Uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE da un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza e dell’Istituto di Geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha dimostrato la reale comparsa dell’ippopotamo in Italia.
Questa volta non c’è nessuna illusione ottica, ma parliamo in particolare dell’Hippopotamus amphibius. Un cranio rinvenuto nell’area di Tor di Quinto, è stato infatti datato a circa 500 mila anni fa.
“L’approccio multidisciplinare applicato allo studio del cranio fossile di ippopotamo è stato fondamentale per ottenere preziose informazioni in merito all’età del reperto e alla sua classificazione tassonomica. Integrando i dati geologici, sedimentologici e cartografici, abbiamo potuto stimare l’età del reperto“, afferma Beniamino Mecozzi ricercatore presso la Sapienza.
L’ ippopotamo in questione risulta essere un maschio di circa 22 anni e l’intero studio riguarda un progetto di restauro dei reperti di grandi mammiferi esposti presso il MUST, ovvero il Museo Universitario di Scienze della Terra di Sapienza.
La diffusione dell’ippopotamo comune in Europa è intimamente legata ai cambiamenti climatici e ambientali avvenuti negli ultimi 800 mila anni, in particolare durante la cosiddetta “Transizione Pleistocene Inferiore–Pleistocene Medio“, periodo in cui si ha la comparsa di animali ancora oggi tra noi come lupi, cervi e cinghiali.
“I fossili esposti presso il Museo Universitario di Scienze della Terra di Sapienza rappresentano un patrimonio da tutelare e preservare. I risultati di questo lavoro, oltre alle notevoli ripercussioni scientifiche, offrono nuove preziose informazioni essenziali per una cosciente e più completa divulgazione del patrimonio paleontologico custodito presso il nostro Museo“, conclude il paleontologo e docente universitario, Raffaele Sardella.
Dopo aver scoperto perché il sudore dell’ippopotamo è rosso, ecco l’ennesima curiosità storica su questi imponenti ma affascinanti animali.
FONTE: JOURNALS