Leggende bestiali: le fantasie più diffuse sugli animali selvatici. E perché sono false

Dall’istrice che spara gli aculei alle vipere lanciate dagli elicotteri. Lo zoologo smonta le più diffuse leggende metropolitane

Filippo Zibordi

Vipere (e lupi!) lanciate dagli elicotteri, pipistrelli che succhiano il sangue e inciampano nei nostri capelli, istrici che scagliano aculei a mo’ di frecce, ancora lupi (che ululano alla luna) e serpenti (che mungono il latte dalle vacche). Benvenuti nel mondo della fanta-fauna dove, invece dei dati scientifici raccolti dagli zoologi, a comandare sono le leggende metropolitane. Già perché, nonostante o forse proprio perché tramandati anche da autorevoli fonti – da Aristotele a Plinio, da Dante a Shakespeare – aneddoti e storie immaginarie sugli animali selvatici abbondano da sempre nell’italico folklore, sovente prendendo spunto da un dato reale ma finendo per allontanarsi dalla realtà. Ecco i più diffusi (e ridicoli).

Le vipere non volano. E non mungono le mucche

Vipere lanciate dagli elicotteri? Né le associazioni ambientaliste, né la Forestale, né le case farmaceutiche si sono mai sognate di lanciare serpenti da aerei ed elicotteri. Innanzitutto perché le vipere del nostro Paese (cinque specie) non sono a rischio di estinzione e quindi non c’è motivo per investire risorse per una loro reintroduzione o ripopolamento. Secondariamente perché, se un giorno dovesse divenire opportuno intervenire per la loro conservazione, di certo non si sceglierebbe di lanciarle dall’alto, con costi estremamente elevati e alte probabilità di schianto al suolo! E, per inciso, i serpenti non hanno gli enzimi giusti per digerire il latte e non sono in grado di succhiare né tanto meno “mungere” una vacca, poiché non possiedono labbra e lingua adatte.

I lupi non ululano alla luna

Motivazioni simili portano a confutare la diffusa diceria secondo cui qualcuno (il WWF? I Parchi nazionali? I verdi?) rilascerebbe lupi a destra e manca, magari lanciando pure questi dagli elicotteri come durante una invasione bellica. Ovviamente nulla di tutto ciò è vero: non esistono prove concrete, scientifiche, documentate, che un’attività del genere sia mai stata realmente attuata. Il motivo è semplice: i lupi sono animali estremamente adattabili e in grado di spostarsi autonomamente, allontanandosi di decine di chilometri dal luogo di nascita. Il loro ritorno nei territori che occupavano un tempo (l’ultima stima disponibile parla di 3.300 lupi nel territorio italiano) è dunque avvenuto in modo naturale e spontaneo.
Sempre rispetto ai lupi, anche se accantoniamo licantropi e lupi mannari, è ben radicata la credenza che questi animali ululino solo durante il plenilunio. Falso: la zoologia ha dimostrato che le fasi lunari non hanno alcun effetto sulle vocalizzazioni di questi predatori. L’ululato serve a tenere unito il branco (gli adulti ululano per esempio quando tornano dalla caccia e devono ricongiungersi ai cuccioli, oppure per dare un allarme) e lontani gli altri lupi: nulla che abbia a che vedere con la luna…

L’istrice arciere non esiste

Che dire invece dei feroci istrici, che secondo Aristotele e Shakespeare sono in grado di scagliare gli appuntiti aculei a distanza, come arcieri le frecce? Anche qui siamo davanti a una bufala. È vero che gli istrici hanno il corpo ricoperto da una miriade di peli modificati e irrobustiti, bianchi e neri, che raggiungono sul dorso la lunghezza di 35 cm. È vero che questi aculei appuntiti vengono usati come arma di difesa e anche di attacco. Ma è falso che possano essere scagliati a distanza: essendo peli modificati, possono al massimo rimanere infilzati (in una gamba, nel muso di un cane) se sottoposti a forte pressione, ad esempio se l’istrice, spaventato, tenta di allontanare il “nemico” rivolgendogli il dorso e avvicinandosi a “marcia indietro”.

