraverso l’olfatto.
Ecologia intellettiva significa rispettare la sua profonda intelligenza affinchè possa
esprimerla e coltivarla in modo appagante anche se vive in un contesto con regole e ritmi umani.
Passeggiare con il nostro cane imparando ad usare la nostra intelligenza visiva al servizio
della comprensione del nostro cane, osservare come si muove, dove mette il naso, per quanto tempo ce lo lascia, carpire le emozioni che scaturiscono da quel incontro olfattivo e imparare ad afferrare il senso dei comportamenti seguenti è un’opportunità straordinaria per guardare al nostro cane con sincera ammirazione.
Vedremo così un essere dalla singolare intelligenza anzichè un pesce nell’intento di
arrampicarsi su un albero
Sabrina Bagini