Ai pipistrelli non interessano i capelli

E chiudiamo con i pipistrelli, da molti definiti topi volanti (o addirittura, letteralmente, topi glabri nel termine francese chauve-souris): a torto, dato che appartengono al gruppo dei Chirotteri, che nulla ha a che fare con quello dei Roditori. Benché esistano al mondo alcune specie ematofaghe (cioè che si nutrono di sangue), le 33 specie presenti in Italia sono tutte insettivoreCiascun esemplare caccia ogni notte una quantità di insetti pari al proprio peso: decisamente più ecologico di zampirone, citronella o altri insetticidi! Unici mammiferi capaci di volo attivo, abile e preciso, i pipistrelli percepiscono gli ostacoli grazie agli ultrasuoni, che li guidano nel volo notturno e li rendono assolutamente in grado di evitare uno scontro con un essere umano, ivi inclusi i nostri capelli, nei confronti dei quali non nutrono alcun interesse.

Lasciamo stare dunque vampiri e creature misteriose della notte che poco hanno a che fare con la biologia degli animali selvatici e molto di più con le nostre paure: affidiamoci invece ai tecnici faunistici per evitare di cadere anche noi vittime… di leggende bestiali!

FONTE

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In che modo alcuni minuscoli animali sono stati capaci di evitare la propria estinzione?

I tardigradi sono riusciti a resistere a disastri naturali – che hanno portato all’estinzione di altre specie – grazie alla criptobiosi: l’interruzione temporanea e quasi completa dei processi corporei.

I tardigradi moderni (Milnesium sp. in figura) sono noti per le loro capacità di sopravvivenza, ma questi animali compaiono raramente nella documentazione fossile.

FOTOGRAFIA DI Ruben Duro / SCIENCE PHOTO LIBRARY (MICROGRAFIA)

I tardigradi sono dei sopravvissuti. Per oltre 500 milioni di anni queste creature microscopiche si sono diffuse su tutto il pianeta e hanno sopportato alcune delle condizioni più difficili che la Terra possa offrire. Ora una nuova analisi di antichi tardigradi conservati in un pezzo di ambra del Cretaceo non solo ha chiarito la cronologia della loro evoluzione, ma suggerisce come questi minuscoli animali siano stati in grado di sopravvivere a disastri che hanno portato altre forme di vita all’estinzione.

I minuscoli esseri sono rimasti intrappolati nella linfa degli alberi nel Canada preistorico tra 83 e 72 milioni di anni fa, quando i tirannosauri e i dinosauri cornuti si aggiravano nelle stesse foreste di conifere. Uno di questi tardigradi è una specie in cui i paleontologi si erano già imbattuti. Chiamato Beorn leggi, è la prima specie fossile mai scoperta dalla scienza. Ma Marc Mapalo, paleontologo di Harvard, e i suoi colleghi hanno trovato anche una seconda specie mai vista prima, Aerobius dactylus. I ricercatori le hanno dato un nome e l’hanno utilizzata, insieme ad altre poche specie antiche conosciute dalla scienza, per analizzare la storia evolutiva dei tardigradi in un articolo uscito su Communications Biology all’inizio di agosto.

Fossilizzati all’interno dell’antica resina arborea che forma l’odierna ambra, i due tardigradi attendevano da decenni di poter essere osservati. Quando lo descrissero per la prima volta nel 1964 i paleontologi riuscivano a distinguere a malapena il fossile di B. leggi nell’esemplare canadese. Ora, grazie a una migliore tecnologia di imaging, Mapalo e colleghi sono riusciti a ottenere un’immagine molto più dettagliata.

“Negli ultimi 60 anni molti studiosi di tardigradi si sono occupati di questi fossili, ma c’era un limite difficile da superare perché i tardigradi erano molto piccoli e un po’ oscurati dall’ambra”, dice Phil Barden, biologo del New Jersey Institute of Technology, che non ha partecipato al nuovo studio. Gli animali sono così piccoli, osserva, che i minuscoli artigli delle loro zampe sono larghi circa un decimo di un capello umano.

Solo l’ambra può conservare i tardigradi in modo così dettagliato. La rarità dei fossili di tardigradi, tuttavia, non è attribuibile solo alle loro piccole dimensioni. Sono pochi i paleontologi che studiano i tardigradi fossili, afferma Mapalo, sottolineando che alcuni colleghi restano sorpresi dallo scoprire che si conoscano dei tardigradi fossili. Le moderne tecniche di imaging possono aiutare ora gli esperti a estrarre nuove informazioni da campioni di ambra raccolti in passato.

Uno sguardo più approfondito

Mapalo e i suoi coautori si sono avvalsi di una tecnica chiamata microscopia a fluorescenza confocale per creare immagini ad alta risoluzione delle minuscole creature. Gli esperti hanno scoperto che le due specie fossili di tardigradi presenti nel campione di ambra non esistono più oggi, ma appartengono entrambe a famiglie di tardigradi ancora esistenti.

Confrontando i fossili canadesi e altri due rinvenuti nel New Jersey con i dati molecolari delle specie viventi, Mapalo e i suoi colleghi sono riusciti a stimare quando i tardigradi si sono evoluti e quando hanno acquisito una delle loro abilità più notevoli.

Molti tardigradi sono capaci di criptobiosi, un rallentamento temporaneo e quasi completo dei processi corporei. In questo stato di vita sospesa, le creature si liberano dell’acqua e si raggomitolano in palline. Oltre a trasportare una proteina che protegge il loro DNA dai danni, la capacità di “spegnersi” in attesa di condizioni migliori li ha aiutati a sopravvivere in ambienti estremi, persino nel vuoto dello spazio, e potrebbe aiutarli a resistere a una futura apocalisse.

Mapalo e colleghi propongono che almeno due grandi gruppi di tardigradi abbiano evoluto le loro capacità criptobiotiche in modo indipendente, uno acquisendo la criptobiosi tra 430 e 175 milioni di anni fa e un altro facendolo tra 382 e 175 milioni di anni fa. Altri fossili potrebbero aiutare a mettere a fuoco la tempistica esatta, ma i ricercatori fanno notare che questo arco di tempo preistorico è significativo perché comprende diverse estinzioni di massa. I tardigradi in grado di entrare in una forma di stasi fino a quando le condizioni non si fossero ristabilite sarebbero stati in grado di sopravvivere meglio alle cadute nei livelli di ossigeno, ai cambiamenti climatici e ad altre pressioni associate a questi disastri globali.

“Sapere quando la criptobiosi si è evoluta nei tardigradi può aiutarci a contestualizzare come e perché abbiano acquisito questo meccanismo”, spiega Mapalo. È probabile che i tardigradi si siano evoluti nei mari prima di diffondersi sulla terraferma. Le capacità criptobiotiche avrebbero questi animali a sopravvivere ai cambiamenti dei livelli di sale quando si sono spostati dal regno marino ad habitat pieni di muschi e licheni che si fondavano sull’acqua dolce.

Per stabilire con esattezza in che modo la criptobiosi abbia contribuito alla loro sopravvivenza e alla loro storia evolutiva saranno necessarie ulteriori ricerche. “È divertente immaginare la criptobiosi come una sorta di trucco magico che i tardigradi hanno usato per sfuggire all’estinzione”, dice Barden, ma fa notare che altri gruppi di invertebrati sono riusciti a sopravvivere alla catastrofe anche senza questa capacità.

Un maggior numero di tardigradi fossili aiuterà a verificare l’ipotesi che la criptobiosi abbia aiutato i tardigradi a sopravvivere alle estinzioni di massa, e nuove specie sono quasi certamente in attesa di essere scoperte. “Ogni volta che ne ho l’occasione, dico sempre a chi lavora con l’ambra di controllare se i loro campioni contengono tardigradi”, dice Mapalo. Barden è d’accordo. “Quasi certamente ci sono altri tardigradi fossili in attesa di essere scoperti nelle collezioni museali”, afferma, “probabilmente sepolti nell’ambra accanto a una mosca o a un coleottero relativamente gigantesco”.

fonte

I Migliori Rimedi per Ipotiroidismo nel Cane e Ipertiroidismo nel Gatto

Oggigiorno sempre più gli animali domestici soffrono di problemi alla tiroide. La ghiandola tiroidea produce ormoni che influenzano il metabolismo, la crescita e lo sviluppo dell’organismo.

I due ormoni più importanti sono tetraiodotironina (tiroxina o T4) e triodotironina (T3). Ci sono due condizioni causate da una ghiandola tiroide disfunzionale – ipertiroidismo e ipotiroidismo.

L’ipertiroidismo è più comune nei gatti ed è causato da una ghiandola tiroide iperattiva con la conseguente sovrapproduzione degli ormoni. L’ipotiroidismo è più comune nei cani, è causato da una ghiandola tiroide attiva che non produce abbastanza ormoni e che determina un metabolismo ridotto.

Ipertiroidismo nei Gatti

L’ipertiroidismo viene diagnosticato così spesso nei gatti che è praticamente diventato un’epidemia. È raramente visto nei cani. È più comune nei gatti anziani, pur essendo diagnosticato anche nei gatti più giovani. L’ipertiroidismo è generalmente il risultato di un tumore benigno della ghiandola tiroidea. Sembra essere più comune tra i gatti che sono stati nutriti con un’alimentazione povera di minerali e nutrienti e con cibo contenente conservanti artificiali.

Sintomi dell’Ipertiroidismo

  • ♦ Eccessiva sete
  • ♦ Eccessiva urina
  • ♦ Aumento dell’appetito
  • ♦ Perdita di peso (nonostante aumento dell’appetito)
  • ♦ Iperattività, irritabilità o aggressività vomito
  • ♦ Vomito, diarrea
  • ♦ Lesioni cutanee
  • ♦ Problemi al pelo: scarsa o rallentata crescita del pelo, perdita di pelo, mantello secco e spezzato.

I problemi secondari includono l’ipertensione e le malattie cardiache. L’aumentata attività metabolica, stimolata dagli ormoni tiroidei in eccesso, provoca un’aumentata frequenza cardiaca che porta ad un ingrandimento del cuore e all’esaurimento delle sue pareti. L’aumento della pressione di pompaggio del cuore porta ad alta pressione sanguigna.

Ipertiroidismo e Tumore

complicazioni della salute nel gatto

Spesso l’ipertiroidismo viene attivato dalla presenza di un tumore benigno della tiroide. La rimozione chirurgica parziale o totale della zona interessata può offrire una soluzione permanente. Ma la chirurgia non è sempre una soluzione semplice.

Rimuovere solo la giusta quantità di tessuto interessato può essere difficile; una rimozione eccessiva di tessuto può comportare un rallentamento della tiroide, o ipotiroidismo, mentre se si è troppo conservatori può significare che l’ipertiroidismo è ancora un problema.

Inoltre, le ghiandole tiroidee sono vicine alle ghiandole paratiroidee, che regolano i livelli di calcio nel gatto. Se danneggiate, il gatto può subire gli effetti dei livelli bassi di calcio nel sangue.

Come per ogni intervento chirurgico, vi è l’incognita  dell’anestesia, che a volte risulta troppo rischiosa per i gatti più anziani con problemi di cuore, reni o altre patologie che possono dare vita a delle complicanze.

Se si vuole liberare il proprio gatto dal tumore benigno senza l’intervento chirurgico o senza la terapia con iodio radioattivo, l’unica opzione potrebbe essere l’uso combinato di alcune erbe, come

Acetosa che ha proprietà depurative, diuretiche e antinfiammatorie grazie alla presenza di ossalati e antrachinoni ed un alto contenuto di Vitamina C.

Radice di bardana è anch’essa una pianta che svolge un’ottima azione detossinante su fegato e reni e fornisce un valido aiuto nel mantenere i livelli glicemici nella norma oltre che a favorire l’equilibrio della flora intestinale fondamentale per un buon funzionamento del sistema immunitario.

Radice di rabarbaro, oltre che alle sue note proprietà depurative e diuretiche, possiede anche un’azione antitumorale grazie al suo contenuto di di beta-carotene, luteina e zeaxantina che proteggono i tessuti dai radicali liberi, ovvero gli scarti del metabolismo cellulare pericolosi perché possono trasformare le cellule sane in cellule cancerose.

Alimentazione

Spesso l’ipertiroidismo si verifica comunemente nei gatti che presentano una qualche forma di malattia infiammatoria intestinale (IBD). Quindi sintomi come Il vomito cronico e altri sintomi di disturbi gastrointestinali vengono spesso risolti attraverso i cambiamenti dietetici, passando ad una dieta naturale.

Oltre ad alimentare con cibo più naturale possibile, la dieta dovrebbe essere priva dei comuni allergeni come il grano, il mais, la soia e il latte.

Adottare la migliore dieta possibile è il punto da cui cominciare. È consigliabile inoltre consumare il cibo più fresco e naturale possibile. Le crocchette, troppo asciutte, non dovrebbero far parte della dieta dei gatti che non producono gran parte degli enzimi amilasi, destinati alla digestione dei carboidrati, come fanno persone e cani. 

I gatti, quindi, hanno bisogno della carne come parte principale della loro dieta. Meglio passare a cibo umido biologico o disidratato di grado alimentare umano.

I Migliori Rimedi Naturali per l’Ipertiroidismo nel Gatto

Bugola Bugola riduce l’attività degli ormoni tiroidei (1) e aumenta l’assorbimento e la disponibilità di iodio.
Leonurus Cardiaca calma la tachicardia e aiuta l’iperattività della tiroide senza alterare la funzione tiroidea normale (2). 
Melissa è un antidoto allo stress e un aiuto contro i sintomi dell’ansia e i disturbi del sonno, e oltre a rilassare la muscolatura liscia (cuore e visceri) è anche un leggero inibitore delle funzioni tiroidee.
Radice di Rehmannia fortifica contro gli effetti dello stress; viene utilizzata per il trattamento dei disturbi ormonali tra cui lo squilibrio della tiroide (3).

Queste erbe, in sinergia tra di loro, costituiscono un eccellente formulazione per l’ipertiroidismo nel gatto. Meglio se costituita da una miscela di glicerina vegetale biologica e non estratte con l’alcol, che è nocivo per cani e gatti. Queste erbe dovrebbero essere utilizzate sotto la supervisione di un veterinario.

Problemi Renali

L’ipertiroidismo spesso maschera una malattia renale soprattutto nei gatti anziani. Non è raro portare il gatto per un controllo alla tiroide, e poi scoprire che il gatto ha bisogno di un trattamento per i renali. Per questo motivo è ancora più importante migliorare la dieta  e fornire supplementi giornalieri per la salute generale ottimale, inclusi un buon fitonutriente quotidiano, enzimi digestivi, acidi grassi essenziali.

Leggi anche: Sai Perchè il Gatto Perde Peso?

Ipotiroidismo nei Cani

cane anziano che riposa

L’ipotiroidismo è più comunemente riscontrato nei cani che nei gatti. È in genere un risultato della degenerazione fisica della ghiandola tiroidea – da una risposta autoimmune o da atrofia della ghiandola tiroidea. Viene generalmente diagnosticato in cani di mezza età o anziani. 

Alcuni veterinari olistici ritengono che questa degenerazione possa essere correlata all’esposizione ad una tossina ambientale, alla dieta povera e all’alimentazione, o ad una combinazione di questi fattori.  

Alcuni cani hanno una predisposizione genetica alla malattia. Le razze più incline sono Golden Retrievers, Doberman Pinschers, Levrieri, Setter Irlandesi, Bassotti e Cocker Spaniels. L’ipotiroidismo è raro nei cani di piccola taglia.

I sintomi dell’Ipotiroidismo nei Cani

Una gran parte dei cani ipotiroidei presentano una qualche forma di anomalia cutanea come l’ispessimento in alcune aree, la pigmentazione scura, la pelle secca o le infezioni. Altri sintomi di ipotiroidismo possono comprendere: 

  • ♦ Comportamento letargico, mancanza di interesse nel gioco
  • ♦ Aumento di peso, a volte senza un apparente aumento di appetito
  • ♦ Perdita di pelo, soprattutto sul tronco o sulla coda (senza prurito associato)
  • ♦ Intolleranza al freddo, manifestata nella ricerca di  posti caldi per sdraiarsi
  • ♦ Frequenza cardiaca lenta
  • ♦ Infezioni orali
  • ♦ Cambiamenti comportamentali come aggressività, ansia e / o depressione

Questi sintomi appariranno gradualmente, quindi non è raro che i proprietari non si accorgeranno nella fase iniziale del disturbo. L’ipotiroidismo è difficile da diagnosticare nonostante la sua apparente semplicità.

Alimentazione Naturale per Stimolare la Tiroide

Ancora una volta la dieta è fondamentale per stimolare la tiroide a riprende il suo equilibrio. Quindi è consigliabile scegliere una alimentazione più naturale possibile, senza allergeni, additivi e conservanti. Una dieta di alta qualità supporta il  sistema endocrino.

Come nel trattamento di qualsiasi problema di salute, bisogna fornire integratori giornalieri per il sostegno del benessere generale, inclusi un buon fitonutriente quotidiano, enzimi digestivi, acidi grassi essenziali. Gli acidi grassi essenziali possono essere utili nel trattamento di alcune delle anomalie della pelle derivanti dall’ipotiroidismo.

I Migliori Rimedi Naturali per l’Ipotiroidismo nel Cane 

animali coccolati da una bambina

Bladderwrack (Fucus Vesiculosus) è una varietà di alghe che i medici, sia antichi che contemporanei, hanno apprezzato per le proprietà tireostimolanti. Questa pianta ricca di iodio  alimenta una tiroide non funzionante di un cane e stimola il metabolismo generale (4).

Ricca di sostanze nutritive come calcio, magnesio, potassio, sodio, zolfo, silicio, ferro e un assortimento di vitamine del complesso B. Ricca anche di algina e mannitolo, carotene e zeaxantina. Ci sono quantità di fosforo, selenio, manganese e zinco a sostegno, e quantità misurabili di vitamine A, C, E e G.

Radice del Coleus Forskohlii viene usata da migliaia di anni nella medicina indù e ayurvedica tradizionale. Le radici di questa pianta contengono la forskolina come principio attivo. Gli studi clinici attuali sulla forskolina estratta dalla radice del Coleus Forskohlii e somministrata ai cani con ipotiroidismo confermano l’aumento regolato della secrezione dell’ormone tiroideo. (5)

Radice di Echinacea angustifolia è un antibiotico naturale senza effetti collaterali negativi (6). Questa pianta popolare è una pianta alterante, una classe di pianta che supporta la rimozione dei rifiuti cellulari facendo funzionare l’assorbimento della nutrizione a livello cellulare.

Radice di Astragalus membranaceus è utilizzata nella medicina tradizionale cinese da migliaia di anni (7). Si tratta di un adattogeno, che aiuta a fortificare l’organismo contro i danni causati da stress fisici, mentali ed emozionali.

Mallo di noce nera è un antielmintico popolare che in maniera sicura ed efficace uccide i parassiti intestinali (8). Ma è anche sicura ed efficace come pianta che per i cani attiva gli ormoni ed è tireostimolante, per i cani in parte grazie al suo alto contenuto di iodio organico.

Queste erbe, in sinergia tra di loro, costituiscono un eccellente formulazione per l’ipotiroidismo nel cane. Meglio se costituita da una miscela di glicerina vegetale biologica e non estratte con l’alcol, che è nocivo per cani e gatti. Queste erbe dovrebbero essere utilizzate sotto la supervisione di un veterinario.

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Ashera: peculiarità del gatto più costoso al mondo

L’Ashera è un gatto nato in laboratorio che nonostante la grandezza e imponenza ha un carattere dolce e tranquillo

Redazione25 agosto 2024 08:39

Ci sono molti amanti dei gatti che devono rinunciare ad adottare un felino perché allergici al loro pelo. Probabilmente sarà scaturita proprio da questa necessità l’idea di Simon Brodie, fondatore della Lifestyle Pets, di creare in laboratorio un gatto anallergico. Il felino in questione è lAshera e fin dalla sua prima apparizione ha suscitato molte polemiche, non solo per la sua creazione in laboratorio, ma anche per il prezzo stratosferico. Molti di questi esemplari possono infatti arrivare a costare anche 17.000 euro.

Il gatto nato in laboratorio

Simon Brodie, un informatico, nel 2003 decise di abbandonare il suo lavoro per dedicarsi al mondo della bioetica tanto da fondare a Los Angeles la Lifestyle Pets, chiamata anche Allerca. Il suo obiettivo era quello di dar vita a un felino non solo bello, ma anche ipoallegenico ideale per chi soffre di allergie e non vuole rinunciare al quattro zampe. Il prezzo dell’Ashera varia in base alle sue caratteristiche, ma in generale come abbiamo visto si aggira attorno ai 17.000 euro. Una somma altissima che viene giustificata dall’azienda sostenendo che l’Ashera è un felino raro, non nel senso di gatto in via di estinzione, ma della sua esclusività.

Gatto siberiano: origine e caratteristiche di questo magnifico felino

Origini e aspetto fisico del gatto Ashera

L’Ashera è un gatto che non esiste in natura, quindi è un ibrido nato dall’incrocio del servalo africano, del gatto leopardo asiatico e del Savannah. Inoltre la prima cucciolata che è nata, è stata in seguito incrociata con i comuni gatti domestici. Questo ha fatto sì che i gatti siano sterili e non in grado di riprodursi. Il gatto ha un pelo fitto e setoso di cui esistono diverse tipologie: quello standard ha macchie da leopardo, il pelo Snow invece è bianco ma con sfumature color ambra. Infine il mantello Royal è color crema e presenta macchie nere e arancioni.

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Outbrain

A colpire sono le dimensioni tanto che il quattro zampe può arrivare a pesare fino a 15 kg per 50 cm di altezza e 120 cm di lunghezza.

Carattere dolce e docile

Nonostante la sua conformazione fisica metta soggezione, l’Ashera ha un carattere molto tranquillo. Amante delle coccole, è tendenzialmente sedentario, quindi deve essere stimolato a fare attività fisica e a giocare.

Come prendersi cura del gatto Ashera

Non è chiaro se in Italia questa razza sia consentita, perché essendo un incrocio tra felini pericolosi, è fuori legge. In generale però, per prendersi cura di questo felino che ha un’aspettativa di vita che arriva fono a 25 anni, bisogna prendere alcune precauzioni. Oltre a fargli seguire una dieta equilibrata e bilanciata – adatta alla sua mole – è un gatto che deve vivere in giardino, ma con le dovute accortezze.

L’Ashera soffre particolarmente il freddo, per questo in inverno meglio assicurargli una culla calda e confortevole e delle dimensioni giuste. Inoltre è preferibile fornirgli dei proteggi artigli per evitare che si faccia del male, creando una recensione alta in giardino per impedirgli la fuga e incorrere in incidenti visto che non è un gatto pensato per vivere in natura senza la presenza di un umano.

Articolo originale su Today.it